EUROPA

Crossing Poland atto #1 – Cracovia contro le Olimpiadi invernali

In contemporanea alle elezioni europee, a Cracovia si svolgerà un referendum sui Giochi Olimpici Invernali del 2022. Proponiamo un approfondimento sul referendum di oggi, raccontando con le voci degli attivisti polacchi la mobilitazione per il diritto alla città, contro Olimpiadi, speculazioni e grandi opere .

Crossing Poland è un reportage multimediale in quattro atti su dinamopress a cura di Alioscia Castronovo, Emanuele De Luca, Maria Stella Scordo e Luca Cafagna, attivisti di ESC che hanno attraversato la Polonia con il progetto Democracy 4.0. Krytyca Politizcna ha realizzato questo ciclo di workshops in collaborazione con Esc_Atelier e People Witness di Barcellona, incentrato sulla connessione transnazionale dei movimenti sociali a partire dall’uso dei social media e sulla costruzione di campagne di comunicazione e agitazione politica.

Non solo elezioni europee il 25 maggio in Polonia. Nonostante la presenza di Schultz, candidato socialdemocratico tedesco, sul palco dei sindacati socialdemocratici a Varsavia per il comizio dello scorso primo maggio, un fatto che ci segnala in maniera chiara l’interesse strategico della Germania ed in generale della UE rispetto alla Polonia e all’est Europeo. Con questo articolo cominciamo a raccontare le esperienze che contribuiscono alla costruzione di uno spazio di soggettivazione e mobilitazione contro le politiche neoliberiste nell’est europeo a partire dal referendum di Cracovia, proprio nel giorno delle elezioni europee.

A Cracovia da alcuni mesi circola in città e sulla rete un logo che richiama Pacman e rappresenta la voracità della speculazione e dell’attacco ai diritti che le grandi opere portano con sé. I Giochi Olimpici invernali, per cui Cracovia è candidata per il 2022, vengono così raffigurati nella campagna Kraków Przeciw Igrzyskom, il cui logo circola sui muri della città, sulle spillette e sui social networks, mentre la pagina della mobilitazione raccoglie oltre ventimila followers. Abbiamo incontrato Lukasz e Weronica, attivisti di “Cracow against Olimpic games”, la rete di organizzazioni e cittadini che si sono mobilitati a partire dalle lotte contro la speculazione immobiliare e i processi di gentrification a Cracovia.

La mobilitazione per il diritto alla città nasce a Cracovia nel 2011, con una acampada sull’onda del movimento Occupy: la richiesta di partecipazione democratica rispetto alla decisione sull’utilizzo dei fondi sociali della città e per un bilancio partecipato, l’opposizione alle politiche di privatizzazione degli spazi pubblici e speculazione immobiliare sono le questioni al centro delle mobilitazioni di questo percorso. Oggi, dopo diversi mesi di campagna, i cittadini di Cracovia sono chiamati ad esprimersi rispetto ai Giochi Olimpici invernali del 2022.

Già ad Agorà 99 di novembre a Roma l’esperienza del “Right to the city movement” di Cracovia era entrata in connessione con altre lotte territoriali a livello transnazionale, dal Rosia Montana in Romania al movimento no tav italiano, dallo Stop Biocidio del Lazio e della Campania fino alla resistenza popolare contro le miniere d’oro in Calcidica. Una connessione che ha aperto uno spazio di relazione tra lotte sui beni comuni e sulla democrazia che oggi attraversano trasversalmente lo spazio euro-mediterraneo, come emerso anche durante la settimana di mobilitazioni del May Of Solidarity. Le mobilitazioni contro le grandi opere a livello globale rappresentano oggi un importante spazio di conflitto per la decisione democratica sull’ambiente, sulle risorse. Dalle lotte di Gezi Park e di piazza Taksim a Istanbul, fino alle mobilitazioni brasiliane contro i Mondiali di Calcio, sono le grandi opere oggi a dettare la linea dell’attacco capitalistico e finanziario nelle metropoli e non solo, definendo priorità politiche e militarizzazione degli spazi urbani e rurali in nome dell’attacco ai commons.

Il percorso di “Cracovia contro le olimpiadi” comincia nel 2012, quando le autorità e i politici decisero di candidare la seconda città polacca per l’organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2022. “Da quel momento – ci racconta Lukasz – abbiamo cominciato ad organizzarci, sensibilizzando l’opinione pubblica e i giornalisti locali sui temi centrali della nostra mobilitazione per il diritto alla città, per costruire un fronte contro l’idea di organizzare i giochi Olimpici, a fronte dei tagli ai servizi pubblici che stiamo subendo in questi ultimi anni. Da allora abbiamo portato avanti una serie di mobilitazioni, ed inoltre abbiamo scoperto e denunciato alcune cose interessanti a proposito corruzione all’interno del comitato organizzatore, cosa che ha portato ad uno scandalo pubblico e alla successiva sostituzione in toto del comitato organizzatore dei Giochi Olimpici.”

Gli scandali per i casi di tangenti e corruzione rispetto alle grandi opere, vedi la Tav e l’Expo in Italia, sembra essere il filo comune che lega imprese, politica e finanza a livello globale. Lukasz continua entrando nel vivo delle prossime giornate, riportandoci come l’obiettivo iniziale ed immediato della campagna sia stato quello “di organizzare un referendum sull’organizzazione dei Giochi Olimpici per fare in modo che la cittadinanza fosse in grado di decidere, e questo referendum si terrà proprio il 25 di maggio. Stiamo organizzando da settimane una campagna per coinvolgere le persone e convincerle a partecipare.” Si tratta di una campagna su due livelli, iniziata già da mesi, che ha attraversato le assemblee per il “Diritto alla città” intrecciandosi con le lotte locali contro e le privatizzazioni, particolarmente violente nei paesi dell’est a partire dagli anni novanta. Una campagna sui social networks, e al tempo stesso una mobilitazione popolare, sul modello di Oslo, in cui i cittadini hanno imposto il ritiro alla candidatura per le Olimpiadi Invernali con un referendum. Perché i costi altissimi in termini di spesa pubblica pregiudicano spese relative alla sanità, all’educazione, all’ambiente.

“Innanzitutto abbiamo costruito un primo step della campagna, con l’obiettivo di promuovere il referendum stesso, senza far emergere il nostro punto di vista, che ovviamente è per il “no”, e su questo abbiamo lavorato a delle campagne virali su twitter e su facebook” ci racconta Weronica “mentre il secondo step ha riguardato la campagna politica vera e propria, ovvero comunicare ai cittadini di Cracovia che è molto importante votare al referendum, e spiegare perché è importante votare contro i giochi olimpici.

Centrale nella campagna la questione dello spreco e della cattiva gestione dei fondi pubblici: quale modello di sviluppo? Quale partecipazione democratica alla decisione sulla spesa pubblica? Quali sono le priorità di intervento economico dal punto di vista politico e sociale? Attorno a queste questioni è stata incentrata la campagna che ha provato, in queste settimane, a disarticolare l’apparato retorico di governi e corporation multinazionali, da mesi impegnati nel costruire un discorso sull’importanza strategica delle Olimpiadi per lo sviluppo economico e l’immagine pubblica della città.

Cosa decideranno al referendum di oggi i cittadini chiamati al voto lo sapremo presto, ma di certo sappiamo che la mobilitazione andrà avanti, poiché “la questione riguarda tutti e la nostra campagna” conclude Weronica“ non sarà indirizzata semplicemente ai cittadini di Cracovia o ai cittadini polacchi, ma anche alle reti internazionali e agli attivisti e ai cittadini di tutta Europa e del mondo.” Per continuare quindi a costruire nuove relazioni e connessioni nello spazio nazionale e transnazionale attorno al rifiuto della logica delle grandi opere, in questo caso i Giochi Olimpici, e alla conquista di nuovi spazi per il diritto alla città.

Le videointerviste a Lukasz e Weronika