ROMA

Emergenza Freddo. Il circolo Arci Sparwasser apre le porte ai senzatetto

Il circolo Arci Sparwasser, nel quartiere Pigneto, apre, fino a marzo, le sue porte ai senzatetto. Un’iniziativa, organizzata insieme ad altre associazioni, che rimarca le carenze dell’amministrazione capitolina

Da circolo Arci a rifugio per senzatetto: succede nel quartiere romano del Pigneto. «Siamo chiusi praticamente da marzo: abbiamo aperto durante l’estate con gli ingressi contingentati e quindi non potevamo ripartire con le attività, però continuiamo comunque a pagare l’affitto, le utenze e tutto il resto. Alla decima persona morta a Roma abbiamo deciso di mettere su questa iniziativa», racconta Diana Armento, la presidente del circolo Arci Sparwasser di via del Pigneto 215.

 

Negli spazi che dal 2015 hanno animato la vita culturale romana con serate musicali ed eventi culturali, da domenica scorsa è attivo il progetto Qui c’è posto.

 

«Noi non facciamo questo di mestiere, non abbiamo mai lavorato per strada: esistono associazioni che lo fanno e hanno un expertise straordinario sull’argomento e anche delle professionalità preparate. Non vogliamo assolutamente sostituirci a loro», prosegue Armento. L’iniziativa nasce infatti con il supporto organizzativo di Nonna Roma, il collettivo di volontari che, dal 2017, si occupa di «contrastare la povertà e le disuguaglianze economiche e sociali», come si può leggere sul loro sito.

«Nonna Roma stava già lavorando sull’emergenza freddo: tutte le sere cucinano per il dormitorio sull’Ostiense che accoglie dieci persone», ci spiega ancora Armento. Negli spazi dello Sparwasser sono invece sette i posti letto disponibili. «Attualmente quasi tutti i dormitori di Roma hanno questi numeri, otto/dieci persone, perché l’emergenza pandemica ha smantellato tutti i ricoveri più grossi che accoglievano quaranta o cinquanta persone tutte le sere. Ora hanno tutti queste dimensioni qua».

 

Una situazione che ha dunque reso più complicato trovare un rifugio caldo per chi è vive per strada.

 

A Roma dall’inizio dell’inverno sono già morte oltre dieci persone per la cosiddetta emergenza freddo: soltanto nelle ultime ventiquattro ore si sono registrati altri due decessi, uno alla Magliana e uno a Piazza Vittorio. Proprio nella recentemente riqualificata piazza del quartiere Esquilino vigili e operatori dell’Ama erano intervenuti qualche settimana fa per sgomberare le persone senza fissa dimora, sollecitate da una raccolta firme degli abitanti della zona. «Con Nonna Roma da qualche settimana abbiamo lanciato un appello pubblico per l’apertura delle stazioni», ci dice Rita Cantalino, socia e collaboratrice del circolo Sparwasser: «C’è bisogno di una risposta istituzionale al fatto che la gente sta morendo per strada».

 

 

Invece proprio dalle istituzioni arriva soltanto un assordante silenzio. «Sabato ho mandato la comunicazione all’assessorato per le politiche sociali e al quinto municipio dicendo che era attivo questo posto e non ci hanno mai risposto, né è venuto qualcuno», conferma la presidente Armento, che sottolinea: «L’iniziativa ha avuto una marea di visibilità. Però fare anche solo una telefonata vuol dire avviare una discussione che in questo momento nessuno vuole avere. Sembra che nessuno voglia mettere le mani nel pastrocchio che è stato fatto con l’emergenza freddo di quest’anno».

Già lo scorso inverno l’amministrazione di Roma Capitale aveva avuto problemi nella gestione dell’emergenza freddo: il sito Fanpage aveva, infatti, denunciato il mancato impiego di tre milioni di euro di fondi europei a disposizione per progetti abitativi per persone senza fissa dimora. «Il comune di Roma non ha mai reagito bene, ma quest’anno era molto più facile gestire le situazioni: gli spazi erano disponibili da subito, persino Federalberghi era disponibile. È palese che ci siano incapacità e mancanza di volontà».

 

Al contrario privati cittadini, associazioni del territorio e anche molti commercianti hanno risposto tempestivamente all’appello lanciato da Sparwasser per contribuire a Qui c’è posto.

 

Materassi e piumini nuovi sono stati donati dall’azienda Casa del Materasso, mentre numerosi abitanti del Pigneto hanno dato disponibilità a preparare piatti caldi per gli ospiti del neonato rifugio. «Noi abbiamo fatto un appello al quartiere per cucinare: ci hanno risposto quintali di gente, quindi ogni sera cucinano due persone che poi vengono a portare il cibo», aggiunge Armento: «Poi abbiamo fatto un appello ai commercianti di zona per portarci le colazioni e i pranzi al sacco. Al mattino noi li facciamo uscire, gli abbiamo dato una serie di posti dove possono andare a passare la giornata, ma noi chiaramente dobbiamo sanificare, quindi non possono restare».

 

Sanificazione e lavanderia quotidiane rappresentano alcune tra le difficoltà, anche economiche, maggiori, ma quest’anno l’emergenza Covid ha moltiplicato le problematiche per chi si occupa di volontariato e ospitalità.

 

«Noi facciamo tamponare chiunque venga a dormire», chiarisce Armento. Lavorando in stretta connessione con altre organizzazioni, come Pensare Migrante, la sede locale di Sant’Egidio e il progetto Akkittate (avviato da un altro circolo Arci, Pianeta Sonoro sulla Casilina), Sparwasser ha costruito una rete di intervento che garantisce sicurezza per ospiti e volontari. «Quando gli ospiti sono accompagnati dalle associazioni, chiediamo alle stesse di dargli una mano a fare il tampone. In altri casi, se ci vengono segnalati la mattina riusciamo a organizzarci noi con la farmacia qui accanto».

Non sempre va tutto liscio, ma anche in questo caso non si è fatta attendere la solidarietà dei romani: «La prima sera si sono presentati in due e non era una cosa già organizzata. Quindi abbiamo chiesto se c’era un medico in zona che avesse dei tamponi disponibili e un ragazzo gentilissimo è venuto appena smontato il turno».

 

 

Ancora una volta è il privato a dover coprire lacune che riguardano invece la salute pubblica e la collettività. «La nostra non è soltanto una risposta al freddo meteorologico, ma anche all’indifferenza delle istituzioni che è glaciale e agghiacciante», recrimina Cantalino, aprendo un altro tema che l’iniziativa di Sparwasser porta in superficie.

Le fa, infatti, eco la presidente del circolo: «Per noi questo è un modo per fare emergere la contraddizione degli spazi che rimangono chiusi e dell’amministrazione che non fa nulla: se si fosse voluto trovare davvero delle strutture (teatri, cinema, persino le università sono chiuse), gli spazi quest’anno non mancavano certamente».

Insiste Cantalino: «Alberghi e b&b sono vuoti, moltissime strutture di privati non possono essere utilizzate e noi, che siamo dei semplici affittuari, continuiamo a pagare per tenere chiuso. A questo punto possiamo renderci utili nel garantire un’accoglienza degna a chi in questo momento è in oggettiva difficoltà».

 

Foto di copertina e nel testo di Renato Ferrantini