MONDO

Giovani cooperanti obbligate a lasciare il Rwanda

Due cooperanti italiane saranno rimpatriate per assenza di accordo tra i governi: c’è spazio solo per la cooperazione embedded.

Da Ottobre 2012 Bruna Serio e Manuela Gallo vivono in Rwanda per un progetto di cooperazione dal basso, nell’ambito del progetto di Servizio Volontario Europeo (Rwanda ‘Join the CREW2012 – Community Reconciliation Empowerment Women’).
Qualche settimana fa Bruna aveva scritto per Dinamo un articolo che spiegava il progetto Rwanda Crew. Studentessa di Scienze Politiche, attivista dell’associazione Yo Migro, in questi mesi ha curato il blog RWANDACREW, su cui c’è un bel diario che racconta l’esperienza di cooperazione e di scambio interculturale.

Ora Bruna e Manuela sono costrette a lasciare il Rwanda, perché non gli viene concesso il visto. Stanno vivendo sulla propria pelle tutte le difficoltà di migrare, anche se temporaneamente. In queste lettere annunciano che il progetto proseguirà anche a distanza.


Care amiche e cari amici di Rwanda C.R.E.W.,

Ragioni più grandi di noi ci obbligano a lasciare il Rwanda, Paese in cui si è svolto parte del progetto “Join the CREW” a fianco all’Associazione locale SEVOTA. Non siamo ancora arrivate a metà del nostro progetto, nel quale crediamo fin dall’inizio.

Ci è stato negato il visto, perché in un Paese, che si dice democratico, è impossibile essere volontarie, in mancanza di un accordo con il Paese di provenienza.

In questi mesi abbiamo conosciuto la vita del migrante in Rwanda, fatta di piccoli e grandi ostacoli che a volte, come nel nostro caso, rendono impossibile il diritto di libera circolazione e permanenza della persona umana nel territorio nazionale. E’ un diritto nel quale, nonostante tutto, continuiamo fermamente a credere, soprattutto perché l’Africa e gli africani, nonostante le barriere burocratiche, continuano ad appellarsi alle regole e alle leggi dell’accoglienza.

In ogni caso la passione che abbiamo avuto in questi mesi non svanirà a causa di chi non sa riconoscere le potenzialità e il valore di progetti interculturali come il nostro.

Torniamo, infatti, piene di energia per dare continuità a ciò che è solo iniziato nel cuore dell’Africa, invitandovi tutti e tutte a continuare a seguirci nelle iniziative che organizzeremo al nostro rientro.

Vi ringraziamo tutti per averci supportato e per aver diffuso le esperienze di Rwanda CREW. Ringraziamo SEVOTA e ARCS Culture Solidali per aver permesso tutto ciò, in particolare le nostre referenti italiane e ruandesi che ci hanno accompagnato con energia e coraggio fino in fondo.

Quindi continuate ad esserci! STAY TUNED!!


Lettera indirizzata all’associazione SEVOTA

Care amiche, Cari amici,

Ragioni più grandi di noi, ci obbligano a lasciare il Paese. Non siamo ancora arrivate a metà del nostro progetto, nel quale crediamo fin dall’inizio.

Iniziamo col ringraziarvi. Grazie a SEVOTA tutta, alle sue donne (membri e beneficiarie), grazie a Godelieve che ci ha guidato ed accolto in un modo speciale, essendo per noi, Coordinatrice, certamente, ma anche amica, sorella e madre. Grazie a tutte le persone che circondano SEVOTA, le quali hanno reso possibile in nostro soggiorno in Rwanda. Grazie ad ognuno/a di voi, che ci ha arricchito dandoci la possibilità di scambiare le nostre diverse esperienze e le nostre culture.

Ci avete confermato che « Insieme è possibile », e anche se noi non saremo fisicamente al vostro fianco, consideriamo che i nostri cuori e anime restino insieme per continuare ad agire, in grande ed in piccolo, per contribuire alle dinamiche positive nel nostro mondo. Ci piace credere che la cooperazione, ad ogni livello, sia uno degli elementi fondamentali per un cambiamento costruttivo verso la pace.

Lavorare insieme significa per noi, non solo collaborare, ma anche scambiare energie, strategie ed arricchirsi reciprocamente.

E’ questo che le donne di SEVOTA ci hanno mostrato nel loro lavoro quotidiano e nel percorso di gruppo e individuale per ricostruirsi. Loro continuano a camminare a testa alta con forza ed eleganza di fronte alle problematiche che spesso causano conflitto nelle loro vite. Ci hanno insegnato molto dandoci molteplici occasioni di riflessione. Immaginiamo, sappiamo che si tratta dei frutti del lungo lavoro di SEVOTA per quanto riguarda la sensibilizzazione e la formazione in materia di diritti umani, il lavoro sull’inclusione sociale e il reinserimento economico, e il lavoro fondamentale nei forum a partire dall’esperienza di URUNANA. SEVOTA ha creato una catena di solidarietà che continua a svilupparsi!

Ogni passaggio ed esperienza con voi è stata fondamentale. Gli incontri con le donne nelle zone rurali, i forum, le attività con i bambini ed i giovani.

La nostra esperienza del corso di inglese è stata, non solo, un’occasione per insegnare l’inglese, ma anche e soprattutto per condividere e dedicare il nostro tempo e la nostra energia (ciascuno-a di noi) per la conoscenza reciproca e per dare una possibilità all’apprendimento tra le culture, essendo convinte che lo scambio interculturale è parte del miglioramento personale, perché stimola la tolleranza, la flessibilità e la curiosità.

Anche se il nostro progetto non termina nelle date previste, continuiamo il nostro cammino.

Realizzeremo un video-reportage, delle giornate di sensibilizzazione/informazione sulla realtà di SEVOTA e delle donne in Rwanda. Daremo continuità e visibilità a ciò che abbiamo appreso, alla storia di SEVOTA e delle sue donne, alla storia del Rwanda, alla storia del percorso che abbiamo condiviso.

Partiamo con la gioia e con il sorriso essendo convinte che esperienze, come questa, non hanno fine.

Les filles des bananerais,
Bruna e Manuela

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