MONDO

«Le persone si stanno svegliando». 50 arresti nelle proteste anti-Netanyahu a Gerusalemme

Il 14 luglio una manifestazione contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è trasformata in una notte “storica” di proteste e scontri fra le forze di sinistra e la polizia. Tra i partecipanti, sia “veterani” che giovani e persone per la prima volta in piazza. Durissima la repressione

Una protesta contro il Primo Ministro Benjamin Netanyahu si è trasformata in una storica e caotica notte, durante la quale la sinistra ebraica israeliana ha sfogato la propria rabbia sulla polizia.

Gli organizzatori della protesta “Siege on Balfour” (assedio di Balfour) di martedì sera, fuori la residenza del Primo Ministro a Gerusalemme, non si aspettavano che l’ultima manifestazione contro la corruzione di Benjamin Netanyahu si trasformasse in veri e propri scontri con la polizia che sarebbero durati fino alle prime luci dell’alba. Nessuno poteva immaginare che sarebbero state arrestate 50 persone.

 

Dopotutto, le proteste della sinistra ebraica israeliana negli ultimi decenni sono state relativamente tranquille: nessun bidone della spazzatura in fiamme o idranti che respingono i dimostranti. Ma dal “Bastille Day in Balfour”, è cambiato tutto.

 

Ogni persona con cui ho parlato durante la protesta concorda su una cosa: ciò che è cominciato a Tel Aviv, a seguito della la protesta di sabato sera contro l’inazione del governo di fronte alla crisi economica, in cui sono state bloccate centinaia di strade e 20 persone sono state arrestate, è proseguito martedì sera. Un certo numero di giovani manifestanti ha affermato che questo era solo l’inizio. «La gente sta capendo che non c’è altra scelta se non quella di scendere in piazza e protestare, anche in modo aggressivo, e non hanno bisogno di scusarsi per le loro posizioni (politiche)», ha detto un altro dimostrante.

L’inizio della manifestazione di martedì sera sembrava identica a qualsiasi altra protesta. Ma è diventato subito chiaro che, se gli organizzatori della protesta si sono rivelati restii dal collegare le recenti proteste anti-Netanyahu ad altre lotte nella Palestina d’Israele, i manifestanti invece sono stati maggiormente aperti a messaggi più radicali, anche sulla resistenza all’occupazione e sulla brutalità della polizia.

 

La manifestazione ha iniziato ad accumulare tensione verso le 21:00. Centinaia di manifestanti hanno tentato, quasi riuscendoci, di superare i cordoni della polizia e marciare verso la residenza del Primo Ministro.

 

La ventina di agenti di polizia sul posto, sembrava quasi sorpresi dalla protesta, per non parlare delle uova e delle bottiglie che venivano lanciate contro di loro.

Un’ora dopo, la folla aveva cambiato direzione e marciava verso il centro di Gerusalemme. Oltre agli indistinti e ricorrenti cori che chiedono «democrazia», i manifestanti di martedì sera hanno anche intonato il nome di Iyad al-Hallaq, un palestinese con disabilità mentali che a fine maggio è stato inseguito e ucciso a colpi di pistola da agenti di polizia di frontiera. I manifestanti, molti dei quali erano più giovani rispetto alla media dei raduni anti-Bibi, si sono rivelati molto più radicali degli organizzatori. A differenza delle precedenti proteste anti-Netanyahu, gli organizzatori non hanno cercato di impedire alla manifestazione di adottare un approccio più aggressivo. Mentre i manifestanti marciavano nel centro della città e bloccavano la “metropolitana” leggera di Gerusalemme, i principali media si sono affrettati a etichettarli come “anarchici” venuti a fomentare e “insorgere”.

Ho visto solo alcuni attivisti che potrebbero essere etichettati come “anarchici”. La maggior parte di coloro che sono scesi in piazza erano attivisti radicali, “ultras” appartenenti alla squadra di calcio Hapoel Katamon di Gerusalemme, regolarmente presenti alle proteste anticorruzione che si sono svolte negli ultimi anni in tutto il paese e giovani che si sono stancati del governo di Netanyahu. Per tanti era la prima volta che prendevano parte ad una protesta così tumultuosa.

 

Verso le 23:00, quando i manifestanti arrivarono a Piazza Sion, nel centro di Gerusalemme, la polizia è accorsa con ufficiali a cavallo e un idrante che spruzzava un liquido blu.

 

I manifestanti hanno affermato che se la polizia avesse permesso loro di marciare verso Balfour Street, l’evento sarebbe finito tranquillamente.

 

 

Ma con una mossa atipica della sinistra ebraica, i manifestanti hanno iniziato a scontrarsi con la polizia. Un numero ristretto si è messo a lanciare bottiglie, sedie e scatole agli ufficiali a cavallo. Un agente sotto copertura che stava trattenendo un manifestante è stato attaccato ed è fuggito in un’ambulanza vicina dove è stato curato per le sue ferite.

Alla fine i manifestanti sono riusciti a tornare a Paris Square, vicino alla residenza del Primo Ministro, dove avevano bloccato la strada con bidoni della spazzatura, blocchi di cemento e recinzioni. Uno dei bidoni della spazzatura è stato dato alle fiamme. La polizia, che aveva già chiamato i rinforzi, ha impiegato più di un’ora per disperdere i manifestanti, che continuarono a sedersi per terra di fronte ai cavalli e alla cisterna, e ad aprire la strada al traffico.

Tra le 50 persone arrestate ci sono attivisti veterani così come persone che si affacciano per strada per la prima volta. Gli arrestati sono stati messi su un autobus di proprietà di una compagnia che fornisce servizi di trasporto ai residenti del blocco di insediamento Gush Etzion nella Cisgiordania occupata. Nelle prime ore del mattino la polizia ha rilasciato 45 di loro e ha chiesto di portare i restanti cinque davanti a un giudice.

Verso la fine degli scontri intorno all’una di notte, ho parlato con un gruppo di manifestanti più anziani che cercarono di convincere gli ufficiali a consentire loro di tornare al presidio di accampamento che avevano istituito fuori dalla residenza ufficiale di Netanyahu e che era stata precedentemente sgombrata dalla polizia in settimana.

 

«Siamo venuti perché abbiamo visto che c’era caos», ha detto Kuki Yona Hanisher, uno degli attivisti veterani.

 

«Il modo in cui la polizia ci ha trattato è stato orribile. Mia figlia e io abbiamo partecipato a tutte le proteste. Stiamo cercando di salvare il paese e ora dobbiamo fronteggiare anche soldati e ufficiali».

Yona Hanisher ha affermato quanto fosse «straordinario» che molti manifestanti martedì sera non abbiano esitato a politicizzare la manifestazione. «Abbiamo un primo ministro corrotto e non lo vogliamo. Hanno cercato di zittirci sabato (durante la protesta economica) perché abbiamo cantato “Bibi, vai a casa”».

«Questo è un punto di svolta», ha detto Avi Asias, uno dei manifestanti veterani che ha partecipato a quasi tutte le manifestazioni anticorruzione negli ultimi anni. «Non c’è stata una protesta altrettanto riuscita in forse 30 anni, siamo stati in grado di “svegliare” migliaia di giovani». Asias ha affermato che questo processo è iniziato alcuni anni fa con delle piccole proteste di fronte all’abitazione del procuratore generale Avichai Mandelblit (per costringerlo a intraprendere un’azione legale contro Netanyahu rispetto alle accuse di corruzione) con quasi nessun giovane. «Nell’ultimo mese abbiamo visto un cambiamento. Le persone si stanno svegliando. Non dimenticare che ci sono un milione di disoccupati. I giovani sono senza lavoro».

 

«Questa protesta ha incluso anche la destra», ha continuato Asias. «Il ladro corrotto [Netanyahu] ha sentito, visto e annusato la rabbia.

 

Sfortunatamente, la polizia, con ordini dall’alto, molto probabilmente da Balfour, ha aggredito violentemente i nostri giovani manifestanti. Li hanno assaliti e colpiti con cavalli e acqua. Questo è il comportamento fascista di un dittatore».

Dopo che la protesta si è dispersa, ho incontrato Uri Nahman, un membro del partito Likud dal 1991 che ha regolarmente preso parte alle proteste anti-Netanyahu. Singhiozzava mentre sedeva a terra accanto ai poliziotti che bloccavano i manifestanti dalla residenza del Primo Ministro e mi disse: “Siamo cittadini che vogliono urlare, questo dovrebbe essere un paese democratico, ma giorno dopo giorno sta diventando una dittatura. Per quanto tempo le persone saranno cieche? Questa non è più una guerra tra destra e sinistra. Come siamo arrivati a una situazione in cui la polizia antisommossa contrasta i cittadini?».

 

Articolo pubblicato originariamente su +972Magazine

Traduzione dall’inglese di Giulia Musumeci per DINAMOpress

Tutte le foto di Oren Ziv