Madrid città di mare(e)

Non si fermano le lotte a Madrid. Il 19 dicembre circondato il governo locale per rivendicare la sanità pubblica.

A scuola insegnano che Madrid è una città continentale, lambita dalla sierra e bagnata solo marginalmente da quel Manzanarre che si memorizza assieme al Reno. Ma le lotte, si sa, stravolgono il senso comune e ridisegnano i territori. E le nuove mappe ci dicono che la città di Madrid è ormai un mare in continuo movimento, con onde che montano a ritmo incessante in alternata varietà cromatica. Il 13 dicembre è stata la volta della marea verde, l’onda studentesca contro la LOMCE, la riforma del Ministro Wert. Domenica 16 dicembre un altro #tsunamiblanco ha inondato la metropoli, con centinaia di migliaia di persone scese ancora una volta in piazza per la sanità pubblica. Che non si svende, si difende.

Ed è sempre per rivendicare la sanità pubblica, di tutti e per tutti, che il 19 dicembre operatori e utenti del servizio sanitario e movimenti cittadini hanno circondato il governo locale della Comunità di Madrid e il suo Presidente Ignacio González. Non per chiedere udienza a chi è sordo alle rivendicazioni, ma per ribadire che dalla crisi non si esce con i tagli indiscriminati, ma con le lotte che costruiscono il comune.

Una mobilitazione preceduta da una lunga notte bianca in centinaia di ospedali, dove si diffonde a macchia d’olio la pratica degli encierros che vede personale sanitario e pazienti occupare le strutture ospedaliere per scongiurarne la chiusura.

Mentre giovedì 20 dicembre in centinaia si sono mobilitati per “non lasciare solo” Rodrigo Rato. L’ex Presidente di Bankia, nonché ex Direttore del Fondo Monetario Internazionale e Ministro dell’economia dei governi Aznar, è stato infatti costretto a presentarsi in tribunale per deporre nella causa intentata ai suoi danni dal movimento 15M grazie alla campagna 15MpaRato. Una causa finanziata attraverso il crowd-funding che va dritta al cuore della crisi, riuscendo a mettere sul banco degli imputati chi ha volutamente portato il gruppo Bankia sull’orlo del fallimento, per imporre poi un salvataggio costato milioni di euro alle finanze pubbliche.

Pubblichiamo a seguire le riflessioni di Madrilonia verso l’assedio del 19D al governo locale.

19 dicembre. Una marea bianca inonda l’Assemblea di Madrid

Occupazioni negli ospedali, assemblee di massa di operatori e utenti della sanità, azioni di ogni genere e sorta, scioperi (anche questi assolutamente di massa) e mobilitazioni per difendere un bene comune: la sanità pubblica. A tutto questo, il governo della Comunità di Madrid guidato da Ignacio González ha risposto con il disprezzo, le calunnie, le bugie. Come si fa ad affermare che le mobilitazioni della #mareablanca sono di parte? Quante altre foto devono vedere di manifestanti con cartelli in cui scrivono di aver votato per il PP? Quanti striscioni che dicono solo e soltanto “Siamo pazienti”?

Il problema è semplice, quanto semplice è dire che il sistema economico a cui il PP e il PSOE sono asserviti ha bisogno di accumulare sempre più ricchezza per potersi riprodurre, e questa ricchezza viene sottratta ai nostri redditi e diritti. È dire che il sistema democratico non può più assolvere alla funzione di garanzia del benessere collettivo, il cosiddetto “buon governo”. E quindi non può neanche preoccuparsi di ascoltare i bisogni della società. A nessuno deve essere dato ascolto, perché farlo significherebbe accettare di fermare il saccheggio e ripensare il modello. E questo, per chi anima la politica istituzionale, è fuori discussione.

È dire che il loro silenzio, il loro disprezzo e le loro strategie mediatiche non servono ad altro che a nascondere una debolezza estrema, assoluta. La debolezza di chi serve interessi opposti a quelli delle persone a cui deve rispondere. E la speranza, l’unica speranza a cui possono aggrapparsi, è la nostra angoscia.

All’ospedale de la Princesa c’era uno striscione con scritto: “Non abbiamo la forza di arrenderci”, perché è del sostentamento materiale alle nostre esistenze che stiamo parlando. Parliamo di salute, istruzione, casa… È la necessità di riproduzione del sistema contro la nostra, di riproduzione. Ecco perché, con l’angoscia nel cuore, con il dubbio, sapendo che non potranno ascoltarci, siamo ancora qui. E qui resteremo. La domanda è: come se ne esce? Come tirarci fuori dal labirinto del blocco istituzionale?

E la risposta è negli encierros, nelle manifestazioni, nelle assemblee. La risposta è invisibile, ma sta arrivando. La risposta è la ricomposizione del tessuto sociale, la fiducia tolta al potere istituzionale e ricollocata tra noi, tra le persone. L’intessere legami che già delineano nuove istituzionalità, nuove modalità di relazione. Li combattiamo facendo società. Scongiuriamo il disastro facendo società. Resistiamo facendo società.

Per questo, quando andiamo a circondare il parlamento, quando andiamo a circondare l’Assemblea di Madrid, non lo facciamo nella speranza che ci diano ascolto, ma nella consapevolezza che solo insieme potremo fermarli. Lo facciamo nella consapevolezza che al loro blocco istituzionale dovremo opporre un altro blocco, un blocco fisico. Per rendergli impossibile gestire la macchina che ci rende la vita impossibile. Il 19 dicembre prossimo circonderemo l’Assemblea di Madrid. Un mare di camici e teli bianchi assedierà l’Assemblea di Madrid. Perché vogliono distruggere il mondo e il mondo non è un concetto astratto: il mondo sono le nostre vite.

Rompiamo il loro canto disperato. L’abbiamo visto nelle assemblee, negli encierros e nelle strade. La fiducia si basa sugli scambi a tu per tu. E questa fiducia dice “Si se puede”.

Il 19D all’Assemblea di Madrid monta la marea.

Madrilonia.org, 19-12-2012

Traduzione dal castigliano Dinamopress.

Una delle manifestazioni della marea blanca nei disegni di Enrique Flores (vai al blog dell’autore).

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