ROMA

Il parlamento mette in vendita Roma

Il decreto Lanzillotta impone a Roma Capitale di svendere le aziende municipalizzate e il patrimonio immobiliare.

Mentre Marino tace e acconsente utenti, comitati e lavoratori si mobilitano: ieri un corteo di lavoratori e utenti del servizio di trasporto pubblico ha raggiunto il Campidoglio, lunedì un presidio sotto la Camera indetto dal Comitaro romano acqua pubblica.

Quello che sta accadendo a Roma non ha precedenti: governo e parlamento stanno imponendo la privatizzazione delle aziende municipali e la svendita del patrimonio pubblico. A prevederlo in maniera inequivocabile il così detto emendamento Lanzillotta, presentato guarda caso con l’ultraliberista ex democratico Pietro Ichino, che impone a Roma Capitale di rivedere l’assetto di Ama e Atac nel 2014 per far fronte ai problemi di bilancio. Il provvedimento è contenuto del decreto “Salva Roma”, quello che ha permesso all’amministrazione Marino di approvare il bilancio previsionale del 2013 (!) ereditato dalla giunta Alemanno, con lo stanziamento di un po’ di fondi ma soprattutto con un’operazione di finanza creativa che ha permesso di spostare una fetta importante del debito accumulato dalla città negli ultimi anni alla gestione commissariale. Come se non bastasse si indica a Roma la strada della vendita del patrimonio immobiliare per sopperire alla mancanza di risorse, le aziende partecipate saranno sottoposte alla disciplina del patto di stabilità e si consiglia di rivedere anche gli assetti occupazionale di queste. Pensate che Marino e il centrosinistra cittadino sia sulle barricate? Niente affatto, anzi Marino si è detto soddisfatto perché il Pd ha ottenuto che il 51% di Acea resti pubblica, giusto per salvare la faccia.

Il mantra delle privatizzazioni ha da qualche giorno invaso la stampa cittadina: le aziende municipalizzate costano troppo, funzionano male e sono un baraccone che fa solo gli interessi dei partiti, a questo punto facciamo provare i privati. Tutto vero. In questi anni, e ben prima della parentopoli di alemanniana memoria, le aziende di tutti sono state al servizio di pochi, e lo scandalo del biglietti clonati all’Atac ne è la manifestazione più evidente. Questo non toglie però che non c’è stato un caso di privatizzazione che non abbia comportato l’aumento del costo del servizio per gli utenti, condizioni di lavoro peggiori per i dipendenti e un servizio più scadente. I privati fanno i loro interessi per antonomasia, non gli interessi comuni, che il pubblico neanche spesso lo faccia è un altro paio di maniche. Quello che ci deve interessare in ogni caso non può essere la semplice difesa del pubblico, ma batterci per servizi che siano comuni, in mano ai cittadini e ai lavoratori non ai super manager dagli stipendi milionari e agli interessi dei partiti. Atac, Ama, Acea non sono solo patrimonio di tutti ma il lavoro che svolgono incide sulla vita della città e in particolari delle classi sociali meno abbienti: il diritto al trasporto deve essere garantito a tutti ed esteso, il ciclo dei rifiuti deve prevedere una raccolta differenziata vera evitando la devastazione dei territori con inceneritori e discariche, l’acqua deve tornare ad essere interamente pubblica, le tariffe devono essere sostenibili per tutti. Insomma battersi per dei servizi comuni vuol dire lottare per il diritto alla città: da una parte quelli che soffrono la crisi e usufruiscono dei servizi, dall’altra speculatori e il peggior capitalismo all’italiana, i padroni della città, quelli di sempre, quelli del mattone e dei rifiuti, e anche qualche multinazionale straniera.

Ma non c’è solo Roma, le stesse cose stanno accadendo a Milano, Genova, Firenze, Torino, tutte città per inciso amministrate dal centrosinistra. Gli enti locali strozzati dai tagli lineari e dall’implacabile logica del pareggio di bilancio sono costretti a privatizzare, si lamentano ma non mettono mai in discussione il perverso meccanismo dell’austerità. Si sta dando in maniera repentina esattamente quello che spiegavamo al centrosinistra quando si imbarcava nella battaglia contro Alemanno in difesa di Acea: il “buon governo” è impossibile, o si mettono in discussione radicalmente le politiche d’austerità o tra qualche mese sarete voi a dover privatizzare quando dall’opposizione vi troverete al governo della città.

Ieri a Roma un corteo di utenti e lavoratori del trasporto pubblico hanno sfilato in corteo, un primo passaggio importante per creare una coalizione che si batta contro le privatizzazioni. Lunedì 23 alla Camera dopo l’approvazione del Senato si discuterà l’emendamento Lanzillotta, il Comitato romano acqua pubblica ha indetto una manifestazione e sarà un altro momento importante per costruire un fronte comune e il più ampio possibile che impedisca che Roma finisca sul mercato.