ITALIA

G20, una marea si abbatte su Venezia. «Giustizia climatica e sociale ora!»

Ieri nel capoluogo Veneto, mente si teneva il summit, centinaia di persone accorse da tutta Italia sono scese in piazza per rivendicare giustizia sociale e climatica contro la violenza economia e finanziaria dei venti paesi più ricchi del mondo

La vita sembra scorrere tranquilla in questa mattinata di luglio a Venezia. I turisti si aggirano come sempre per la città e scattano le loro foto ricordo, anche se sono meno numerosi del solito. I vetri di Murano splendono con superbia dietro le vetrine dei negozi così come brillano i gioielli nei negozi di lusso sul ponte di Rialto. La vita sembra scorrere tranquilla ma in queste ore la città sta ospitando i ministri dell’economia dei venti paesi più ricchi del mondo, che sommati tra loro costituiscono l’80 per cento della ricchezza globale. Si tratta del summit del G20 Economia e Finanza, tenutosi all’Arsenale di Venezia il 9 e 10 luglio.

Il vertice è stato accolto con fastidio dai veneziani: il fatto che gli hotel siano stati invasi dagli agenti di polizia e dalle delegazioni, insieme alla chiusura di ampie zone della città, ha causato molti disagi e insofferenza tra cittadini e commercianti.

Nel frattempo, dall’altra parte della città, alle Zattere, centinaia di attivisti e attiviste sono accorse da tutta Italia per ricordare ai grandi vertici che «Noi siamo marea, voi siete solo (g)20». Tra le centinaia di persone che a partire dalle due è mezza del pomeriggio iniziano a concentrarsi nell’ampio spiazzo assolato dove ci si è dati appuntamento, convergono movimenti ecologisti, femministi e transfemministi, c’è il comitato No Grandi Navi, numerose sigle sindacali, c’è il movimento No Tav.

Le casse fanno risuonare la musica a tutto volume e ci si rilassa tra le note di Ana Tijoux e dei Colle der Fomento prima che inizino gli interventi. Sono stati montati dei gazebo, alcuni servono per ripararsi dal sole, mentre altri ospitano alcuni banchetti, tra cui quello del comitato No Grandi Navi che vende del merchandising per auto finanziarsi, ma c’è anche della frutta fresca che va subito a ruba. I raggi di sole si riflettono sull’asfalto chiaro rendendo incandescenti le teste di chi si è scordato di portarsi un cappello.

La fila per rinfrescarsi alle fontanelle è lunga, mentre in uno stretto vicolo, non lontano dal gazebo da cui sono ormai iniziati gli interventi, qualche decina di persone è andata a ripararsi dal sole, prendendosi una piccola pausa dalla piazza.

Verso le 15 inizia l’assemblea pubblica. Gli interventi che si susseguono al microfono sono molto diversificati. C’è chi, da prospettive sindacali, parla della violenza economica subita da lavoratori e lavoratrici e rilancia le rivendicazioni di salario minimo e reddito universale. Chi affronta la questione ecologica, affermando le responsabilità dei potenti della Terra nella catastrofe climatica in corso. Chi, da un punto di vista femminista, ricorda che è necessario, per contrapporsi alla violenza individualizzante della finanza, praticare un’etica della cura e dell’interdipendenza sia tra singoli che tra fronti di lotta. C’è chi, infine, ricorda che l’appuntamento veneziano di ieri è solo l’inizio di un percorso che si concluderà il 30 e 31 ottobre a Roma, quando si terrà il vertice conclusivo del G20.

Dopo un paio d’ore, gli interventi sono finiti e le persone presenti in piazza iniziano a farsi più compatte. Si formano alcuni cordoni, vengono distribuiti degli ombrelli colorati, e nella prima fila di persone vengono disposti alcuni scudi di plastica su cui è scritto in rosso «Against G20, climate and social justice now» . L’aria che si respira è densa di determinazione e rabbia. È ora di partire in corteo. La manifestazione attraversa il ponte che dalle Zattere porta dalle parti di Campo Sant’Agnese, tra i fumogeni, i cori di chi protesta e le gomitate dei giornalisti che si affrettano, ciascuno con i propri strumenti, a documentare il corteo minuto per minuto.

Ci sono i tavolini di un bar disposti dall’altro lato della strada percorsa dal corteo e i turisti che vi siedono osservano sgomenti la scena.

Alcuni scattano delle foto, come se si trattasse di un’attrazione del luogo, altri fanno finta di di niente, altri ancora osservano da lontano con aria contrariata. Mentre il corteo procede verso il Canal Grande, in fondo a una strada alberata, si iniziano a scorgere dei caschi blu e degli scudi trasparenti disposti in riga: la polizia non ha intenzione di far passare il corteo.

La manifestazione non si lascia intimorire, anzi i cori si fanno ancora più forti, mentre le persone che compongono le prime file procedono, rimanendo il più possibile compatte, seguite dai cordoni delle file successive. A questo punto arriva la prima carica della polizia. Gli scudi delle forze dell’ordine si scontrano con quelli dei manifestanti, mentre i poliziotti agitano con violenza i manganelli colpendo alla cieca le persone che si trovano in testa alla manifestazione.

Dopo alcuni minuti di scontri in cui le prime file danno prova di una notevole resistenza, i poliziotti in assetto antisommossa respingono indietro il corteo.

Tra le urla e la confusione, un attivista di Treviso viene fermato. Il corteo si ricompone alcune decine di metri più indietro per poi tornare alle Zattere dove si disperde definitivamente. Nonostante la preoccupazione per il compagno arrestato si legga sui volti di molte persone, la gioia generata dalla manifestazione pervade la piazza e traspare negli interventi conclusivi. Piano piano ci si allontana e mentre il sole inizia a calare, ormai è chiaro che questa giornata di mobilitazione volge al termine.

Gli incontri del G20 in Italia però non sono finiti: il 22 e 23 luglio a Napoli si terrà il summit su Clima ed Energia mentre Roma ospiterà l’incontro conclusivo a fine ottobre, in cui saranno invitati i capi di governo. Ci si rivedrà dunque ai prossimi appuntamenti.