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MONDO
Dal mondo verso Gaza, per fermare il genocidio
In partenza da tutto il Mediterraneo la Global Sumud Flottilla verso Gaza, a oggi il più grande tentativo navale internazionale di denunciare il genocidio e di rompere l’assedio. Il 7 settembre si terranno a Roma e a Catania due manifestazioni di solidarietà
Dopo le partenze di Barcellona e Genova, la Global Sumud Flotilla salperà il 7 settembre da Catania.
Da lì, la flotta si unirà alla componente in partenza dalla Tunisia e si avvierà quindi verso Gaza.
Si è già scritto e detto molto su questa iniziativa che, a differenza di altri tentativi di solidarietà internazionale durante questi due anni di genocidio, è riuscita ad acquisire notevole visibilità mediatica.
Vale però la pena ricordare alcuni tratti fondanti di questa azione e della sua storia.
Lo Steering Committee della Global Sumud Flotilla è formato da più soggetti internazionali (Global Movement to Gaza, Freedom Flotilla Coalition, Maghreb Sumud Convoy e Sumud Nusantara). La nave ha scelto volutamente la nonviolenza come strategia operativa per garantirsi legittimità, sicurezza e sostegno internazionale. Gli obiettivi sono chiari: rompere l’assedio navale, sostenere concretamente con aiuti umanitari la popolazione, denunciare il genocidio in corso e la complicità e l’inazione dei governi internazionali.
Si chiama Global Sumud Flotilla perché sumud è una parola araba molto densa, significa “capacità di resistenza con determinazione” ed è stata da anni associata come tratto distintivo della resistenza palestinese all’apartheid.
La flotta nasce a partire dalla richiesta esplicita di molti gruppi della società civile palestinese e cerca in ogni dichiarazione e comunicato di porre l’attenzione sulla situazione attuale a Gaza e sulle motivazioni dell’azione, nonostante i media mainstream spesso si focalizzino sulle persone celebri che sono salite a bordo. Anche gruppi palestinesi, oltre a quelli della richiesta iniziale, in questi giorni si uniscono nel sostegno.
Non è la prima Flotilla che vuole rompere l’assedio, si ricorderà la Mavi Marmara, attaccata dall’esercito israeliano nel maggio 2010, causando 12 morti tra i membri dell’equipaggio. Altre imbarcazioni hanno tentato l’impresa nel 2011, nel 2015 e nel 2018. Più recentemente, in questi due anni dall’inizio del genocidio, due piccole imbarcazioni – Handala e Madleen – a distanza di pochi mesi hanno tentato di portare aiuti, terminando con arresti, deportazione dell’equipaggio e sequestro dell’imbarcazione.
Questa volta la flotta cerca di evitare di essere repressa in modo così brutale grazie al profilo mediatico, alla presenza di persone conosciute e all’impatto dato dalle dimensioni notevoli – più di 50 barche e centinaia di persone nell’equipaggio.
Colpisce e fa ben sperare la reazione del movimento di solidarietà alla Palestina rispetto alla missione. A Genova e a Barcellona una folla notevole ha voluto salutare le partenze delle navi e in questa settimana si sono moltiplicate iniziative a supporto praticamente in ogni parte della penisola. Giovedì – data inizialmente ipotizzata per la partenza da Catania – è stata chiamata come giornata di mobilitazione e sono innumerevoli gli eventi pubblici in solidarietà con le imbarcazioni in partenza.
Nella sola città di Roma tra il 4 e il 6 settembre sono previste 15 iniziative che culmineranno con un grande corteo notturno la sera di domenica 7 settembre – giorno ufficiale di partenza da Catania – concentramento alle 19.00 da Piazza Vittorio e la richiesta esplicita di presenza solo di bandiere palestinesi e della pace, come già accaduto a Genova.

Tra i motivi della crescente attenzione mediatica senza dubbio vi è pure il fatto che la mobilitazione è riuscita a raccogliere il sostegno di una quantità significativa di personalità del mondo artistico, culturale e politico. Molte di queste in coerenza con quanto fatto finora, alcune che invece avevano tenuto un profilo più basso fino a questo momento. Tuttavia è evidente che questo non sia il momento storico di discutere sulla coerenza o meno del sostegno offerto da singoli soggetti, è il momento invece di unire le forze e riuscire a costruire un movimento di massa per porre fine alle atrocità in corso a Gaza.
L’aggravarsi della situazione umanitaria nella Striscia rende evidente a chiunque che non saranno i tanti alleati di Israele a interrompere il genocidio in corso: agire dal basso e creare pressione è l’unica alternativa possibile.
Le 50mila persone che hanno manifestato a Genova la sera del 31 agosto dimostrano che c’è una solidarietà forte radicale e incondizionata in questo Paese, che forse non ha trovato sempre gli spazi adeguati di espressione, a volte anche per i limiti stessi delle mobilitazioni costruite. Ora lo spazio potenziale di allargamento è presente ed è necessario coglierlo nel modo migliore. La Global Sumud Flottilla ha la capacità di avere un significato concreto e al tempo stesso di irrompere nell’immaginario globale, quale forza lillipuziana che prova a fermare una potenza nucleare che da due anni conduce un genocidio mentre il mondo assiste in diretta senza agire. La Global Sumud Flotilla ha la capacità di promuovere quella forma di solidarietà internazionale concreta e agita con il proprio corpo, che è stata impedita in questi due anni e che sa generare speranza.
Questo il “Canale Romano” a supporto della Global Sumud Flotilla https://t.me/sumudsupportersroma con aggiornamenti mobilitazioni, appuntamenti, dirette, iniziative, interventi dalla GSF
L’immagine di copertina è di Gulcin Bekar, concessa tramite il sito globalsumudflottilla.org
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