ROMA

Dalle città invivibili alle città recuperate: Alexis Occupato, un progetto per tutte e tutti

Un contributo alla discussione da Alexis, per un’assemblea venerdì 2 dicembre sul futuro dello spazio occupato di viale Ostiense

«Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.»

(Italo Calvino, da “Le città invisibili”)

“Ripensare le città a partire da chi le vive” è l’impegno che da anni i movimenti e le realtà sociali presenti nei territori portano avanti, tramite lotte e progettualità capaci di lavorare insieme a quei soggetti che dalle città e dai loro servizi vengono progressivamente esclusi. “Ripensare la città” oggi a Roma, dopo un lungo periodo di commissariamento e sotto la minaccia di un debito ingestibile che ha portato allo smantellamento del pubblico in favore di processi selvaggi di privatizzazione, significa innanzitutto riportare al centro una riflessione ed una pratica politica, a partire dalla domanda “Chi decide cosa sui territori?”.

La politica nei termini di programmazione e scelta collettiva sull’allocazione delle risorse abbandona il suo ruolo in favore di una valutazione asettica tutta basata sugli “incontestabili” quanto iniqui parametri del debito.

In questa città, capitale malconcia e perfetto simbolo dello stato di salute della società italiana, il tema del debito è quanto mai centrale: dall’ultimo commissariamento che ha visto il prefetto Tronca governare con tagli lineari e sgomberi, di spazi sociali e associativi (persino quelli dei malati di SLA), fino alla campagna elettorale dove i vincitori 5 stelle si sono presentati con la proposta di un’auditoria pubblica in grado di valutare la reale entità di un debito che oscilla tra i 9 e i 13 miliardi di euro. Il ricatto del debito, che abbiamo analizzato con la rete Decide Roma tanto nella sua quantificazione che per il meccanismo di formazione (il cui contributo trovate a questo link), stronca sul nascere qualsiasi istanza dei cittadini che reclamano servizi e diritti: dai canili comunali alla ripubblicizzazione dell’acqua, dagli asili nido ai trasporti, dalla sanità pubblica alle politiche abitative.

In questa città, nella zona sud, continuiamo ostinati a pensare e proporre un’alternativa.

Alexis, gentrificazione o resilienza?

In questo senso, Alexis occupato nasce il 6 dicembre 2012 da un gruppo di precari, studenti e disoccupati che scelgono di mettersi in gioco. L’idea è che la propria emergenza abitativa – una contraddizione insanabile in una città che si vorrebbe smart e capitale globale e che invece fallisce nel garantire diritti fondamentali quali la casa, la formazione, la sanità etc… a chi la abita – possa diventare una chiave per ripensare il diritto alla città, attraverso percorsi politici e culturali.

A distanza di quasi 4 anni, Alexis è uno spazio abitativo ma anche il nodo di una rete che dà vita ad esperienze mutualistiche e cooperativistiche: la Libreria indipendente Piuma di Mare, un’aula studio, una trattoria popolare e sportelli di consulenza gratuita.

Tutto questo accade in un quadrante della città, lungo la via Ostiense, in cui maggiormente si sono concentrati gli effetti della gentrificazione che, negli ultimi 15 anni hanno stravolto l’aspetto di quello che era una quartiere operaio e popolare riconvertendolo in luogo del consumo, della movida notturna e dell’università azienda che lungi dall’aver migliorato il territorio l’ha invece cannibalizzato.

Si dirà che questo sviluppo porta ricchezza ma noi conosciamo bene la natura dei contratti precari, dei voucher e del lavoro nero che vanno per la maggiore nell’industria del divertimento e dell’intrattenimento notturno, così come conosciamo gli effetti di queste trasformazioni in termini di aumento del costo della vita e degli affitti. Se non si è un “soggetto bancabile”, come la maggior parte di noi, in questa città come nel resto del paese si è costretti alla marginalità o all’esilio (107.000 gli italiani emigrati nel 2015 di cui il 37% giovani tra i 18 e i 34 anni).

Noi vogliamo immaginare e costruire un futuro diverso, capace di rimettere al centro le esigenze concrete e il benessere delle persone e non della loro ombra di consumatori.

Progetto di recupero/autorecupero di uno spazio pubblico e Delibera regionale

L’idea dell’occupazione nasce da subito con un forte spirito pratico. La palazzina fatiscente e abbandonata da anni è stata rimessa a posto ed oggi ospita circa 20 persone. Oltre ai lavori di sistemazione all’interno anche la facciata ridipinta da vari artisti, tra cui Blu, racconta dell’idea di bellezza per tutti che si deve rivendicare nelle nostre città.

Con l’aiuto di un architetto, già da anni impegnato sui temi del recupero urbano e dello stop al consumo di suolo, abbiamo prodotto un progetto innovativo che permetterebbe la realizzazione di 10 moduli abitativi accanto a spazi sociali aperti al quartiere.

La proposta di recupero del patrimonio immobiliare pubblico dismesso ai fini abitativi ci ha da sempre convinto: permette il recupero di stabili altrimenti destinati al degrado o a privatizzazioni forzate dettate da logiche di speculazione finanziaria. Permette ai ceti sociali meno abbienti di rimanere nel cuore della città consolidata e inverte la tendenza a trasformare i centri storici in città vetrina ad uso e consumo di turisti e pellegrini. Permette altresì di fermare il consumo di suolo con la costruzione di sempre nuovi quartieri nel nulla impattanti per l’ambiente e privi dei servizi e delle infrastrutture necessarie agli abitanti.

Questo è il modello previsto dalla legge regionale del Lazio numero 55 del 1998 strappata dai movimenti di lotta per il diritto all’abitare e che, non senza difficoltà e magagne burocratiche, ha comunque conquistato case e dignità per persone e famiglie che altrimenti non avrebbero potuto permettersela.Del resto la stessa Raggi ne ha fatto un pilastro all’interno della campagna elettorale e la sua giunta é stata rappresentata dall’assessore all’urbanistica alla presentazione della proposta di legge del M5S al senato.

Dalle parole ai fatti

Non pensiamo certo che questo piccolo progetto, benché di qualità, possa risolvere la complessità della questione abitativa romana ma può rappresentare un prototipo da replicare sulla vastità del patrimonio pubblico inutilizzato per dare risposte concrete alle tante forme di disagio abitativo.

Per questo da 4 anni ormai sollecitiamo questa soluzione, e più in generale lo sblocco di finanziamenti all’edilizia residenziale pubblica, per noi e per tutti partecipando anche ad incontri istituzionali con i responsabili delle politiche abitative di Roma e del Lazio.

Il nuovo “Piano straordinario per l’emergenza abitativa nel Lazio e attuazione del Programma per l’emergenza abitativa per Roma Capitale”, varato dalla Regione nel marzo scorso, finalmente valorizza tra le best practices in tema di politiche abitative le pratiche del recupero e dell’autorecupero, indicando anche luoghi e finanziamenti per far partire le sperimentazioni e i progetti pilota.

Il testo regionale è stato però boicottato dall’Amministrazione commissariale del prefetto Tronca e dalla sua sopra ricordata politica ragionieristica e priva di visione.

Ora la sfida si riapre con una nuova amministrazione che ha visto tra i suoi slogan quello del consumo di suolo zero e che si è accreditata il voto del cambiamento rispetto alle passate gestioni clientelari e rapaci. Sarà di nuovo l’accordo capestro con la grande rendita immobiliare che da sempre governa Roma a vincere o saranno nuovi modelli dal basso di riappropriazione del welfare negato a cambiare il volto di una città ormai stremata e stressata?

Ma il tempo del cambiamento non è quello infinito della speranza bensì quello scandito dalle continue minacce di sgombero rispetto alle quali chiediamo l’immediata presa di posizione di chi pensa che la politica e la giustizia sociale vengano prima di questura e magistratura.

Noi, per parte nostra, vogliamo mettere a disposizione la nostra determinazione e la nostra piccola ma significativa esperienza in un processo pubblico e trasparente di partecipazione e decisionalità dal basso.

Con questo testo vogliamo invitare tutti e tutte alla partecipazione e alla costruzione di un’assemblea cittadina, che si terrà il 2 dicembre h18.00, dove presenteremo il progetto di recupero di Alexis e ci organizzeremo per le future iniziative, campagne e mobilitazioni.