ITALIA

Mediterranea smonta le bugie del governo italiano. E rilancia: «Torneremo in mare»

La portavoce Alessandra Sciurba e il capo missione Erasmo Palazzotto hanno ricostruito la vicenda del salvataggio di 54 persone, dal soccorso allo sbarco, in una conferenza stampa tenuta questa mattina nel porto di Lampedusa

«C’è stata la chiara volontà politica di non darci nessuna altra possibilità, siamo stati obbligati a violare l’alt che ci era stato intimato», ha dichiarato Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans, nella conferenza stampa iniziata alle 11.30 di questa mattina nel porto di Lampedusa. Accanto a lei Erasmo Palazzotto, parlamentare di Sinistra Italiana e capo missione della recente azione di monitoraggio e soccorso del veliero Alex.

«Abbiamo detto subito sì a Malta, ma ci è stato reso impossibile – ha detto Palazzotto – Dimostreremo tutto. Abbiamo le telefonate registrate l’Mrcc di La Valletta in cui chiedo personalmente che ci vengano inviate unità per il trasbordo. Lo abbiamo chiesto fino all’ultimo, fino a quando le autorità italiane ci hanno scritto di infrangere le leggi della navigazione. Ci hanno detto che avrebbero preso a bordo tutte le persone tranne sette, solo per ottenere lo scalpo che la Alex arrivasse a Malta, e poi le avrebbero ritrasferite tutte all’arrivo nelle acque maltesi, facendoci continuare la navigazione da soli verso La Valletta, in condizioni rischiose e illegali. Per questo abbiamo detto no».

Intorno all’offerta di Malta e alle modalità di darle seguito, intanto, si è alzato un nuovo polverone. Se ieri era stata Mediterranea a denunciare con un comunicato il rischio di una «trappola» contro l’equipaggio per un’operazione soltanto mediatica che avrebbe condotto in Italia un numero maggiore di rifugiati (uno in più di quelli trasportati da Alex) in barba a qualsiasi retorica salviniana, oggi lo scontro si è acceso all’interno del governo. Dal ministero della Difesa guidato da Elisabetta Trenta sono trapelate voci secondo cui ci sarebbe stata tutta la disponibilità a mettere a disposizione imbarcazioni militari per trasportare i naufraghi a Malta, in condizioni di sicurezza ed evitando lo sbarco a Lampedusa. Ma il Viminale avrebbe rifiutato. Evidentemente qualcuno aveva più interesse ad alimentare l’ostilità contro Mediterranea e a costringerla in una situazione di estrema difficoltà invece che a risolvere il caso.

Durante la conferenza stampa Palazzotto e Sciurba hanno risposto alle altre due accuse mosse dal governo. La prima sarebbe il fatto di aver rifiutato l’acqua offerta dalla capitaneria di porto di Lampedusa, comportamento che ieri Salvini aveva definito strumentale alla successiva richiesta di entrare in porto per motivi di necessità. «Dopo aver accettato le prime 400 bottiglie d’acqua potabile da due litri – ha detto Palazzotto – abbiamo chiesto che venissero riempiti i serbatoi per permetterci di usare i bagni, due per 70 persone, ed evitare una grave emergenza sanitaria. Invece ci hanno portato altre centinaia di bottiglie d’acqua di fatto inutili a quello scopo, che però rendevano ancora più difficile la permanenza a bordo in uno spazio così ristretto e già sovraccarico».

Mentre i due esponenti di Mediterranea parlavano è arrivato l’ennesimo tweet di Salvini. Utilizzando una testimonianza del medico di bordo di Alex, il ministro dell’Interno ha sostenuto che il gommone su cui si trovavano i migranti non aveva problemi e le persone non rischiavano niente. «Chi scrive queste cose dovrebbe fare un’esperienza con noi – ha risposto in diretta Sciurba – dovrebbe vedere in che stato arrivano i migranti. Quelli salvati tre giorni fa erano stati tutti numerati nei campi libici. Un ragazzo ha vissuto due anni in detenzione. Gli hanno ucciso il fratello davanti perché da casa non avevano più soldi per pagare. Come si può essere così cinici e crudeli da calpestare la dignità e i diritti delle persone per fare propaganda politica, per continuare a mandare in onda questo spettacolo della cattiveria?».

Intanto anche il veliero Alex è stato posto ieri notte sotto sequestro. Con questo nuovo atto entrambe le imbarcazioni della missione Mediterranea sono ferme in porto. Il rimorchiatore Mare Jonio si trova bloccato a Licata da oltre mesi, dopo il salvataggio di 30 naufraghi il 9 maggio scorso. Il capitano della nave, lo skipper professionista Tommaso Stella, è stato iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per gli articoli 1099 e 1100 del codice di navigazione, rispettivamente disobbedienza e resistenza o violenza a nave da guerra. Sono gli stessi capi d’accusa formulati contro la comandante di Sea Watch 3 Carola Rackete. Smentite invece le voci che anche l’equipaggio sarebbe sotto inchiesta.

«Ci hanno già sequestrato una nave, ora anche un veliero. Salvini sappia che siamo disposti a salvare i migranti con qualunque mezzo, anche con i pedalò… Non ci fermeremo», ha detto Palazzotto.