POTERI

Essi Vivono. Il senso di questa storia

Il progressismo reale del Pd e le narrazioni-shock di Berlusconi.

Assieme alla sparata sulla restituzione dell’Imu ecco i colpi di risposta dell’artiglieria mediatica. Ha cominciato a rispondere la rete. Prima su Twitter e poi, come di consueto, con qualche ora di ritardo su Facebook è partito il tormentone antiberlusconiano. Poi le agenzie hanno preso a battere i comunicati stampa e le dichiarazioni dei politici, nei talk show se ne è discusso con la consueta, pigra, animosità. I giornali, il giorno successivo, hanno accompagnato i titoli di apertura sulla “proposta shock” alla doppietta di Balotelli, ribattezzato da Paolo Berlusconi “il negretto di famiglia”.

Dunque, l’obiettivo è stato raggiunto: Silvio è tornato a dettare l’agenda, a imporre il suo frame, a trascinare gli avversari sul suo terreno. Non sappiamo se servirà a fargli recuperare il terreno perduto, ma di certo sarà utile a farlo tornare sotto i riflettori. Da inseguitore col fiatone torna ad apparire come il malandrino che rompe gli schemi del bon ton e insidia i professionisti della politica.

Uno degli slogan della campagna elettorale di Pierluigi Bersani è “Noi non raccontiamo favole”. Ciò fa capire come il candidato premier del centrosinistra a trazione Pd vorrebbe trascinare al voto gli elettori puntando sul sano realismo emiliano del quale è espressione. Non importa se il suo principale alleato è quel Nichi Vendola che ha puntato tutto sulla “narrazione”. Alla faccia della sessantottesca “immaginazione al potere”, quelli del centrosinistra sono evidentemente convinti del fatto che il “pragmatismo” sia peculiarità dei progressisti e che invece spetti ai conservatori il compito di “raccontare storie”.

Nel 2009, nel corso delle primarie del Pd che lo incoronarono segretario, Pierluigi Bersani scelse come inno il tormentone di Vasco Rossi “Voglio trovare un senso a questa storia”. Dopo quattro anni di ricerche, evidentemente, il senso di quella storia ancora non c’è. E dunque non c’è niente da raccontare, per il centrosinistra. Da come stanno procedendo le cose, tutto lascia supporre che anche nei prossimi venti giorni di campagna elettorale ci troveremo davanti il “progressismo reale” del centrosinistra. In effetti, se ci si pensa bene, la coalizione del leader Pd non potrebbe fare altrimenti: i vincoli del mercato e quelli delle compatibilità europee sono i paletti invalicabili. Bisogna muoversi Dentro quel limitato spazio di manovra, col pareggio di bilancio in Costituzione, se tutto va bene si cercherà di preservare qualche parvenza di “giustizia” ed “uguaglianza”. L’altra faccia della medaglia è costituita dalle favole berlusconiane: da ormai venti anni gli elettori del centrodestra preferiscono farsi accompagnare per mano nelle sceneggiature vanziniane che vedono Silvio performer piuttosto che farsi trascinare al suolo dai fiacchi propositi dei suoi oppositori.

Del tema si è occupato qualche anno fa Stephen Duncombe, docente alla New York University e attivista dei movimenti newyorchesi, nel saggio “Dream” (dreampolitik.com). L’autore prende le mosse dai dossier utilizzati da Bush Il Piccolo per giustificare l’invasione dell’Iraq – palesemente falsi eppure terribilmente efficaci – e per ragionare su come non sia la pretesa del “realismo” a spostare il consenso alle votazioni, ma la “narrazione” più efficace. Le storie hanno il potere di rendere accogliente il mondo che ci circonda e la sua complessità: Berlusconi e Grillo, in forme diverse, addomesticano la realtà e la consegnano agli italiani in forma semplificata. Il problema è che le sinistre che corrono alle elezioni pensano che essere antiberlusconiani (e alternativi alle destre) significhi smettere di immaginare mondi diversi. E che comunicare non sia raccontare storie che veicolino idee e che si possano fare circolare in forma collettiva, aperta e il più possibile riproducibile.

Essi vivono fra noi, sono simili a noi ma a guardarli con gli occhiali giusti si rivelano alieni maligni, scesi quaggiù per ingannarci, sfruttarci e farci del male. I messaggi subliminali che si nascondono dietro le loro accattivanti parole d’ordine vanno decrittati e convertiti: austerità=povertà, sviluppo=recessione, equità=diseguaglianza. They live. Intanto smascheriamoli. Leggi tutte le puntate.