ROMA

I fascisti non passano al Benedetto da Norcia e aggrediscono gli studenti

La scorsa settimana ennesima aggressione di estrema destra in una scuola di Roma. All’ingresso del liceo Benedetto Da Norcia a Centocelle i fascisti di Blocco Studentesco, allontanati con determinazione dalla mobilitazione degli studenti, non hanno esitato a passare all’azione squadrista.

 

L’ennesima aggressione squadrista di matrice fascista nelle scuole: è successo a Roma, al liceo Benedetto da Norcia, venerdì 11 maggio, poco prima dell’entrata a scuola di studenti e studentesse.

Iniziamo con ordine: le aggressioni di matrice fascista nelle scuole da parte perlopiù dei militanti di Blocco Studentesco e Lotta Studentesca, avviene con una certa regolarità, soprattutto a Roma.

Il modo di fare è sempre il solito: gruppi di ragazzi, sempre accompagnati da militanti più grandi, si presentano davanti all’ingresso delle scuole, per volantinare, o come nel caso di venerdì scorso, espressamente per aggredire. Solo un mese e mezzo fa circa, gli stessi militanti di Blocco Studentesco si erano presentati al Da Norcia per volantinare. Le studentesse e gli studenti in quella occasione li hanno allontanati ribadendo che per i fascisti non c’è spazio nella loro scuola.

Ma questi ultimi non si sono dati per vinti: si sono ripresentati, in una ventina, con uno striscione con scritto “famo come ce pare”, attaccandolo all’ingresso della sede succursale del liceo di Centocelle. Con la scusa di volantinare un comunicato datato gennaio, si sono poi posizionati davanti all’ingresso della scuola. Uno studente si è avvicinato a loro per ribadire che iniziative di questo tipo non sono le benvenute, e subito i fascisti sono passati alle maniere forti utilizzando caschi come armi, per poi andarsene. Fortunatamente, nessuno studente e nessuna studentessa sono rimasti collusi in maniera grave. Poco dopo il fatto è stata convocata un’assemblea straordinaria di istituto per denunciare l’accaduto, mentre preside e docenti hanno sporto denuncia presso i carabinieri.

Solo nell’ultimo anno scolastico sono almeno 4 le aggressioni di matrice fascista all’interno delle scuole di Roma. E stiamo lasciando da parte le aggressioni esterne agli istituti scolastici, che si moltiplicano pesantemente.
Le motivazioni sono sempre le stesse: se si indossa una maglietta legata a uno spazio sociale, o espressamente antifascista, se si è omosessuali, se si esprime dissenso dalle azioni di queste persone violente, se si viene da un altro paese si viene attaccati e picchiati. La violenza razzista e sessista caratterizza l’azione dei militanti di estrema destra, all’interno delle scuole come nelle strade delle città. È per questo che dobbiamo denunciare con forza ogni accaduto di questo tipo per ribadire che cultura e violenza non vanno d’accordo, e che i fascisti devono stare ben lontani dalle scuole.

Troviamo  incredibile  il fatto che le iniziative di dissenso nei confronti di organizzazioni che fanno dello squadrismo la loro pratica quotidiana, arrivino sempre e solo dagli studenti e dalle studentesse, mentre nella stragrande maggioranza dei casi presidi e professori non prendono parola pubblicamente e anzi lasciano sorvolare i fatti con estrema facilità.
In questo caso il preside del liceo e altri hanno speso delle parole in forma pubblica, denunciando l’accaduto, ma ci auguriamo che non siano una inutile goccia nel mare ma che anzi anche dall’interno delle istituzioni si inizi a muovere qualcosa per contrastare le forme di aggregazione violente che stanno crescendo nelle scuole.

“Questi atteggiamenti sono inammissibili in ambienti scolastici, anche se davanti al cancello antistante l’istituto. È giusto che si denunci: hanno fatto bene il preside a riportare tutto alle autorità competenti e le famiglie a fare un esposto ai carabinieri”, queste le dichiarazioni a Repubblica del presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio Mario Rusconi. Purtroppo è la stessa associazione che troppo spesso abbiamo visto in prima fila mobilitarsi contro le occupazioni, le autogestioni e le mobilitazioni e il protagonismo studentesco.

E non è un caso che prendano sempre più piede adesioni ai gruppi di estrema destra come LS e Blocco Studentesco. Ci sentiamo sempre dire, infatti, dai professori e dai presidi, nel momento di organizzazione di dibattiti, iniziative, momenti di socialità e discussione collettiva, che nelle scuole non c’è spazio per la politica, che le iniziative devono essere apolitiche. E quando per le istituzioni non ci deve essere spazio per la politica, è lì che intervengono con violenza i fascisti.

Nella scuola non ci può essere spazio per l’apolitica, visto che tutto è politica. L’insegnamento è politico, parte da un punto di vista, e descrive in un modo o in un altro la realtà che studia e analizza. E quello che viviamo è un insegnamento neoliberale, che passa dalle scuole superiori all’università, volto alla produttività invece che al sapere critico, completamente legato all’ottica meritocratica piuttosto che ad un sapere inclusivo e volto alle differenze. Un sapere neoliberale che va a braccetto con chi si nutre di stereotipi, luoghi comuni e atteggiamenti violenti, razzisti e sessisti.

Dunque, una cosa è certa, servono cambiamenti importanti per la scuola, ma soprattutto serve che presidi, professori e studenti e studentesse costruiscano una linea comune di contrasto alle derive violente, autoritarie, razziste, fasciste e sessiste che stanno prendendo sempre più piede all’interno e all’esterno delle scuole.