ROMA

L’Abbey Road della Libera Repubblica di San Lorenzo

Dopo aver disegnato una mappa di tutti quegli spazi pubblici del quartiere che potrebbero facilmente essere trasformati per ospitare funzioni utili agli abitanti, gli attivisti degli spazi sociali, le associazioni dei genitori, i cittadini riuniti nella rete della Libera Repubblica di San Lorenzo hanno iniziato a realizzare il loro sogno

«Lo abbiamo organizzato in fretta, con le scarse risorse di cui disponiamo dopo mesi di confinamento e le temperature che in pochi giorni sono salite ai valori che luglio prevede» ci racconta Emilia. L’appuntamento è direttamente a via dei Peligni, perché a piazza dei Sanniti nell’area davanti al Cinema Palazzo ci sono gli esami di fine anno per i bambini del corso di Karate Wado-Ryu. È uno spazio all’aperto che consente di tenere le distanze necessarie, spazio pubblico conquistato e più volte difeso che ancora una volta ha dimostrato di essere prezioso e indispensabile. Non basta. L’assemblea della Libera Repubblica di San Lorenzo ha deciso che di spazi come questo ne servono molti e ieri ha iniziato a costruirne un altro.

Fra il Parco dei Caduti e la scuola Giosuè Borsi c’è un grande spazio, dove le auto parcheggiate si incastrano le une alle altre. È un’area che ieri metro dopo metro è stata occupata da segnali colorati dipinti dalle tante persone che si sono radunate armate di pennelli e vernici.

 

 

«Da anni denunciamo la presenza di amianto in pessimo stato a via dei Peligni, a due passi da una scuola e dall’unico parco rimasto agibile a San Lorenzo. In mezzo alle case.
Oggi – racconta Benedetto – siamo tornati con la Libera Repubblica di San Lorenzo a segnalare la bomba sanitaria e a segnare con vernici colorate che questo slargo ridotto a parcheggio deve diventare il primo spazio aperto agibile e protetto riconquistato dal quartiere per un uso sociale e civico, sottratto al consumo».

L’azione segue le tante iniziative e discussioni che da più di un anno si sono fatte nel quartiere. La situazione che si è creata con la pandemia ha solo confermato la necessità di ripensare il modello di sviluppo della città in direzione della sostenibilità ambientale e della centralità dello spazio pubblico, da ripensare per nuove funzioni, come attività didattiche ed esperienze educative, di svago, di socializzazione, di incontro, capaci di trasformare il necessario distanziamento fisico in esperienza innovativa di relazione tra le bambine, i bambini e la città, a partire da piazze, giardini, strade e marciapiedi.

 

 

Un’azione che rientra fra le “Trasformazioni tattiche per promuovere la qualità della vita urbana” che le ricercatrici del laboratorio DICEA dell’università La Sapienza hanno più volte illustrato durante gli incontri che sono stati fatti con loro e che si pone l’obiettivo di affrontare riqualificazioni sostenibili, attraverso un approccio che fornisca risposte concrete alla domanda di cambiamento. I “progetti tattici” nascono dove le domande di cambiamento restano inascoltate e si sviluppano tramite l’azione dei cittadini.

 

Per fare questo è stata costruita una mappa di tutti quegli spazi pubblici del quartiere che potrebbero facilmente essere trasformati per ospitare funzioni utili agli abitanti di tutte le età.

 

Si sono ipotizzate soluzioni in grado di ridare vita e valore a via dei Dalmati, piazza dei Sanniti, quadrante Sabelli, Sardi, Marsi, quadrante Peligni, Tiburtina Antica, Corsi, piazza dei Siculi, il parco lineare lungo le Mura, via dei Bruzi, Anamari dove c’è un parcheggio antistante il Borghetto dei Lucani.

 

 

Il quadrante via dei Peligni, via Tiburtina Antica e via dei Corsi, sul quale i cittadini sono intervenuti ieri, è uno spazio in grado di congiungere il Parco dei Caduti e l’Istituto comprensivo Borsi e di ospitare percorsi bike, pattini, monopattini per bambini e bambine. Oggi è solo un parcheggio che potrebbe essere facilmente riconvertito come ampliamento del parco e spazio all’aperto anche per attività educative in vista del nuovo anno scolastico. Ci sono poi i larghi marciapiedi lungo via Tiburtina che potrebbero ospitare altri interventi di urbanismo sperimentale. Un percorso di socialità che, delimitato da vasi e fioriere ed eventuali cordoli colorati sul marciapiede, proponga giochi a terra, panchine, tavoli da gioco e non, panche, bocce, altro, e delinei servizi aperti a tutti e spazi pedonali in grado di bilanciare le funzioni esclusive di consumo dei locali di somministrazione, prevalenti nel quartiere. Il percorso degli spazi attrezzati potrebbe raccordarsi con percorsi ciclabili collegati anche a quelli che si stanno deliberando in Campidoglio. Si pensa a percorsi di promozione dell’uso della strada come spazio pubblico, da sottrarre all’uso esclusivo delle auto.

In attesa che l’Amministrazione risponda alle numerose sollecitazioni che sono state fatte la realizzazione di questi spazi di socialità è iniziata, considerate le urgenze di distanziamento fisico e di recupero dei disagi che la lunga quarantena ha determinato nelle varie età.

 

 

«Come afferma Gianni Rodari nel 1962, “Il senso dell’utopia, un giorno, verrà riconosciuto tra i sensi umani alla pari con la vista, l’udito, l’odorato, etc.” Ieri a San Lorenzo – racconta Emilia – abbiamo esercitato il prezioso sesto senso dell’utopia, per iniziare a disegnare lo spazio pubblico come vorremmo che fosse. Libero, aperto, attraversabile, capace di accogliere attività diversificate per tutti, dai bambini agli anziani. In sicurezza. E siamo certi che questo impegno collettivo di immaginazione e restituzione, attraverso semplici vernici e pennelli, potrà presto dare esiti concreti nella realtà».