ITALIA

I Liber-i lettori di Saad, “la mia vita è un romanzo antirazzista”

Intervista a Saad Tarybqy, con il suo Gruppo Liber-i lettori del Liceo Telesio hanno omaggiato Maria Leogrande con una lettura pubblica de “La Frontiera”

Quando si dice “essere come un libro aperto”. Di più, sfogliato, consumato, letto e riletto. Anche a più voci, in pubblico. Perché è questa la bella storia che ha scritto, di suo pugno, Saad Tarybqy, classe ’99, nato a Fes, cittadina di un milione di abitanti, capitale culturale del Marocco, ecittadino italiano dal 2011. Il romanzo della sua vita racconta che  – dopo l’infanzia a Lamezia Terme – si è trasferito a Cosenza, e al Liceo classico “B. Telesio”, dove si è diplomato un anno fa, ha avuto una brillante idea.

Follemente innamorato della letteratura, a febbraio 2015, durante il suo secondo anno nell’istituto, ha dato vita al gruppo dei “Liber-i” lettori. Un club aperto a tutta la scuola, Telesio e Liceo Europeo insieme. Coordinato dalle docenti Rosanna Tedesco e Adelaide Fongoni, nel quale le uniche regole da rispettare per essere ammessi erano – e sono – due: massima libertà nella scelta dei testi e riflessione tra i partecipanti. Un’iniziativa “extracurriculare” diventata però centrale e molto partecipata tra gli studenti, che hanno anche avuto la possibilità di incontrare, nella biblioteca scolastica e nelle librerie del centro città, alcuni autori dei volumi che hanno condiviso. Adesso la banda dei lettori incalliti continua a camminare sulle proprie gambe e a macinare successi, anche se lui ormai è lontano più di mille chilometri, iscritto all’Università Bocconi di Milano «con il sogno di diventare diplomatico», come afferma subito lui stesso quando lo rintracciamo per telefono. (Avviso ai lettori, verrebbe da violare le regole del giornalismo e dare del “tu”, ma davanti a un 19enne che ragiona come un adulto navigato il “lei” va più che bene).

 

Salve signor Tarybqy, che stava facendo? leggeva?

In realtà stavo studiando, perché a breve devo sostenere l’esame di Diritto Costituzionale.

 

Ah però! È difficile?

Tutto il Diritto è una branca di studi molto interessante e poi è l’unico strumento di rivalsa e difesa dei più deboli. La Costituzione è un testo meraviglioso, sto cercando di imparare a memoria alcuni articoli.

 

Fino all’anno scorso però era iscritto al Liceo Telesio di Cosenza, dove si è reso protagonista della bella iniziativa del gruppo di lettura. Come nasce questa idea?  

Mi sono appassionato alla lettura da quando ero bambino. Mi ricordo che ero in terza elementare, già emigrato con la mia famiglia a Lamezia Terme, ho letto Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry. Poi la mitologia greca, il romanzo Cuore di De Amicis. Crescendo ho affrontato testi più impegnativi, come Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, Il mastino di Baskerville di Conan Doyle e l’Autobiografia di Malcolm X. Arrivato al liceo, ho creato la pagina Facebook “Il consigliere lettore” che usavo per suggerire libri da leggere. Peccato che non fosse molto seguita.

 

Invece al gruppo dei Liber-i lettori hanno aderito in molti.

Per fortuna sì. Ho scritto un post sulla pagina Facebook della scuola, chiedendo chi fosse interessato a partecipare e abbiamo iniziato in venti. Mi sono rivolto alla professoressa Tedesco che ne è stata molto entusiasta, ha pubblicato un avviso sul sito del Telesio e il progetto è partito.

Mi pare che il primo libro scelto, tramite sorteggio, fu proprio quello di García Márquez.

Abbiamo pure incontrato alcuni degli autori che abbiamo affrontato, come Pietro Grossi e Domenico Dara, entrambi finalisti al Premio Strega nelle precedenti edizioni, Rosella Postorino, vincitrice del Premio Campiello nel 2018 e altri.

 

Mentre lei si trova a Milano la sua “creatura” continua a vivere. Recentemente ha omaggiato con una lettura pubblica de La Frontiera, la mamma di Alessandro Leogrande, ospite a Cosenza della Fondazione Premio Sila.

Sono molto felice che i ragazzi vadano avanti. Da quando il gruppo ha preso piede ogni anno c’è stato un po’ di ricambio perché chi si diplomava veniva sostituito da altri alunni. Per fortuna nella mia scuola ci sono insegnanti validi sanno valorizzare questi progetti. Mi è capitato di andare a visitare alcuni istituti di provincia, quando partecipavo agli Open Day per il Telesio e mi sono reso conto di quanti altri studenti siano abbandonati a loro stessi nelle scuole dell’hinterland cosentino.

 

 

Quindi si dava un gran da fare al liceo.

Ero abbastanza attivo. Sono stato anche rappresentante d’istituto. Tra l’altro, dato che i miei viaggiavano spesso tra Lamezia e il Marocco, io ho avuto accesso a una delle stanze del Convitto, nel centro storico, messe a disposizione per quegli studenti che ne avessero necessità. Praticamente ho vissuto a scuola quattro anni. Per non chiedere i soldi ai miei, dato che mio padre fa il venditore ambulante e mia madre è casalinga, mentre studiavo ho trovato vari lavoretti, come barista, cameriere, anche come arbitro.

 

Che legame ha mantenuto con la sua terra di origine?

Ci torno molto spesso, quasi ogni estate. I miei genitori hanno sempre incoraggiato me e i miei fratelli a non recidere i legami, come invece è successo ad altri amici marocchini e tunisini che ho conosciuto in Calabria. Io so parlare arabo, rivendico quella cultura e mi sento sia italiano sia marocchino. Purtroppo per la gente di là sono considerato troppo italiano, qui in Italia resto “il marocchino”. Ma solo per alcuni, eh! Tra l’altro una delle mie letture preferite è Le mille e una notte, perché racconta quel mondo che mi appartiene. Con la tesina agli orali di maturità ho approfondito il tema del colonialismo partendo da Ungaretti e Moammed Sceab e l’ho intitolata Partire è un po’ morire, perché per integrarci nel nuovo Paese si rischia di cancellare il nostro passato. E non va bene.

 

Lei però è diventato cittadino italiano.

Sì, nel 2011. Ci sono voluti più di due anni dalla richiesta. Ma alla fine l’hanno riconosciuta a mio padre e di conseguenza anche a mia madre e a noi figli che eravamo ancora minorenni. Oggi, con le nuove leggi di Salvini sarebbe sicuramente più complicato.

 

Ha saputo che una docente di Palermo, Rosa Maria Dell’Aria, era stata sospesa a causa di un compito in cui i suoi alunni paragonavano le leggi razziali al Decreto Sicurezza?

Un fatto grave. Se la cultura è antirazzista per definizione, la storia lo è ancora di più. E se ci sono alunni che, stimolati dai docenti, riescono a leggere i fenomeni nella loro globalità, vuol dire che la scuola funziona. Oggi ci definiscono “millennials” in senso dispregiativo. Invece dimostriamo che, quando posiamo lo smartphone, riusciamo a far funzionare il cervello.

 

E lei, Saad, come si vede da grande?

Mi sono iscritto a Legge per tentare la carriera diplomatica. Vorrei influire nelle sedi politiche e istituzionali per contribuire riformare in senso più giusto i trattati internazionali sui diritti umani.

Qui a Milano ho partecipato alla grande manifestazione antirazzista “People” e al corteo del 25 aprile, è stato emozionante.