PRECARIETÀ

Faraone, un uomo una parola


I ricercatori non strutturati rispondono al sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone dopo le sue contraddittorie affermazioni: la ricerca è lavoro, vogliamo diritti e ammortizzatori sociali.

“[gli assegnisti] non rientrano nell’ambito di applicazione soggettivo della nuova indennità di disoccupazione mensile, seppure iscrivibili alla gestione separata INPS, in quanto tali soggetti svolgono attività non riconducibili alle collaborazioni coordinate e continuative. Tali fattispecie, infatti, hanno una finalità diversa da quelle per le quali è stata introdotta la norma sopra richiamata [DIS-COLL], ovvero quello di formare studiosi altamente qualificati mediante lo svolgimento di attività di studio e di ricerca scientifica.”

On. Davide Faraone (PD) sottosegretario all’Istruzione, 15 gennaio 2016

“Per loro [gli assegnisti] ci assumiamo l’impegno di prevedere adeguati ammortizzatori sociali di cui possano beneficiare al termine del loro rapporto con l’ateneo. Perché la ricerca è lavoro vero.”

On. Davide Faraone (PD) sottosegretario all’Istruzione, 16 gennaio 2016

E’ sempre un gran piacere notare come la coerenza sia un cavallo di battaglia di questo governo. Qualche giorno fa il genio Faraone dice che i precari della ricerca non hanno diritto alla DIS-COLL perché il loro non è lavoro, è formazione. Due giorni dopo invece promette, altra caratteristica molto diffusa di questo governo, che si impegnerà a “prevedere adeguati ammortizzatori […] perché la ricerca è lavoro vero“. Già. Peccato che il Governo meno di un mese fa alla Camera ha bocciato un emendamento che faceva proprio questo: estendeva un ammortizzatore sociale agli assegnisti.

Questa pantomima conferma che siete solo dei buffoni. Anzi, no. Buffoni ed incompetenti. Ma poi, facendo finta di crederci per un attimo: perché agli assegnisti sì e ai dottorandi no? e i borsisti? Loro cosa sono, ricercatori usa e getta, da buttare via senza neanche due spiccioli in uscita? La verità, caro Faraone, è che lei (mai nomen omen fu più azzeccata) è rimasto all’era degli antichi egizi, indietro (soltanto) di qualche millennio di anni. Da quel tempo in poi, se non ne fosse a conoscenza, la vita delle persone è cambiata, e in gran parte grazie alle conquiste scientifiche, che se foste stati in carica voi, non sarebbero mai state raggiunte. Tuttavia, per il suo lungimirante governo, la schiavitù deve evidentemente ancora esistere: lei ci parla dei 1000 RTD – B (su tre anni fra l’altro non ogni anno, anche su questo siete dei millantatori). Lo sa quanti sono i precari della ricerca in Italia ? Probabilmente no, glielo diciamo noi: più di 62.000, senza contare i borsisti di ricerca. Sa di quanto è diminuito il personale strutturato dal 2007 ad oggi? 12.000, che fra pochi anni diventeranno 20.000 … e voi, 300 posti all’anno! Vogliamo poi parlare dei criteri di accesso a questi RTD-B ? Criteri che di fatto escludono da la maggior parte dei giovani precari dal presentare candidature?

Se non fosse che state giocando con la vita delle persone, sarebbe meglio di una barzelletta. Ah no, ci scusi, certo, avete previsto la liberalizzazione degli RTD – A: max 5 anni di contratto poi via, espulsione definitiva dall’Università (a meno di una botta di culo che permetta di rientrare nell’armata dei 300. Probabilità: 0,5%). Ecco quindi, in fondo, qual è la vostra idea di Buona Università: un sistema di formazione “superiore” retto da una massa di precari ricattabili (gli schiavi dell’antico Egitto, a lei tanto caro). Quelli che voi, coerentemente per una volta, chiamate capitale umano, vite da mettere a interamente a valore.

Il vostro problema è che ancora una volta non avete capito nulla. Noi non siamo capitale umano e non siamo più disposti a farci prima sfruttare e poi buttare via. Noi siamo intelligenze e corpi vivi indisponibili alla vostra valorizzazione bibliometrica da due soldi. E forse vi conviene entrare nella logica che ci libereremo definitivamente (e finalmente!) da questo ricatto della precarietà che voi volete ontinuare ad imporci. Lo abbiamo detto 5 e 7 anni fa riempiendo le strade di questo paese. Non è bastato e ora cercate di farcela pagare con 12 anni di condanna a chi quei giorni rivendicava un’Università pubblica degna di questo nome.

Ma noi, caro nostro Faraone, siamo ancora qui. Avete cercato di farci emigrare, ma siamo ancora qui. Cercate di farcela pagare in tutti modi possibili. Ma siamo ancora qui.

Non vediamo l’ora di guardarla in faccia quando uno sciopero del lavoro precario paralizzerà le Università. In quel caso forse, caro Ramses del 2016, quando dirà che il nostro è lavoro non sarà solo una paraculata, ma sarà perché si renderà conto che senza di noi gli atenei sarebbero col culo per terra.

A presto.

Tratto dal sito dei ricercatorinonstrutturati