EUROPA

Guerra in Ucraina

Il conflitto non si è fermato in Donbass. Verso le quattro di stamattina, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’inizio di un’operazione militare su larga scala sul territorio ucraino

Immediatamente si sono verificate esplosioni e bombardamenti a Kyiv, Charkiv e Mariupol’. Contingenti russi hanno varcato il confine dalla Bielorussia e dalla Crimea. Si registra il tentativo di prendere il controllo dell’aeroporto della capitale e della città di Odessa (in qualche modo un “luogo-simbolo”, vista la strage di militanti filo-russi avvenuta il 2 maggio 2014). Almeno sette morti e nove persone ferite.

Ciò che ai più era sembrata sino a qualche ora fa una sorta di “minaccia strategica” per ottenere concessioni di altra natura o per “assicurarsi” pienamente il controllo delle sole regioni di Doneck e Lugansk, assume adesso piena concretezza. Stando a quanto dichiara Putin, si tratta di un’operazione di “de-nazificazione” dell’Ucraina, volta cioè a smantellare «la giunta al potere a Kiev» (come affermato dall’inviato di Mosca alle Nazioni Unite) e a eliminare le infrastrutture e gli elementi che vengono identificati come appartenenti alle aree di estrema destra del Battaglione Azov, di Pravy Sektor e affini.

Sta di fatto, però, che una tale iniziativa bellica della Federazione arriva in modo del tutto unilaterale e senza che sussistesse al momento una minaccia diretta al proprio territorio. Il tanto sbandierato ingresso dell’Ucraina nella Nato, chiesto da Zelenski, sarebbe stato un processo abbastanza irrealistico da realizzarsi nel breve periodo. La difficile situazione del Donbass, in cui il “cessate il fuoco” concordato con gli accordi di Minsk veniva violato da entrambe le parti, permaneva da quasi otto anni in un regime di conflitto a bassa intensità privo di significative escalation.

Quel che è certo, comunque, è che la popolazione civile sta già pagando il prezzo di una crisi che rischia di assumere in breve tempo una dimensione praticamente globale. La condanna, ovvia, da parte delle potenze occidentali per ora si traduce in un inasprimento delle sanzioni contro la Russia, che difficilmente fermeranno Putin. A Palazzo Chigi, intanto, è in corso una riunione del comitato interministeriale.