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“Dinamo” futurista

Il 2019 è l’anno in cui si festeggia il centenario della rivista “Dinamo”, organo di stampa del movimento futurista, mix di teoria, disegni, poesia e teatro. Dalla rivista prendiamo in prestito il nome e gli intenti creativi, senza invece accettare il principio di separazione tra arte e politica

DINAMO e DINAMOPRESS

 

Nel 1919 vedeva la luce la rivista futurista “Dinamo” e quasi cento anni dopo nasceva il nostro sito on line con lo stesso nome. Quello di una macchina capace di trasformare il lavoro meccanico in energia elettrica, ma in grado di funzionare anche in senso inverso, ossia come motore. Quello che “Dinamopress” ha fatto in questi anni con il suo lavoro, cercando di immettere energia e raccogliere tutta la forza che si genera nei movimenti.

Un caso aver scelto lo stesso nome? Crediamo al contrario che dietro a questa scelta ci sia il riconoscimento di molte analogie. Intenti comuni fra noi e loro.

La stessa volontà di rompere con la tradizione e con il conformismo della comunicazione, di mettere insieme lotte eterogenee e trasformare la potenza delle parole e della cooperazione produttiva in atti e istituzioni sovversivi. La stessa necessità di produrre nuovi linguaggi, immagini, inchieste, risate e gesti.

L’esigenza che aveva la rivista futurista di separare lo spazio dell’arte da quello della politica non è invece la nostra, che al contrario pensiamo che politica e espressione artistica debbano procedere insieme.

 

 

 

LA RIVISTA FUTURISTA

 

Cento anni fa, nel febbraio del 1919, usciva a Roma la rivista futurista “Dinamo”. Di piccolo formato, elegante nella sua veste economica, costava infatti cinque centesimi, si presentava con una testata a caratteri cubitali, alti e stretti. Apparve con cadenza mensile fino al settembre-ottobre dello stesso anno, stampata dall’Impresa Editoriale Ugoletti che aveva sede in una delle strade del centro, via Condotti. Dapprima diretta da Emilio Settimelli, Mario Carli e Remo Chiti, dal maggio dello stesso anno passò nelle mani del capo del movimento futurista, Filippo Tommaso Marinetti. Ne apparvero in tutto sette fascicoli.

Proponendosi come «organo intransigente del movimento futurista», “Dinamo” nacque dall’esigenza di conservare uno spazio autonomo per l’arte nel momento in cui il futurismo era sceso nell’arengo della politica con il progetto di un proprio partito, che peraltro aveva la sua tribuna nel periodico “Roma futurista”. Pubblicate dallo stesso editore, le due riviste erano strettamente legate e molti collaboratori partecipavano a entrambe, come Giacomo Balla, Franco Bernini, Paolo Buzzi, Francesco Cangiullo, Leonardo Castellani,Cesare Cerati, Bruno Corra, Mina Della Pergola, Luciano Folgore, Crescenzo Fornari, Fulvia Giuliani, Jamar 14, Neri Nannetti, Federico Pinna, Francesco Balilla Pratella, Enrico Rocca, Luigi Russolo, Giuseppe Steiner, Volt.

 

 

La scelta della divisione tra la dimensione politica e quella aristico-letteraria veniva annunciata sul primo numero di “Dinamo” nello scritto intitolato Che cos’è il futurismo. Nozioni elementari, firmato da Marinetti, Settimelli e Carli, in cui si legge che «il movimento futurista artistico è separato dal movimento futurista politico».

L’agile pubblicazione, infatti, intendeva essere una palestra per le esercitazioni artistiche e letterarie di un’avanguardia che con «le sue scoperte stupefacenti, la brutalità delle sue espressioni polemiche e gli slanci temerarî delle sue intuizioni» era molto avanti rispetto al gusto corrente e dunque rischiava di non essere compresa da coloro che condividevano esclusivamente il programma politico del futurismo.

I fascicoli, di una trentina di pagine, generalmente non avevano immagini in copertina, solo sul numero di aprile fu pubblicato un Bozzetto di animali metallici di Fortunato Depero. Dal successivo l’assetto grafico fu semplificato con la scelta di stampare i nomi dei collaboratori ‘a scaletta’ sotto la testata, il che contribuì a dare maggiore dinamismo alla prima pagina.

 

All’interno, si alternavano testi teorici, parole in libertà, prose, sintesi teatrali e disegni. La rivista ha pubblicato importanti manifesti come La declamazione dinamica e sinotticae Il proletariato dei genialidi Marinetti, il Teatro futurista sintetico di Marinetti, Settimelli e Corra, Il teatro aereo futurista di Fedele Azari, L’arte dei rumori. Nuova voluttà acustica di Luigi Russolo, Architettura futurista di Virgilio Marchi. Il primo numero ha proposto anche un inedito dello scomparso Umberto Boccioni, Il pittore futurista Virgilio Funi.Tra le curiosità, un romanzo sintetico: Velocità di Volt.  

Su queste pagine ha esordito Benedetta Cappa, destinata a ricoprire nel movimento un ruolo significativo come artista totale, pittrice, scrittrice e scenografa. Si era appena legata a Marinetti quando, sotto la firma di «Benedetta fra le donne parolibera futurista», ha presentato sul primo numero di “Dinamo”  Spicologia di 1 uomo, una tavola in cui attraverso la figura geometrica di una stella a dieci punte viene raffigurata una personalità maschile nelle sue diverse sfaccettature psicologiche: al centro un cerchio con iscritta la parola «vuoto» circondata come in un vortice da altri termini, «orgoglio», «ambizione», «ideali», «materialismo», «sensualità». Un lavoro asciutto e concettuale.

 

 

La rivista si apriva anche al contributo dei più giovani, da Rico Capri, autore di un disegno astratto-analogico intitolato Treno + fischio acutamente lanciato nello spazio + pacato verde in discesa, alle parole in libertà di Cesare Andreotti che descrivevano una Stazione. Tra le numerose opere grafiche, si possono ricordare L’ostessadi Primo Conti, Ricerche di movimento di Lucio Venna e Matoum. Marionetta luminosa realizzata da Enrico Prampolini per il dramma Matoum et Tévibar di Pierre Albert-Birot, che debuttò il 14 maggio 1919 al Teatro dei Piccoli di Vittorio Podrecca.

Dal quarto numero il periodico si concludeva con la rubrica Caffè-Concerto dedicata a cronache artistiche e teatrali, o a polemiche, tra cui quella ingaggiata sul sesto numero contro il dadaismo, definito «roba di seconda mano», «una specie di infantilismo e di balbettamento, che puzza alquanto di tedescheria».

Nell’era della comunicazione digitale è giusto ricordare questo giornale di creativi, confezionato con allegria e quel dinamismo programmaticamente evocato nel titolo.

 

 

IMMAGINI

 

  1. L’immagine di copertina risulta dalla composizione della copertina “Dinamo”, n. 4, maggio 1919 e di un disegno di Lucio Venna, Ricerche di movimento,“Dinamo”, n.1, febbraio 1919.
  2. Rico Capri, Treno + fischio acutamente lanciato nello spazio + pacato verde in discesa,“Dinamo”, n. 1, febbraio 1919.
  3. “Dinamo”, n. 3, aprile 1919. In copertina un disegno di Fortunato Depero.
  4. Enrico Prampolini, Matoum. Marionetta luminosa, “Dinamo”, n. 6, luglio-agosto 1919.
  5. Benedetta Cappa, Spicologia di un uomo, Dinamo”, n.1, febbraio 1919.
  6. Cesare Andreotti, Stazione, Dinamo”, n. 2, marzo 1919.
  7. Primo Conti, L’ostessa ,“Dinamo”, n.1, febbraio 1919.