MONDO

La paradossale denuncia dei Carabineros contro Las Tesis

Depositata a Valparaiso la denuncia per “attentato contro l’autorità e minacce contro il corpo dei Carabineros”: cosi il collettivo di artiste femministe, famose per la performance “Un violador en tu camino”, viene perseguitato dopo aver denunciato la violenza repressiva in Cile

In piedi di fronte ad un commissariato a Valparaíso, con la bandiera cilena dipinta di nero, ci sono quattro donne con i volti coperti e la salopette rossa, tipico abbigliamento delle artiste del collettivo Las Tesis.  Decidono ancora una volta di dire la verità, di ripeterla senza sosta:

 

«Le vittime della violenza domestica e sessuale, la cui unica via d’uscita è chiamare la polizia, stupratrice e assassina. I malati senza posto letto in ospedale e tutti i lavoratori e le lavoratrici della sanità senza risorse né sicurezza: questo significa la quarantena in gran parte di questo territorio (…)».

 

Sono queste alcune delle parole pronunciate dal collettivo in una performance, sufficienti perché le forze di sicurezza cilene, con il sostegno del Ministro degli Interni, Gonzalo Blumel, abbiano presentato la settimana scorsa una denuncia contro il collettivo presso il Tribunale di Valparaiso con l’accusa di «attentato contro l’autorità e minacce contro il corpo dei Carabineros».

 

 

Paradossale la totale omissione dei Carabineros rispetto alla violenza da loro esercitata contro centinaia di persone durante gli ultimi mesi, nelle manifestazioni che da ottobre hanno occupato le srrade in tutto il Cile nel pieno di una profonda crisi politica, economica e sociale. Secondo i dati ufficiali dell’Istituto Nazionale dei Diritti Umani, infatti, le forze di sicurezza cilena dall’ottobre del 2019 ad oggi hanno abusato sessualmente di 257 persone, torturandone e trattando con crudeltà 617 e ferendone 3838.

 

«Nella loro performance identificano la legge con lo stupratore» segnala l’antropologa Rita Segato, il cui lavoro è stato un riferimento per il collettivo Las Tesis nell’elaborazione della performance “Un violador en tu camino”.

 

Una performance che si è trasformata in un inno femminista conosciuto da tutta la società e dai governi, in Cile come anche altrove, data la grande ripercussione che ha avuto a livello mondiale. In questo inno il collettivo Las Tesis parafrasa l’attuale inno dei Carabineros, quando pronunciano la frase «dormi tranquilla, bimba innocente, non preoccuparti del tuo bandito, che sul tuo sonno veglia l’amante carabiniere».

 

Foto Lucía Hernández

 

E’ proprio quello stesso inno che è diventato transnazionale e che è stato adattato alle circostanze differenti di ogni paese da migliaia di femministe in tutto il mondo. Grazie alla diffusione di massa di questa azione, infatti, non è stato possibile mettere in atto una persecuzione da un punto di vista legale in Cile; ma approfittando dell’occasione dall’isolamento in corso a livello mondiale, i Carabineros le hanno denunciate in piena pandemia, quando hanno sentito di avere l’ordine e la forza dell’oppressione dalla loro parte. Un altro modo in cui vediamo all’opera l’isolamento.

Secondo l’avvocatessa cilena, specialista in Diritto Internazionale e militante feminista, Giannina Ibarra, «se il giudice decide di dare seguito a queste denunce penali presentate alla Procura di Valparaíso, dove vivono le attiviste del collettivo, comincerà una indagine che le potrebbe coinvolgere per un tempo che va da minimo di un mese fino ad un massimo di due anni. Questa prima inchiesta definirà la pena, che potrebbe anche essere la censura della performance».

 

Non possiamo non pensare alla forza e alla capacità di mobilitazione che le compagne cilene hanno avuto in questi mesi, fonte di ispirazione per il resto del mondo. Ma al tempo stesso, sappiamo che sono state e sono ancora lo specchio di cosa vuol dire vivere oppresse da un sistema patriarcale: la violenza è l’indifferenza a fronte della rivendicazione di massa di nuovi diritti.

 

Foto: Paola Olari Ugrotte

 

Una delle principali rivendicazioni del movimento femminista cileno nelle ultime settimane è stata la richiesta di dimissioni di chi è stato complice delle aggressioni, torture e violenze, la precedente Ministra della Donna e dell’Uguaglianza di Genere, Isabel Pla. Ma il presidente ha nominato un’altra ministra dal profilo conservatore: Mónica Zalaquett, che si è espressa contro l’aborto anche nei tre casi attualmente permessi dalla legge promulgata la ex presidente Michelle Bachelet, secondo cui prevede che una donna può ricorrere all’aborto quando la sua vita è in pericolo, quando è stata vittima di stupro o per malformazioni gravi del feto, come denunciato dalla Coordinadora Femminista, dalla Rete cilena contro la violenza sulle donne e dall’Associazione delle Avvocate femministe.

Nel pieno della pandemia mondiale, mentre siamo obbligate a riorganizzare le nostre forme di resistenza di fronte alla violenza strutturale che si intensifica piuttosto che fermarsi, approfittando della condizione di isolamento, è importante sapere che le reti femministe transnazionali ci sostengono ed è proprio questa la via da percorrere per continuare ad andare avanti.

 

Traduzione in italiano di Alioscia Castronovo. 

Immagine di copertina e immagini della performance a Buenos Aires: Paola Ulari Gurotte. Si tratta della manifestazione della Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito, “El proyecto esta en las calles”, Buenos Aires, Plaza Congreso, 19  febbraio 2020. 

Immagine dal drone: Lucía Hernández