Nevermind the bollocks here’s the Tories

Da Londra su austerità, birra e big society

Un paio di mesi fa, alle prese con pentole e fornelli, osservavo dalla TV della cucina londinese il Cancelliere Osbourne nell’annuale presentazione del Budget (ovvero l’ennesimo tentativo di dare nuova linfa alla provata economia britannica): inaspettatamente mi sono ritrovato a condividere un passaggio del discorso… Ebbene si’, io e il mio coinquilino non abbiamo potuto trattenere la soddisfazione nello scoprire che il governo avrebbe esentato la “birra”, propria quella, dalla scure dell’aumento delle imposte riservato a tutte le altre categorie alcoliche: una quasi standing ovation bipartisan ha sottolineato il passaggio dello statement (a rimarcare che agli MPs di ogni schieramento stanno a cuore i fegati dei sudditi di sua Maesta’).

Aneddoti a parte il consueto ritocco all’insu’ dell’imposta sugli alcolici e’ una tra le piu’ scontate per recuperare liquidi necessari alle casse dell’isola; a maggior ragione se tra i piani viene annunciato un taglio alle tasse per imprese e potenziali start-up. Confesso che ascoltare il Cancelliere ripetere che i soldi in questione verranno recuperati dall’evasione fiscale interna e dalla lotta contro la fuga dei capitali verso i paradisi fiscali mi ha fatto venire, una volta tanto, un po’ di nostalgia per quelle belle parole al vento tante volte ascoltate negli anni passati a Roma.

Nella nuvolosa primavera 2013 i Tories cercano di fare la voce grossa e di mostrarsi affidabili al fine di fermare l’emorrargia di consensi tra i detriti di una crisi che non sembra intenzionata a lasciare la Gran Bretagna; dopo la perdita della Tripla A, dopo che la Sterlina ha cominciato a perdere colpi, dopo che tutte le statistiche sulla disoccupazione restano da brividi, il programma di austerity che da 3 anni a questa parte non ha trovato soluzioni adeguate (se non a peggiorare la situazione di che gia’ se la cavava male prima) ha trovato un nuovo obiettivo… me. O tutti quelli come me, quelli che sudditi di Sua Maesta’ non sono nati e che non perdono il sonno se il figlio di Kate e William e’ maschio o femmina.

In un impeto di equita’ la maggioranza britannica ha deciso di ridurre le distanze tra migranti intra-comunitari ed extra. Non aumentando i diritti degli ultimi ovviamente, ma ingaggiando un prossimo braccio di ferro con Bruxelles:

• Meno benefits per chi perde il lavoro innanzitutto: dopo sei mesi niente piu’ sussidi. In piu’ bisognera’ dimostrare di essere “genuinamente” alla ricerca di un lavoro (come non si e’ ben capito: chi viene a controllare? I job centres? Ispettori del Revenue & Customs, l’INPS britannica? Un apposito dipartimento creato ad arte per spiare i non-inglesi?).

• Meno tutela per la salute: Cameron ha sfacciatamente sostenuto una deriva americana dell’NHS (il servizio sanitario). Non e’ piu’ possibile, a quanto pare, sostenere con le tasse i costi di chi viene a infortunarsi in Gran Bretagna (cifre di come i migranti si infortunino piu’ degli autoctoni non sono state fornite); in particolare nei prossimi mesi il governo cerchera’ un accordo (voglio vedere come) con gli altri paesi UE, che dovranno sostenere parte delle spese sanitarie dei rispettivi concittadini. Un’idea dell’Unita’ Sanitaria Europea un po’ troppo unilaterale…

• Meno sconti sulle tasse per i locatari d’affitto: fino ad ora chi affitta stanze in una propria casa ha diritto ad un’esenzione. Una misura che in parte e’ servita per calmierare gli affitti, che a Londra non sono proprio bassi. Se tra un po’ il mio affitto aumenta sapro’ chi ringraziare….

• Piu’ disciplina alle frontiere: l’ente predisposto al controllo degli ingressi clandestini da fuori UE e’ stato scorporato perche’ pachidermico ed inutile allo scopo. I controlli saranno piu’ duri: questo in verita’ viene ripetuto ogni anno. La novita’ e’ che chi affitta stanze ai clandestini da oggi in poi rischia multe salatissime per se’ e per il proprio affittuario.

Se unite a tutto cio’ la proposta di un referendum da tenere entro il 2017 sulla permanenza nell’Unione, avete tutti i contorni del quadro che i Tories e i loro alleati Liberal-Democratici stanno predisponendo per il futuro del paese. Al diavolo Bruxelles e le sue disposizioni comunitarie mai troppo digerite; al diavolo la zona Euro in un momento in cui la moneta unica di sicuro non appare affascinante da queste parti; al diavolo pure gli Scozzesi, se proprio vorranno staccarsi dalla corona con il referendum che potrebbe tenersi nell’autunno 2014. Uno sfrontato neo-isolazionismo che strizza l’occhio dall’altro lato dell’Atlantico come partner finanziario e commerciale prioritario.

Cosa ne sara’ delle varie proposte dell’esecutivo Cameron all’atto pratico nel prossimo autunno e’ tutto da vedere: i Tories sono divisi al loro interno tra varie anime che hanno piu’ o meno a cuore l’attuale austerity. mentre i Lib-Dem sono alle prese con una lotta per la sopravvivenza alle prossime elezioni frenando la perdita di elettori che non si e’ mai fermata da quando hanno firmato il patto col diavolo conservatore. Dall’altro lato il Labour e’ a sua volta dibattuto tra la vecchia anima maggioritaria del New Labour Blairiano e nuove istanze pro-stataliste che puntano a diminuire il livello di privatizzazioni nei vari impianti della macchina statale.

Il quadro e’ stato ulteriormente complicato dalla probabile prossima quarta (o terza?) forza politica: l’UKIP di Nigel Farage. Lo UK Independence Party, come da nome, propone l’addio completo al resto dell’Unione Europea. Alle ultime consultazioni locali del 2 Maggio scorso il partito di Farage ha fatto il botto, con circa il 20% dei consensi; il pericolo e’ che in vista delle politiche del 2015 i Tories potrebbero rincorrere l’elettorato piu’ oltranzista ed abbracciare mortalmente a destra l’UKIP.

Gia’ perche’ stando ai sondaggi il Labour tra due anni potrebbe anche tornare tornare in sella (nonostante il poco appeal del proprio leader Ed Miliband, il partito, grazie alle disgrazie altrui, staziona intorno al 40%), mentre Cameron che vede ridotti i Conservatives a circa il 29% dovrebbe cercare necessariamente l’appoggio di uno degli altri due contendenti. E visto che l’UKIP e’ in continua crescita (ora al 14%, tra due anni chissa’…) e i Lib-Dem sembrano votati all’auto-estinzione, e’ facile pensare che l’ago penderebbe a destra.

E con un governo Tories-UKIP la fuga dell’isola dal Vecchio Continente potrebbe essere ben piu’ che una chimera o una minaccia retorica….