POTERI

Il circo mediatico, le sue perle e i suoi porci

Tutti sanno che una delle peculiarità dei politici è un po’ la faccia da culo e il poter dire cose insensate (quando non pericolose) senza che ne subiscano la minima conseguenza a livello “lavorativo” (se si può dire lavoro lo stare su Facebook h24 come fa Matteo Salvini…ma magari noi siamo maligni e lui fa social media marketing). Ma nei giorni che vanno dal sette all’undici gennaio, si è toccato l’apice delle ipocrisie, delle ignoranze e delle menzogne umanamente tollerabili.

Dopo l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo e l’uccisione di dodici persone, tra cui i suoi più famosi vignettisti, nel mondo tutti si sono scoperti difensori della libertà di stampa e amanti della satira. In molti hanno iniziato a puntare il dito contro i musulmani e gli arabi d’Europa, salvo acquietarsi un attimo quando hanno scoperto che una delle vittime del sette gennaio era un poliziotto musulmano. Così come lo era il commesso del negozio kosher che ha salvato sei persone durante l’asserragliamento di Amedi Coulibaly, che oltre a essere di religione islamica era pure nero.

Capobanda del treno dei premi Nobel oggi come sempre è il nostrano Salvini, esponente di punta della Lega Nord e autore di perle rare come “Senti che puzza scappano i cani stanno arrivando i napoletani” e “Carrozze metro solo per i milanesi”. Appena scoperto del massacro alla redazione di Charlie, Salvini scrive sulla propria pagina Facebook (parentesi mie): “Se il MASSACRO di Parigi fosse confermato di matrice ISLAMICA, sarebbe chiaro che il nemico ormai ce l’abbiamo IN CASA (secondo quale logica?). Bloccare l’INVASIONE clandestina in corso, subito (che c’entra? Posto che generalmente i migranti che arrivano sui barconi dalla Siria sono quelli che scappano dall’Is, comunque gli attentatori erano nati e cresciuti in Francia). Verificare chi, come e perché finanzia MOSCHEE e centri islamici (altro nesso logico non chiaro tra terrorismo e culto religioso)”. Poi, nonostante il giornale satirico schifasse i tipi come Salvini e i partiti come la Lega Nord, ha scritto “Siamo tutti Charlie Hebdo”. Poi ha chiesto perché i musulmani non scendevano in piazza a condannare il massacro. Come se altrimenti fossero colpevoli come gli esecutori materiali. Non fa una piega.

Perché non tutti sono come il suo coraggioso partito che, nelle parole dell’europarlamentare Mario Borghezio (quello che insieme a CasaPound vietava l’ingresso nelle scuole romane agli studenti stranieri), definì quelle di Anders Breivik, lo stragista norvegese che uccise un centinaio di persone perché contrario all’”invasione islamica”, “idee condivisibili”. Pure Borghezio, come Salvini, individua nell’immigrazione clandestina una delle cause del terrorismo in Europa (notoriamente esplosivi e kalashnikov sono trasportati sui barconi e nascosti sotto la maglia quando si è identificati dalla guardia di finanza). Poi, fregandosi le mani per questa fortunata sciagura, al grido di “Je suis Charlie” è andato con qualche altro fascio leghista a Milano per dire “No” alla costruzione di nuove moschee. Roba che schiferebbe pure uno sciacallo.

Vista la non troppo recente affinità politica (dati i continui walzer con i poteri forti), inseriamo in lista subito dopo la Lega Nord anche la formazione di estrema destra CasaPound, nelle parole del suo leader Simone Di Stefano, che individua come prioritaria nella lotta al terrorismo la non concessione della cittadinanza ai migranti e ai loro figli. Puzza di strumentalizzazione per i propri fini politici? “Chi parla di strage di Francesi fatta da Francesi (tipo qualche babbeo a 5 Stelle o PD) non capisce un concetto abbastanza chiaro e palese: essere cittadini di uno Stato non vuol dire automaticamente appartenere al POPOLO che ha generato quello Stato. Per questo la cittadinanza non andrebbe regalata dopo 10 anni di ‘permanenza’ sul suolo Italiano e meno che mai con lo ius soli, ovvero a chi nasce in Italia”. Se vuoi godere di tutti i tuoi diritti civili e politici quindi, non basta che stai in Italia da più di dieci anni o che parli la lingua meglio dei fascisti del nuovo millennio (non che poi ci voglia molto). Chissenefrega se qui ci lavori o hai una famiglia. Se poi sei pure nato qua, ma che vuoi? Se i tuoi genitori non ti comprano le macchinine dei colori della bandiera italiana, sei out, fuori. Niente cittadinanza. I veri italiani vanno a picchiare gli studenti medi con le spranghe e i bastoni a piazza Navona, e poi si lanciano per terra dietro le forze dell’ordine quando si mette male. Mica fuffa. Ci vuole allenamento per fare quegli scatti.

“Ce sont les islamistes qui ont déclaré la guerre à la France”. “Sono gli islamici che hanno dichiarato guerra alla Francia”. Epico scivolone di Marine Le Pen, meno cyberbulla degli amici italiani ma non per questo meno incisiva. Le Pen, attaccata una settimana sì e una no dalla redazione di Charlie Hebdo, si è schierata subito per la postuma libertà d’espressione (tanto ormai non parleranno più) e ha invocato un referendum per la pena di morte. Poi ha chiesto la chiusura di Schengen e il diniego della cittadinanza francese a chi ne faccia richiesta. Dato che a occhio non sembra una norma per impedire futuri attacchi terroristici, sembra che anche la leader del Front National, così come i fascisti nostrani, stia sfruttando questa sciagura per applicare norme restrittive della libertà di movimento e di godimento dei diritti ai migranti. A difendere il diritto d’espressione e la libertà di satira, anche capi di Stato che nel loro passato e presente fanno in realtà di tutto per contrastarla. Corollario del circo mediatico che si è levato intorno alla vicenda di Charlie Hebdo è però stato quel cordone di politici che ha aperto il corteo di domenica undici gennaio. In quelle prime file, distanti centinaia di metri dal corteo vero e proprio, esponenti di governo da ogni parte del mondo. C’era Netanyahu, premier israeliano le cui prigioni pullulano di oppositori politici, soprattutto palestinesi (anche blogger e vignettisti, sì), c’era Davutoğlu, premier della Turchia di Erdogan, dove recentemente sono stati arrestati diversi giornalisti colpevoli di fare informazione contraria al regime, Lavrov, ministro degli esteri della Russia, paese dove si viene incarcerati per aver cantato canzoni contro Putin in Chiesa.

Incordonato con loro Renzi, premier mai votato di un paese al 49esimo posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa, fautore del Jobs Act e garante della distruzione dei diritti dei lavoratori, e Angela Merkel, la paladina delle misure d’austerità che oggi piange i morti della Francia ma tira dritto su quelli più silenziosi causati dalla crisi economica. Principi e principesse di palazzo che condannano le famiglie a vivere con poche centinaia di euro al mese, e intere generazioni alla disoccupazione e allo sfruttamento con il beneplacito istituzionale. Governanti che hanno guardato la Grecia cadere nel baratro e la sua popolazione vivere e morire di stenti e che hanno tirato dritto sulle proprie scelte irresponsabili e omicide. Ma che oggi, giocano a fare i democratici e sfoggiano la lacrimuccia per Charlie. Che, forse, ne avrebbe fatto volentieri a meno.