MONDO

La violenza di Stato contro i mapuche mette in crisi il governo Piñera in Cile

Camilo Catrillanca è il nome sulla bocca di tutta in questi giorni. L’omicidio del giovane mapuche durante un’operazione militare nella regione dell’Araucania (area centro-meridionale del Cile, territorio storicamente abitato dalla popolazione mapuche – ndt) ha scatenato l’indignazione sociale e generato ad una profonda crisi politica nel paese sudamericano.

Il conflitto che il governo cileno mantiene nei confronti della comunità mapuche non è una novità, nonostante Michelle Bachelet abbia provato negli ultimi anni a ridurre la strategia repressiva.

La presidente aveva lanciato, nel giugno del 2017, un piano generale di azione per la regione in cui si concentra gran parte del popolo mapuche. Però, l’elezione del suo successore, Sebastian Piñera, sembra aver sancito il ritorno alla violenza. L’attuale presidente, che si recherà sul posto nei prossimi giorni, ha cercato fin dall’inizio di sollevare lo Stato da ogni responsabilità riguardante l’omicidio.

Perfino Luis Mayol, governatore locale nominato dall’Esecutivo e primo funzionario a rilasciare dichiarazioni in seguito alla repressione, ha difeso i Carabineros e giustificato i fatti accusando lo stesso Catrillanca di aver rubato una vettura poco prima di cadere sotto i colpi di pistola.

Tuttavia, la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti. Secondo il resoconto delle forze di sicurezza, una denuncia anonima è alla base della giustificazione dell’ingresso dei Carabineros in territorio mapuche con camionette e un elicottero. La successiva sparatoria tra residenti e militari si è conclusa tragicamente con la morte di Catrillanca.

 

Ma sono in pochi a credere a questa versione. Finora, l’inchiesta giudiziaria ha stabilito che il giovane ha ricevuto il colpo di arma da fuoco alla nuca mentre si trovava sopra un trattore, situazione strana per chi ha appena rubato un veicolo. Nel frattempo, secondo la perizia il proiettile corrisponde inequivocabilmente a quelli in dotazione ai Carabineros.

 

Inoltre, l’unico testimone civile è un adolescente di quindici anni che si trovava con Catrillanca al momento dello scoppio della repressione. La denuncia di torture e la messa in discussione della legittimità del suo arresto a opera dei Carabineros è servita solo a diffondere ancora più dubbi sull’azione di forza.

 

Questo giovane, identificato con l’acronimo M.P.C., è stato quindi fondamentale per smontare la versione ufficiale. Secondo le sue dichiarazioni, l’azione repressiva è stata registrata dalle telecamere degli stessi agenti, fatto che era stato fino allora smentito da parte delle forze dell’ordine.

Poco dopo, lo scorso sabato, il sergente Raúl Ávila è stato costretto ad ammettere davanti agli investigatori di aver distrutto volontariamente tutte le registrazioni video dell’azione tagliando la scheda di memoria con un paio di forbici. Questa volontarietà nel cancellare ogni elemento riguardante l’omicidio ha fatto crollare definitivamente la versione ufficiale.

 

«L’omicidio di Camilo Catrillanca è un motivo sufficiente per le dimissioni del Ministro dell’Interno Andrés Chadwick», sostiene Rodrigo Rivera, portavoce della principale organizzazione studentesca, la Confederazione degli Studenti del Cile, in un’intervista su “Notas”.

 

Oltre alla Confech, anche le organizzazioni sociali e politiche in mobilitazione dalla settimana scorsa denunciano la responsabilità politica del ministro come fautore principale del processo di militarizzazione della regione mapuche.

«Chiediamo che il governo la finisca una volta per tutte con la repressione che viviamo in Araucania e in tutto il resto del Cile», sintetizza Rivera.

Abbiamo visto come in seguito all’elezione di Piñera, da alcuni mesi la zona sia stata invasa dal cosiddetto Comando Jungla, una specie di Grupo Halcón secondo la nomenclatura argentina (División Especial de Seguridad Halcón, Divisione Speciale di Sicurezza Falchi – Forze speciali della polizia argentina – ndt).

«Il Comando Jungla è un’unità speciale di Carabineros, una polizia militarizzata armata con equipaggiamenti da guerra in risposta a un problema politico, ovvero la rivendicazione storica delle terre del popolo mapuche», spiega il dirigente studentesco.

 

 

Hermes Soto da parte sua, in quanto direttore generale dei Carabineros, cerca di difendersi e afferma che questo distaccamento speciale in realtà non esiste, anche se ammette che una parte degli agenti ai suoi ordini svolge dal 2017 esercitazioni in Colombia per l’addestramento a operazioni speciali di combattimento. Paradossalmente, il nome di questo corso è “Jungla”.

Secondo i partiti dell’opposizione guidati dalla Democrazia Cristiana (PDC, Partido Demócrata Cristiano – Partito Democratico Cristiano, partito riformista di centro – ndt), sia il ministro Chadwick che il funzionario Mayol sono i principali responsabili politici dell’omicidio. Chadwick comparirà alla Camera dei Deputati il prossimo 11 dicembre, mentre Mayol ha rinunciato lo scorso martedì al proprio incarico su richiesta del Presidente. Tuttavia, la scia di sangue non sembra essersi ancora fermata. La società cilena ha seguito con trepidazione l’avanzare delle indagini durante questa settimana.

 

Il giorno dopo l’omicidio di Catrillanca si sono moltiplicate le proteste nelle piazze di Santiago del Cile, nella principale università cilena e domenica ci sono state pure delle caceroladas in diversi punti del paese.

 

Il Cile assiste così alla perdita di legittimità delle proprie forze di sicurezza. La divulgazione sui social network delle immagini della sparatoria, insieme alla repressione delle proteste nella capitale, sono servite solamente ad accendere ancora di più gli animi.

Al momento, due capi regionali dei Carabineros hanno rassegnato le proprie dimissioni e altri quattro agenti sono stati espulsi dal corpo «per non aver dichiarato il vero riguardo alle telecamere di sicurezza», secondo la dichiarazione del Ministro Chadwick. Tuttavia, al momento la grande domanda rimane se Piñera sarà disposto a smantellare la propria politica repressiva prima che la crisi porti i cileni a mettere in discussione la stessa nomina presidenziale.

Pubblicato su Notas Periodismo Popular.  Traduzione a cura di Michele Fazioli per DINAMOpress