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Elezioni israeliane: un voto non per tutti

In Israele si avvicina la data delle elezioni, ma non tutti quelli che vivono sotto il controllo israeliano andranno a votare. Un’analisi su chi ha diritto di voto e chi questo diritto lo vedrà negato.

Il 9 aprile del 2019 in Israele si terranno le elezioni generali. Israele andrà ai seggi per scegliere i suoi capi e rappresentanti. Se gli israeliani sono scontenti di come le cose stanno andando, come i cittadini di tutte le democrazie del mondo, il loro voto aiuterà a ricalibrare la direzione ideologica e politica del Governo e delle istituzioni che esso controlla.

In astratto, questo potrebbe suonare come una pratica democratica giustamente uniforme. Ma non c’è niente di uniforme nella democrazia di Israele.

I cittadini israeliani votano alle elezioni e scelgono dei leader eletti e come questi governeranno la nazione. Ma il Governo israeliano non governa solo sui cittadini israeliani, o, per meglio dire, non solo su Israele.

Circa 14 milioni di persone vivono sotto il controllo di Israele. L’entità di questo controllo varia, così come la possibilità di queste 14 milioni di persone di esercitare a loro volta controllo sulle politiche, le personalità e le istituzioni che determinano così tanto della vita quotidiana.

Alla fine del 2018, la popolazione di Israele era di circa 8.972.000 persone. Questa cifra include più di 330.000 Palestinesi residenti a Gerusalemme Est che non possiedono la cittadinanza israeliana e quindi nemmeno il diritto di voto alle elezioni nazionali. Quello stesso numero, inoltre, include più di 214.000 Ebrei Israeliani che vivono a Gerusalemme Est occupata e più di 435.000 Ebrei Israeliani che vivono nei territori occupati in West Bank.

E poi c’è West Bank, che è stato governato non democraticamente dall’esercito di Israele sin da quando questo ha occupato il territorio nel 1967. Il Primo Ministro Netanyahu ha giurato e spergiurato che Israele non rinuncerà mai al controllo militare su West Bank.

In quel territorio, sul quale Israele progetta di governare permanentemente, vivono più di 2.623.000 Palestinesi (più di 2.953.000, includendo i Palestinesi di Gerusalemme Est), che non hanno diritto di voto alle elezioni Israeliane. In West Bank, Israele e il suo esercito sono responsabili di tutto, dalle strade alle infrastrutture, e decidono chi può vivere lì, chi può costruire dove o cosa, chi è ammesso dentro e fuori West Bank, a chi è concesso tenere proteste politiche (solo agli Ebrei), che leggi ci sono e come queste devono essere rispettate, e se a loro sarà mai concessa l’indipendenza.

I 435.000 Ebrei Israeliani che vivono in West Bank hanno diritto di votare nelle elezioni che possono determinare ognuna di queste linee politiche. Loro hanno eletto rappresentanti che possono lavorare per rimediare ad ogni rimostranza che possono manifestare sul modo in cui queste politiche inficiano sulle loro vite. I 2.623.000 Palestinesi che vivono nello stesso territorio non hanno diritto di votare nelle elezioni che possono determinare ognuna di queste linee politiche. Quando le loro vite vengono inficiate negativamente dallo Stato democratico che regola così tanti aspetto delle loro vite, non hanno niente di cui avvalersi all’interno di quel sistema democratico per ovviare a quei problemi.

E poi c’è la Striscia di Gaza. Nonostante Israele abbia ritirato le sue truppe all’interno della Striscia di Gaza nel 2005, esso controlla ancora una grande quantità di aspetti significativi della vita nella Striscia e nel modo in cui questa viene governata. Israele determina quello che può essere importato ed esportato. Chi può entrare ed uscire dal territorio, chi può viaggiare fra West Bank e Gaza. Israele ha anche dichiarato unilateralmente una zona cuscinetto di territori agricoli dentro il territorio di Gaza e impone chi può accedervi; determina e fa rispettare i limiti su dove i pescatori Palestinesi possono pescare, controlla la corrente elettrica e, addirittura, deve dare il suo permesso per l’ingresso di capitali esteri a Gaza provenienti da uno stato terzo per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici.

Nessuna delle 1.961.000 persone residenti a Gaza ha diritto di votare alle elezioni democratiche che possono modificare la linea politica, che comprendono quanta violenza Israele può usare contro di loro.

Così quando in Israele si voterà ad Aprile, quando tutti staranno parlando di democrazia, ricorda che delle più di 13.556.000 persone le cui vite sono direttamente influenzate dalle politiche israeliane, solo 8.642.000, o circa il 64% di loro, avrà il diritto di partecipare in quella democrazia.

Nei territori occupati in West Bank e Gerusalemme Est, dove Israele esercita un assoluto e diretto controllo sulla vita quotidiana, 650.000 coloni israeliani possono votare mentre 2.953.000 Palestinesi nello stesso territorio non possono farlo. Per dirla in altro modo, delle 3.603.000 persone che vivono nei territori occupati di West Bank e Gerusalemme Est, solo il 18%, o meno di uno su cinque, può votare in quelle elezioni che influenzano quasi ogni aspetto della sua vita.

E dei 6.463.000 Palestinesi che vivono sotto vari livelli di controllo israeliano in territori pienamente o parzialmente controllati da Israele, solo 1.548.000 (il 24%, o meno di uno su quattro) hanno il diritto di voto nelle elezioni israeliane.

Alcune note statistiche: ad eccezione del numero di Ebrei e Palestinesi che vivono a Gerusalemme Est occupata, che risale alla fine del 2016 e che può considerarsi inferiore a quello attuale, tutti i numeri riportati provengono ufficialmente dalle proiezioni della fine del 2018 pubblicate rispettivamente dal “Palestinian Census Bureau” e dall’”Israeli Central Bureau of Statistics”. Entrambe le agenzie includono i Palestinesi residenti nei loro dati, così le somme finali sono corrette di conseguenza per evitare una doppia conta. Infine, i dati non si riferiscono solo alla popolazione in età da voto, ma alla popolazione nella sua interezza, e quindi tecnicamente non si riferiscono all’ammissibilità di un elettore a queste elezioni ma più che altro a chiunque nel corso della vita avrà diritto di voto secondo l’attuale legge di regime sul voto. Inoltre, c’è un piccolo numero di Palestinesi di Gerusalemme Est che ha acquisito la cittadinanza Israeliana negli anni, a cui si aggiunge un piccolo numero di cittadini Palestinesi che si sono trasferiti a Gerusalemme Est ed Ovest.

 

Articolo apparso sul sito 972mag

Traduzione di Simona De Gennaro per DINAMOpress