editoriale

Le giornate di San Lorenzo

Una riflessione da chi vive il quartiere San Lorenzo tutti i giorni da anni. La soluzione all’abbandono e al degrado non sono la ruspa e la sicurezza, ma la costruzione di spazi pubblici e attraversabili e fondi per la cultura e i servizi sociali. Le giornate di San Lorenzo ci insegnano anche questo, dobbiamo ripartire rimettendo al centro pratiche femministe antirazziste e di partecipazione.

L’ennesima morte violenta di una giovanissima donna si è tramutata nello scenario di un attacco politico frontale. Quello del Ministro Salvini, che in una insopportabile operazione propagandistica utilizza un femminicidio per colpire i propri oppositori politici. È così, infatti, che va letta la gestione della comunicazione politica di Salvini sul caso che si è creato intorno a Desirée Mariottini.

Poco importa che siano proprio i centri sociali, le reti solidali, le associazioni i progetti sociali del quartiere a denunciare, di più, a costruire un’alternativa per il quartiere che amiamo. Poco importa che i problemi veri di San Lorenzo – lo spaccio, la speculazione che demolisce e ricostruisce cancellando spazio pubblico, memoria e identità, l’erosione di spazio pubblico non commerciale – non trovino spazio nella narrazione mediatica né tanto meno nelle risposte politiche delle istituzioni.

Poco importa che nei giorni in cui il Parlamento discuteva e votava il Decreto Sicurezza contro migranti e occupanti, in poco più di 48 ore venissero sequestrate, torturate e uccise 6 donne dai loro compagni o ex, su cui il silenzio di media e governo è stato assordante. L’importante è cavalcare la paura e l’insicurezza, la morbosità dell’opinione pubblica e farne arma con cui reprimere, cancellare, creare mostri da dare in pasto ai giornali.

 

Antefatto

Una ragazza è morta, portatele un fiore.

Queste sono le prime cose che sappiamo di via dei Lucani, cioè nulla. Per un paio di giorni, infatti, Desirée rimarrà solo una delle tante ragazze che passa per le strade di San Lorenzo, finita dentro via dei Lucani. Poi qualcosa cambia e i riflettori si accendono sulla vicenda. Desirée è stata uccisa e violentata da due o forse tre immigrati clandestini, la storia diventa notiziabile e accattivante. Si accendono le luci su via dei Lucani.

Non solo, è la strumentalizzazione politica a mettersi in moto, nel modo più violento possibile. È un gioco macabro quanto usuale quello giocato dal Ministro degli Interni. Eppure, questa volta, il gioco si è inceppato. È mercoledì, Salvini lancia un tweet dicendo «sarò a Roma, a San Lorenzo». La notizia inizia a risuonare nell’infosfera, così come i messaggi che corrono sui telefoni.

Salvini non riesce a salire in via dei Lucani e viene contestato dalle tante persone presenti al grido di “Sciacallo”, mentre uno sparuto gruppo di persone si lancia in improbabili slogan di appoggio.

La sensazione, per chi in questi anni ha denunciato che cosa era via dei Lucani, senza ricevere alcuna risposta, è quella di essere semplicemente presi in giro dal circo mediatico, che racconta una storia distorta, senza alcuna aderenza con la realtà che si vive tutti i giorni nel quartiere. Salvini tornerà il pomeriggio a portare una rosa rossa di fronte al cancello, per ribadire che «tornerà con la ruspa a San Lorenzo contro i centri sociali».

 

 

Uno spazio abbandonato non è uno spazio occupato

C’è uno spazio all’angolo di via dei Lucani, era uno spazio abbandonato, oggi è uno spazio occupato e si chiama Communia. Lì dove non c’era nulla, oggi c’è una uno spazio autogestito dove si organizzano dibattiti, seminari, assemblee.

Quello non è uno spazio vuoto o abbandonato, lì non si spaccia, al contrario si fa informazione sull’uso e abuso di sostanze, lì non si maltratta, ma si aprono spazi per il femminismo, lì non si trattano in maniera differenziata le persone, ma si ragiona di antirazzismo e uguaglianza. Questo accade a Communia e negli altri due centri sociali di San Lorenzo, Esc Atelier e il Cinema Palazzo, presidi di democrazia, cultura e socialità per tutto il quartiere.

 

Salvini, venendo a San Lorenzo e utilizzando la morte di Desirée per i suoi fini politici, ha aperto una terza linea di attacco – dopo i confini esterni e la sicurezza interna – quella contro i centri sociali.

 

Sappiamo che il Ministri degli Interni ha sempre odiato questi spazi e lo fa per un motivo ben preciso: i centri sociali sono oggi, anche se in modo diverso e frammentato, i luoghi dove si organizza l’opposizione alla politica razzista e fascista del governo.

Parlando oggi di centri sociali, quindi, non vogliamo solo difendere delle piccole comunità territoriali e identitarie, quanto degli spazi di organizzazione sociale e resistenza. Difendiamo i centri sociali per resistere al nuovo autoritarismo salviniano e costruire alternativa.

 

 

Un processo partecipato per il quartiere contro la speculazione

Fa ridere, e indigna, leggere e sentir parlare di San Lorenzo e Roma in questi giorni. Chi ha urlato al degrado, al far west delle occupazioni, all’emergenza eroina, evidentemente molto spesso non sapeva di cosa stesse parlando.

Tra la stazione Termini e il cimitero del Verano, il quartiere di San Lorenzo è un tessuto ricco di spazi, associazioni, botteghe, al centro di un processo di pesante speculazione immobiliare. Nel giro di pochi decenni, infatti, San Lorenzo, ha dismesso le vesti del quartiere operaio semiperiferico, per diventare il centralissimo quartiere della più grande Università di Europa per numero di iscritti.

San Lorenzo è fatta di attività commerciali senza soluzione di continuità, affitti in nero, B&B, AirBnb, senza servizi e verde pubblico, priva di servizi pubblici e ostaggio di interessi economici privati. Contro questa realtà, i residenti, le associazioni, i centri sociali diversi anni fa hanno aperto uno spazio di discussione e lavorato per costruire un processo partecipato e pubblico per il quartiere.

 

Nasce così la Libera Repubblica di San Lorenzo che lavorerà sul progetto urbano San Lorenzo producendo il dossier La Volontà di Sapere. Nessuna istituzione ha voluto leggere o prendere in considerazione quel lavoro. E a San Lorenzo poco e niente è stato fatto.

 

Noi, che a quel processo abbiamo partecipato attivamente, siamo convinti che l’abbandono e il degrado in cui è stato lasciato una parte di questo quartiere abbiano un obiettivo ben preciso: assecondare gli interessi degli speculatori immobiliari. Creare l’emergenza del degrado affinché ogni soluzione diventi possibile, ma soprattutto quella di nuove aree edificabili per mini-appartamenti di lusso che nessun residente storico si potrà mai permettere.

La soluzione all’abbandono e al degrado non sono la ruspa e la sicurezza, ma la partecipazione, la costruzione di spazi pubblici e attraversabili e fondi per la cultura e i servizi sociali. Ma tutto questo non produce profitto quanto i mini appartamenti di lusso.

 

 

 

Antiproibizionismo e consumo consapevole contro spaccio e dipendenza

Dalla venuta di Salvini in poi era chiaro che non interessava a nessuno la storia di Desirée. C’è chi l’ha dipinta come un angelo bianco distrutto dall’uomo nero. Costruendo una narrazione rassicurante per le famiglie medie italiane pronte ora a dare addosso al prossimo nero, invece di comprendere la fragilità sociale che trapela da quella storia.

Desirée era una ragazza di 16 anni tossicodipendente, con una madre forse troppo giovane e un padre agli arresti domiciliari per attività criminose e denunciato per stalking. La sua è una storia di marginalità sociale a cui oggi l’Italia non sa rispondere.

 

La scuola, i servizi sociali, i servizi sanitari, tutti conoscevano Desirée, ma nessuno ha potuto fare nulla. Oggi per le tante ragazze come Desirée, che si fanno di eroina a 16 anni, non siamo in grado di fare nulla, se non urlare alla caccia all’uomo nero.

 

Forse è questo che fa più male, perché ora con i riflettori spenti, basta girare per San Lorenzo e vedere le tante Desirée che ci camminano. E nessuno, proprio come prima, si preoccupa della loro fragilità e delle loro storie. In questo paese per anni si sono equiparate droghe leggere e pesanti, principio alla base della legge Fini-Giovanardi, e questo oggi si rispecchia negli stili di consumo, cocaina ed eroina spopolano, mentre i servizi socio-sanitari di prossimità vengono sottofinanziati e chiudono.

«Degrado è non spendere i fondi (€ 1.547.110) stanziati dalla Regione Lazio per attuare servizi sulle droghe; è lasciare che resti chiuso il Centro Diurno a Bassa Soglia per le dipendenze di Scalo San Lorenzo, attivo fino a sei anni fa a due passi da dove è morta Desirée, cancellato nel 2012 dalla Giunta Alemanno insieme ad altri quattro servizi e che non è mai stato riaperto, nonostante la sua attività fatta di migliaia di contatti, consulenze e pasti annui, le decine d’inserimenti in comunità e il presidio continuo e costante del territorio» – questo spiega Claudio Cippitelli della Cooperativa Parsec in un recente contributo sul tema. La carenza di fondi ha causato anche la fine del progetto Nautilus sul contenimento del danno sul territorio di San Lorenzo. Questo è il vero abbandono, che una politica della ruspa, delle urla e della caccia al nero può solo aggravare.

 

Depenalizzazione del consumo, legalizzazione delle droghe leggere, sono la risposta allo spaccio, alle mafie, al narcotraffico e alla loro violenza. Finanziare i presidi socio-sanitari di prossimità, le politiche di riduzione del danno, le campagne di informazione, la consapevolezza del consumo, queste sono le risposte alla dipendenza e all’abuso.

 

Inoltre, bisogna eliminare tutte le leggi che promuovono la costruzione di illegalità, cioè tutte quelle leggi che non permettono a migliaia di persone che vivono nel nostro paese di avere documenti regolari. La clandestinità – cioè l’impossibilità di avere documenti regolari – spinge verso l’illegalità. Bisogna rompere questo circolo, e togliere dalle mani della criminalità organizzata migliaia di vite.

 

 

Una politica femminista contro il nuovo fascismo e razzismo

Il venerdì e il sabato seguente alla venuta di Salvini San Lorenzo è stata inondata da donne e uomini per salutare Desirée, stufi delle facili strumentalizzazioni fatte sui corpi delle donne e dei migranti. La San Lorenzo solidale si è chiamata a raccolta contro questo governo razzista, ribadendo che la violenza contro le donne non ha colore e non ha classe, ma la fanno gli uomini.

Una politica femminista interroga nel profondo le nostre relazioni quotidiane, i nostri scherzi, modi di dire, facilonerie, ma interroga anche i rapporti di potere strutturali che innervano la nostra società. Una politica femminista interroga le nostre pratiche antifasciste e il nostro antirazzismo, per ragionare sul nostro machismo e pietismo quotidiano. Una politica femminista pone al centro l’autodeterminazione di tutte, e non l’individualismo di ognuno, pone al centro i nostri corpi, la loro vulnerabilità e forza, non la loro semplice rappresentazione edonista.

 

Le giornate di San Lorenzo, quindi, ci insegnano anche questo, dobbiamo ripartire rimettendo al centro pratiche femministe antirazziste e di partecipazione.

 

Possiamo dire che a San Lorenzo Salvini non passa, ma sapendo che si è trattato solo del primo passo; Salvini si è dichiarato pronto a marciare su Roma e per questo lancia gli avvoltoi di Forza Nuova.

Le giornate di San Lorenzo ci dicono che c’è voglia di essere presenti e di fare qualcosa contro questa narrazione mortifera che ci isola e ci fa paura, c’è voglia di prendersi per mano e riprendere a camminare. Si tratta di una battaglia dalla quale nessuno può sentirsi esonerato perché è proprio in questo momento che c’è bisogno di tutti e tutte!

San Lorenzo, nuovo centro di questa città. Roma.