DIRITTI

A Maggio in Irlanda si voterà per la legalizzazione dell’aborto. Vittoria del movimento Strike4Repeal

L’Eire sarà chiamato ad esprimersi in un Referendum per permettere al Parlamento di sostituire l’ottavo emendamento costituzionale che dal 1983 vieta espressamente l’aborto

Sono da mesi nelle piazze, nelle strade, nelle Università. Convocano presidi continui per seguire da vicino i lavori della Commissione parlamentare convocata appositamente per discutere dell’ottavo emendamento che da 35 anni, quando fu introdotto con un altro Referendum, toglie loro libertà di scelta in materia di aborto. Si vestono di nero, così come le donne polacche della Black Protest che hanno lottato, trionfando, contro una proposta di legge che avrebbe vietato l’interruzione di gravidanza in qualunque caso, anche stupri o conseguenze sulla salute della madre. Sono  giovani o giovanissime, precarie, lavoratrici, studentesse, sindacaliste, e sono in tutte le maggiori città di Irlanda. Sono le donne del movimento “Strike4Repeal”, che lo scorso anno hanno riunito le istanze del movimento femminista che esplodeva in tutto il mondo sotto il simbolo della saetta, segno iconico del movimento e che rappresenta lo shock che vogliono imporre nella società irlandese. Con entusiasmo e determinazione si uniscono allo sciopero globale dello scorso 8 marzo aggiungendovi una specifica istanza, quella di imporre una accelerazione alla discussione parlamentare sull’abrogazione dell’ottavo emendamento, o bloccheranno il Paese. Chiedono a tutte le donne che ne hanno diritto di scioperare dal lavoro per un giorno, e per quelle che non possono, di prendersi un day-off, di non fare lavori domestici, di cura, di lasciare che per un giorno la loro assenza parli di quanto determinante sia il lavoro che svolgono, e soprattutto di realizzare un evento o scendere in piazza ovunque alle ore 12, perché ogni giorno 12 donne sono costrette a viaggiare fuori dall’Irlanda per poter accedere alle pratiche abortive.

Così si ritrovano in più di diecimila nella sola Dublino, mentre altre decine di migliaia di donne si uniscono nel resto dell’Isola di Smeraldo, nel Regno Unito, in Francia e perfino a New York con presidi sotto le ambasciate. Alla fine della giornata, liberato O’Connell Bridge dopo ore di blocco della città, non si fermano. Continuano la loro lotta, formano gruppi locali, discutono, producono informazione e materiale video, creano opinione nella cattolicissima Irlanda.

Nel frattempo il Governo allunga ancora i tempi, scaricando la responsabilità sulla Citizen’s Assembly, un organo di 99 cittadini estratti a sorte che è chiamato ad esprimersi, fra le altre cose, sulla possibilità di discussione dell’ottavo emendamento. Dopo il parere positivo dell’Assemblea, la palla passa alla commissione convocata ad hoc dall’Oreaichtas, il Parlamento, che dopo molteplici incontri espone finalmente le sue recommendations al Governo, indicando la presenza delle attiviste dello Strike4Repeal al momento della discussione. Il Governo non è obbligato ad accogliere queste indicazioni ma alla fine il Taoiseach, il Primo Ministro, dichiara che è arrivato il momento di convocare il Referendum.

A maggio quindi si andrà al voto e gli e le irlandesi dovranno decidere se si potrà cambiare la costituzione per permettere al Parlamento di legiferare in materia di interruzione volontaria di gravidanza. In caso di successo, quindi, si andrà a scrivere una nuova legge seguendo le indicazioni della Commissione Parlamentare, permettendo l’interruzione volontaria fino alla dodicesima settimana e successivamente solo in caso di conclamato rischio per la salute della madre.

La notizia arriva mentre oltreoceano il Senato americano respinge il disegno di legge oscurantista proposto da The Donald di vietare l’aborto dopo le venti settimane anche in caso di stupri o rischi per la salute. Ennesimo schiaffo per l’oscurantista Presidente (che a breve si scontrerà contro le elezioni di mid-term),proprio mentre la saetta delle donne irlandesi porta un lampo di luce in uno degli ultimi Stati Europei dove  la legislazione sull’aborto soffoca i diritti delle donne. Il primo ministro, il medico Leo Varadkar, ha dichiarato il suo appoggio al Referendum, ma siamo pronte a scommettere che nella campagna elettorale e il prossimo otto marzo saranno le donne di Strike4Repeal ad essere determinanti e determinate per il successo di questa lotta.