ROMA

La notte di San Lorenzo

L’estate romana si sa, non ha fondi. Iniziative sempre più rare, quelle che ci sono costano un occhio della testa e sono recintate da invalicabili zone rosse. Le piazze dunque sono lasciate in mano a quella che ormai si chiama movida selvaggia, che a San Lorenzo, così come a Campo de’ Fiori, Testaccio, Trastevere e Ponte Milvio, significa fiumi di alcool, rumore, risse e spaccio di droga.

Sabato sera cittadini, associazioni, collettivi, tra cui la Libera Repubblica di San Lorenzo, avevano allestito un concerto della orchestra della Scuola Popolare di Musica di Testaccio a chiusura di una settimana di iniziative che avevano lo scopo di rioccupare Piazza dell’Immacolata per poterla rivivere, come non accedeva da molto tempo, con bambini e bambine, laboratori, aiuole coltivate, cene improvvisate e musica, e strapparla provvisoriamente a quel gioco tra guardie e ladri che tutte le sere anima il quartiere di San Lorenzo.

A conclusione del concerto alcune persone, tra cui ragazzi seduti ai tavoli che erano stati portati per l’iniziativa, sono stati multati da un manipolo di vigili urbani che ligiamente implementavano l’ordinanza che vieta l’uso del vetro dopo le ore 22. Abbiamo cercato di spiegare che le persone sedute a quei tavoli, tavoli che erano stati imbanditi per la cena, con pizza, pasta, insalata, del vino sfuso e qualche bottiglia di birra, stavano partecipando a una serata che intendeva riqualificare la piazza, cambiarne l’atmosfera, riempirla di cultura, bellezza, e che sopratutto l’aveva per qualche ora resa calpestabile da chi di solito la schiva, dalle famiglie, gli anziani, gli abitanti delle strade limitrofe che spesso si trovano a costeggiare le stradine che la circondano pur di non trovarsi al centro di quello che, specie il sabato sera, si trasforma in un vero far west.

I signori vigili non ne hanno voluto saperne di ascoltare le nostre ragioni. Ci siamo rivolti allora ai carabinieri che a due passi assistevano alla scena. Hanno capito quello che chiedevamo, hanno capito quanto fosse assurdo multare le persone ai tavoli che stavamo smontando per portare via, persone che avevano partecipato a una serata che era finita e che era stata bella. Hanno provato loro a parlare ai vigili. Niente, nulla da fare. Ora tutto ciò ci pare strano. Durante le serate precedenti infatti chi aveva organizzato le iniziative aveva parlato a lungo con tutti coloro che si erano affacciati in piazza per capire cosa stava succedendo. Vigili, la SIAE, l’Ama… Questa aveva messo a disposizione buste nere, e perfino un camion che ieri nel pomeriggio ci ha seguiti mentre pulivamo le aiuole per poter piantare delle zucche. La SIAE ci ha lasciato un numero di telefono, dicendoci che era il caso di chiamarli in anticipo per spiegare almeno lo spirito della iniziativa. I vigili hanno mangiato e bevuto dopo aver parlato con molti, tra le grida dei bambini che disegnavano a terra con dei gessetti colorati.

Insomma, ci hanno lasciato stare, chiudendo un occhio, come si dice, ma spesso accennando anche un sorriso.

Questa settimana si è svolta senza permessi. Non li abbiamo chiesti, perché crediamo che occupare qualche metro quadrato per cenare assieme, invitare un musicista e un attore per intrattenere i più piccoli, forse ballare, siano attività a cui come abitanti di un quartiere abbiamo il diritto. Perché crediamo che vivere le strade che amiamo sia un modo di prendersene cura, un modo concreto per proporre una alternativa, quella allo spaccio e allo sballo che leva il sonno a chi vi abita, un modo per rendere belli i posti da cui ci sentiamo spesso cacciati. Perché ci troviamo in piazza per inventare tutto quello che manca, perché abbiamo deciso di farlo da soli, con le nostre forze e le nostre mani.

I permessi per vivere il nostro quartiere non li chiediamo, e se lo facessimo dovremmo anche chiedere che genere di legalità è quella che sta devastando il nostro quartiere per trasformalo in una terra di nessuno.

E qui veniamo all’inizio, all’inizio di tutta la storia.

Pochi giorni fa il sindaco Marino è venuto alla sede del Pd di San Lorenzo per incontrare i cittadini. Durante l’incontro il presidente del nostro municipio, Gerace, ha ricordato come tempo fa ha scritto al Ministro degli Interni per richiedere un intervento maggiore delle forze dell’ordine, forze che sono state aumentate, forse, a seguito dell’incontro tenutosi nella sede del partito e in cui il presidente Gerace ha avanzato la stessa richiesta. Durante quell’incontro però si sono levate moltissime voci che hanno manifestato il disagio di cittadini di fronte a una serie di problemi che vanno dalla esigenza di riqualificare un mercato che sta lentamente morendo, alle buche nel manto stradale, alla carenza di asili, e alla speculazione edilizia che impone la costruzione di piccoli abitacoli di 30 mq al posto degli edifici storici, rasi al suolo, come la Fonderia Bastianelli, in nome della rendita immobiliare, in un quartiere già sovrappopolato, da spremere però fino in fondo.

Si tratta di problemi che sono il frutto di una gestione schizofrenica della città, di una ricetta che da anni lavora per distruggere un determinato tessuto sociale e svuotare un quartiere dei tratti che ne garantivano l’equilibrio. Semplice, per seguirla basta starsene con le mani in mano mentre tutte le botteghe storiche degli artigiani che una volta riempivano San Lorenzo chiudono per via degli affitti ingestibili. Sfratti, come quello a cui è sottoposto in questi giorni il presidente del circolo Anpi di San Lorenzo che non può permettersi una affitto che una volta, tanto tempo fa, era stabilito dal principio dell’equo canone. Un equo canone, qualcosa che appartiene a un misterioso e lontano passato, talmente lontano che viene da chiedersi se poi questo equo canone sia mai davvero esistito, se non sarà una invenzione dei nostri nonni, nostalgici di un tempo in cui con uno stipendio modesto, o una pensione sociale, si poteva rimanere nel luogo in cui si era nati anziché dover andare ad arricchire una periferia sperduta in cui si stipano coloro che non sono smart abbastanza per rimanere al passo con i tempi, e con l’aumento dei prezzi.

Le famiglie se ne vanno via alla ricerca di verde e scuole, e gli studenti aumentano, ammassati nei loro posti letto che pagano in nero a prezzi d’oro e che rimpiazzano le case dello studente che non ci sono. Nel frattempo la Sapienza impone la costruzione di un megaparcheggio, e i cittadini aspettano una piscina comunale promessa anni fa. Al posto delle botteghe aprono negozi che vendono birra, birra, e altra birra. Gli uffici tecnici vengono visitati di tanto in tanto da controlli predisposti da magistrati che si accorgono, spesso sotto indicazione dei cittadini, di permessi fasulli.

Licenze, licenze e ancora licenze. Nessuno sgravio fiscale per attività da tutelare, anzi, disagi per artigiani e librai, centri anziani che chiudono, case popolari in vendita e consultori chiusi. E ancora, si potrebbe andare avanti a lungo, per compilare la lista di quello che accade, di amministrazione in amministrazione, a San Lorenzo.

Un quartiere che oppone spesso resistenza e che ha voglia di parlare. Un quartiere che leva la voce e protesta, nei modi più o meno ironici e colorati, perché, almeno nel caso della settimana appena trascorsa, per protestare come si deve bisogna essere in grado di sorridere e di regalare qualcosa, un esempio o una idea, e un modo di vivere gli spazi che abbiamo per qualche serata sperimentato, un gesto che mostra che è possibile ricostruire insieme quello che per adesso manca.

Non i tavoli di lavoro a cui siamo stati chiamati che erano finti, fatti solo di parole e di piantine che sono state invase dai progetti della speculazione edilizia. Promesse, altre parole, qualche lavoro fintamente sospeso, solo per svegliarsi poi una mattina e trovare che la Bastianelli non esiste più, e leggere i comunicati del presidente del nostro municipio che si dichiara molto dispiaciuto. Che peccato.

Non sarà una cena in piazza a cambiare la situazione a San Lorenzo. Non sarà un laboratorio per i piccoli a mandare via lo spaccio. Non sarà un concerto di una orchestra a scoraggiare lo movida che riprende non appena smontiamo tutto. E di certo non sarà una ordinanza del prefetto che vieta le bottiglie di vetro a cambiare tutto questo.

E allora siamo da punto a capo, che si fa? Noi ci abbiamo provato, da cittadini di San Lorenzo, da singoli che si ritrovano a cena. Abbiamo provato a mettere in pratica le cose che diciamo, sperando che oltre alla movida anche le buone azioni dilaghino, a partire da quelle piccole, per poi, chissà, allargarsi, tra di noi, e per essere in tanti a realizzarle. Abbiamo messo in pratica una idea di città che abbiamo.

Ci dispiace essere stati multati per averlo fatto, ci dispiace che qualcuno abbia inavvertitamente infranto la legge al tavolo con noi. Ci dispiace sopratutto che qualcuno possa pensare che per ottenere questo, invertire la rotta, basta una ordinanza e qualche vigile che prontamente ne controlla il rispetto. Ci dispiace che una idea di città, da parte di coloro che percepiscono uno stipendio per metterla in pratica, si riduca a questo.

Occupare la piazza per una settimana è stato un modo per reagire all’impotenza che questa gestione impone, una pensiero comune, un cantilena che ripete “è troppo tardi”, “che vuoi fare?”. Quello che vogliamo fare lo abbiamo pensato, disegnato e fatto. E accanto alla gioia di farlo stava la consapevolezza che i sintomi, quelli che danno fastidio, come lo spaccio, la movida, sono il risultato di scelte, e non del caso, il risultato di anni di scelte, e di quella che banalmente si chiama pianificazione. Che tipo di piano sia lo abbiamo sperimentato e ci siamo voltati dall’altra parte, dalla parte di chi questo piano non può permettersi di subirlo e di chi questo piano lo ha già subito abbastanza.

Non sarà un’ordinanza a fermare le nostre strane idee sullo stare insieme, non sarà un vigile urbano o una multa a farci cambiare idea su come si costruisce una città. Idee folli? Può darsi, ma sicuramente più divertenti da praticare del realismo tattico di una certa legalità che nel frattempo si mangia un altro pezzetto della piazza, in una lotta impari contro spaccio e divertimento, e che non sembra avere molto altro da proporre a San Lorenzo se non la sostituzione del vetro con la plastica dopo le dieci di sera.