ROMA

Lucha y Siesta, tentato distacco ma per ora vince la mobilitazione

Intorno alle 9 di questa mattina presso la casa delle donne di Cinecittà si è presentato un tecnico di Acea. Constatata la presenza di un folto presidio si è momentaneamente allontanato. La mobilitazione continua. Alle 17 assemblea pubblica: «Discutiamo insieme delle forme di resistenza femminista»

Oggi era il termine ultimo, che sembrava ormai improrogabile, per il distacco delle utenze a Lucha y Siesta. E infatti questa mattina un tecnico di Acea è arrivato nella casa delle donne di Cinecittà ma ha deciso momentaneamente di desistere di fronte al folto presidio in difesa dello spazio.

Lucha y Siesta è una casa rifugio in una città che alle donne che fuggono dalla violenza domestica non garantisce niente, una casa delle donne occupata in un quartiere periferico densamente popolato che da 12 anni ha restituito uno spazio abbandonato al degrado, un centro di cultura femminista che ha costruito reti e saperi tra tante e diverse.

Lucha y siesta è finita nel pacchetto di beni in dismissione per il fallimento concordato di Atac. Le procedure in mano al tribunale sono andate avanti inesorabili, senza spazio per alcuna valutazione politica sui costi sociali di queste scelte. Il prossimo 7 aprile l’edificio sarà messo all’asta. Malgrado la vera emergenza di questo paese, cioè la violenza patriarcale che uccide una donna ogni 72 ore. Malgrado la mobilitazione che va avanti incessante da ormai più di due anni. Malgrado lo stanziamento di fondi da parte della Regione Lazio.

La determinazione a svuotare di senso e progettualità le spinte che dal basso e in autonomia costruiscono alternativa nella città si scontra però con la resistenza strenua di chi le anima. Il tema dell’autogestione resta il nervo scoperto di una giunta che si è chiusa con ottusità e miopia alla città solidale e femminista ma con cui è costretta a fare i conti: da Lucha y Siesta alla casa internazionale delle donne, dagli spazi sociali  autogestiti e abitativi al Cinema Palazzo e agli altri spazi di proprietà privata sottratti all’abbandono e alla speculazione.

Nelle dichiarazioni ultime della sindaca Raggi c’è l’intenzione di mobilitare le risorse del Comune per partecipare all’asta per l’acquisto dello stabile ma non quella di salvaguardare l’esperienza politica di Lucha y Siesta, unica e indispensabile. Le donne di Lucha sono in presidio permanente da questa mattina e chiamano la città a raggiungerle in via Lucio Sestio 10. «Dalle 17 faremo una grande assemblea pubblica – dice Simona Ammerata, dello spazio femminista – A cui invitiamo la città a partecipare per discutere insieme le forme di resistenza per difendere quest’esperienza. Serve una resistenza lucida, collettiva e determinata, con un approccio di genere».

Foto di copertina di Sara Cervelli