ITALIA

«Emilio libero», una lotta comune

L’attivista No Tav Emilio Scalzo è stato arrestato a Bussoleno e condotto in carcere su mandato di cattura internazionale. Immediata la solidarietà da parte di attivisti e attiviste, che continua da giorni con numerose iniziative

La repressione del movimento No Tav si fa transnazionale: nella mattinata di mercoledì 15 settembre è stato infatti arrestato in cella lo storico attivista Emilio Scalzo, fermato dai militari dell’Arma nella cittadina di Bussoleno (dove risiede) in esecuzione di un mandato di cattura europeo emesso dalle autorità francesi.

«Il fatto pare sia successo in mezzo alla strada con tanto di ammanettamenti e fuga, in perfetto stile da film poliziesco americano», ha scritto la pagina notav.info «Purtroppo, non si sono ancora degnati di dare informazioni né all’avvocato e – figuriamoci – tanto meno alla famiglia».

Scalzo, che tra l’altro si trovava agli arresti domiciliari da un paio di mesi, sarebbe accusato di aver aggredito un gendarme d’oltralpe durante una mobilitazione che si è svolta il maggio scorso al confine fra Italia e Francia di Claviere: dal campeggio “Sconfinamo le frontiere” decine di militanti erano partiti per una passeggiata resistente di protesta, volta a mettere in luce come le stesse strade e gli stessi valichi attraversati senza problemi ogni giorno da camion merci fossero poi teatro di “cacce all’uomo” operate dalla polizia nei confronti delle persone migranti (che, purtroppo, nel mezzo dei sentieri innevati del Monginevro talvolta incontrano addirittura la morte).

L’attivista arrestato mercoledì scorso, 66 anni, è inoltre membro del Nucleo Pintoni Attivi, un’iniziativa di stampo ironico prodotta dal movimento nel 2014 come risposta a un fantomatico appello che invitava gli attivisti contrari alla Torino-Lione a unirsi alla “lotta armata”, per ribadire il carattere popolare e “a viso aperto” della propria lotta.

Una vita da pescivendolo nei mercati dei paesi della valle, la sua è una figura molto conosciuta e molto amata – come sottolinea questo articolo del Centro Studi Sereno Regis. A lui Chiara Sasso ha dedicato il libro A testa alta.

«Si tratta la prima volta che qua da noi viene utilizzato un mandato europeo», ha dichiarato ai microfoni di Radio Onda d’Urto il militante No Tav Guido Fissore. «Il tutto, peraltro, avviene senza che ci fosse una condanna in contumacia e successiva richiesta di estradizione ma, semplicemente, per mezzo della sola denuncia». Immediata la solidarietà per Emilio Scalzo dal resto del movimento: lo stesso giorno dell’arresto attivisti e attiviste hanno organizzato una “apericena” presso il presidio di San Didero, mentre domenica una fiaccolata solidale si è snodata per le vie di Bussoleno.

In quell’occasione ha preso parola anche la sindaca della cittadina Bruna Consolini che – stando ai resoconti – ha sottolineato «l’importanza della difesa del proprio territorio e dell’azione davanti alle ingiustizie senza fermarsi alla sola indignazione». In tanti e tante hanno sfilato in corteo, portando striscioni e bandiere al grido di «Emilio libero».

Nel frattempo, anche l’attore e scrittore Moni Ovadia – che si trovava ieri in Valsusa per ritirare il premio Bruno Carli – si è rivolto in un video direttamente all’attivista, dicendo: «Emilio, hanno sempre arrestato i giusti. Uno duemila anni fa l’hanno crocefisso. Sii fiero di te. Molto fiero».

Un concetto che echeggia anche nelle parole di Nicoletta Dosio, altra storica attivista No Tav che si è espressa sempre ai microfoni di Radio Onda d’Urto: «Si tratta di un provvedimento che punisce persone che invece andrebbero premiate per la loro militanza continua dalla parte degli ultimi e dei desiderati, contro un sistema che è sempre più ingiusto e invivibile».

La stessa Nicoletta Dosio si è trovata a scontare undici mesi di detenzione per la sua militanza nel movimento e, per chi si oppone al progetto della Torino-Lione, se non arriva il carcere, ecco che “piovono” le multe: è il caso di centinaia di attiviste e attiviste che in questi giorni hanno ricevuto sanzioni pecuniarie per violazione delle misure anti-Covid.

Si capisce allora come la vicenda di Emilio Scalzo sia una vicenda che, in Valsusa e oltre, riguardi tutte e tutti e che la sua lotta sia una lotta comune a tante persone. Il movimento ha inoltre attivato un’iniziativa per spedire lettere di solidarietà all’attivista presso il carcere delle Vallette di Torino, dove si trova al momento detenuto. Il processo è previsto per il 29 settembre.

Tutte le immagini dalla pagina Facebook di Notav.info