TERRITORI

“Colpevoli di resistere”, in 20 mila per Chiara, Mattia, Claudio, Niccolò

Torino, 10 maggio – Più di 20.000 persone hanno invaso le strade della città per chiedere con forza la liberazione di Chiara, Mattia, Claudio, Nicolò e di tutti gli altri NoTav perseguitati dalla magistratura. Un corteo colorato e festoso, in cui realtà composite ed eterogenee hanno sfilato fianco a fianco per dire che “Siamo tutti colpevoli di resistenza”, per respingere al mittente le accuse di terrorismo e le tante forme di criminalizzazione del movimento, per rivendicare tutte le pratiche di lotta messe in campo contro la devastazione e il saccheggio della Val Susa, dai cortei pacifici alle azioni di sabotaggio, dalle passeggiate nei boschi agli attacchi al cantiere.

Il corteo è partito dal palazzo del Tribunale ed è terminato in piazza Castello, attraversando una città vergognosamente militarizzata dalle forze dell’ordine. Poliziotti, carabinieri, finanzieri hanno occupato ogni angolo e ogni traversa lambita dalla manifestazione, nascosti dietro le reti e i blindati a protezione di palazzi vuoti, nervosi dietro scudi e caschi quando il corteo, in massa, li fischiava e urlava “vergogna”, invitandoli ad andare via dalla città e dalla Val Susa. Un dispiegamento militare che fa il paio con le solite provocazioni mediatiche che precedono ormai ogni appuntamento NoTav per aumentare il livello di allarme e tentare, evidentemente senza successo, di creare intorno al movimento una cortina di paura e isolamento.

Al termine della manifestazione numerosi interventi dal camion hanno rimesso al centro le parole d’ordine della giornata e indicato le prossime scadenze di lotta: il 13 maggio in Val Susa, ad un anno dalla scomparsa dell’ormai noto compressore; il 15 maggio a Roma, sotto la Cassazione che si esprimerà sull’accusa di terrorismo; il 22 a Torino, davanti al Tribunale che aprirà il processo. Emozionanti le parole delle mamme di Mattia e Nicolò, orgogliose di essere parte di questo movimento, a testa alta nonostante la difficoltà del momento, le durissime condizioni detentive dei loro figli e il rischio che davanti abbiano ancora tanto, troppo carcere.

Oltre all’ennesima prova di radicamento e forza espressa ieri dal movimento NoTav, un dato estremamente significativo è che nemmeno un teorema che parla di terrorismo è riuscito a rompere i legami di solidarietà, trasversale e contagiosa, che questa lotta ha costruito negli anni. Qualcuno l’ha detto: Rinaudo, Padalino e tutti coloro che hanno consacrato la propria carriera a mettere i bastoni tra le ruote ai NoTav dovranno fare i conti con questa piazza e con le migliaia di persone che la hanno riempita.

Il desiderio di autogoverno e libertà corre più veloce di qualsiasi treno. A sarà düra!