POTERI

Essi Vivono. Cancelli e Cancellieri

Essi vivono fra noi, sono simili a noi ma, a guardarli con gli occhiali giusti, si rivelano alieni maligni, scesi quaggiù per ingannarci, sfruttarci e farci del male.

I messaggi subliminali che si nascondono dietro le loro accattivanti parole d’ordine vanno decrittati e convertiti: austerità=povertà, sviluppo=recessione, equità=diseguaglianza.

Nel Medio Oriente in fiamme cercano di piazzare sottocosto qualche industria decotta, in Siria soffiano sul fuoco, in Europa promettono che gli italiani ne accetteranno di ogni con il sorriso sulle labbra. Scrivono libri che deplorano questa rovinosa propensione a votare, abbaiano, mugolano, piagnucolano e comunque poi smentiscono in sale riservate accerchiate da soldati blu maneschi. Si confrontano in inutili e rissose primarie, scherzando con regole e finanziamenti occulti.

Quando non si dilettano con maldestri giochi di prestigio –tirar fuori dal cilindro il dinosauro o dividere un lacrimogeno ascendente in tre scie discendenti (ma poi gli avanza una quarta scia)– si impegnano assai a tener sotto controllo la situazione o meglio a strillare la loro intenzione con faccia feroce, quanto più sono incapaci di controllare, non dico la crisi e il rapporto debito-Pil, ma la semplice catena di comando della polizia o l’approssimativa coesione della loro maggioranza parlamentare. Da questo punto di vista la proterva incapacità di governo dei “tecnici”, di cui la Fornero è la versione caricaturale, si accoppia alla stupidità dei “politici”, specializzati nel menare il can per l’aia fino all’agognata sospensione dei lavori parlamentari il giovedì sera. Le vicende psichedeliche della legge elettorale o di quella sulla stampa, l’insabbiamento della riduzione delle province, dei costi della politica e della legge sull’omofobia (ma addirittura del doppio nome dei figli, per non parlare dello jus soli) testimoniano del distacco siderale fra pratiche politicanti, da una parte, emozioni e bisogni delle masse dall’altra. Loro si meritano i tecnici, noi non ci meritiamo né quei tecnici né quei politici.

Buon’ultima, malgrado le arie da madre di famiglia (ma chi vorrebbe essere suo figlio?), arriva la Cancellieri che, dopo un iniziale sbandamento, adesso ringhia per tener insieme i vari corpi repressivi e fronteggiare una situazione sempre più delicata. Con sovrano sprezzo dell’evoluzione del diritto e del dettato costituzionale richiede per i partecipanti ai cortei gli arresti in differita e misure amministrative (i Daspo), sulla base di una sperimentazione assai poco felice fatta con i tifosi. Vogliano vederli cancelli e tornelli lungo il percorso dei cortei…

Il prossimo passo saranno gli arresti preventivi, già preparati dalla tecnica del kettle e dell’identificazione massiccia di chi ci è rimasto incastrato. Una bella schedatura di massa dei potenziali sovversivi serve, altro che i numeri identificativi sui caschi dei poliziotti, come si usa nel resto del mondo. Dichiara la Cancellieri: «non possiamo consentire alla piazza di fare scelte che deve fare la politica». E qui il cerchio si chiude. I politici hanno abdicato a fare le scelte politiche delegandole ai tecnici (questo fu il senso della chiamata di Monti e ancor più lo sarà il Monti-bis), mentre i tecnici cercano di scaricare la loro fallimentare impotenza sulla repressione delle piazze che invece qualche idea politica alternativa cominciano ad averla. In Grecia, Portogallo e Spagna, ma a sprazzi pure in luoghi più nordici, con ritardo ma finalmente anche in Italia. E gli alieni si preoccupano, sorridono, minacciano. «Fanno quadrato» come i loro ruvidi sostenitori di Casa Pound, Forza Nuova o Alba Dorata. Temono che indossiamo gli occhiali giusti e constatiamo che sono solo l’1%.

They live. Intanto smascheriamoli.

UBIK