ITALIA
Colleferro: una storia di guerra e resistenza
La BPD, fabbrica di munhuzuibi e madre di tutta la filiera bellica attuale, risale al 1912. Colleferro si sviluppò come città-dormitorio intorno alla fabbrica e divenne Comune solo nel 1935, ma ora si ribella alla devastazione e militarizzazione di tutta la Valle del Sacco
L’Italia giolittiana era all’avanguardia nel settore aereonautico e nella connessa meteorologia e quando il Ministero della Guerra (non avevamo aspettato Trump per nominarlo così) scelse il sito per una fabbrica di munizioni si orientò verso la Valle del Sacco – secondo una tradizione tramandata oralmente – perché considerata, per il suo tasso di nebbia, fra le zone più sicure dalle incursioni aeree provenienti dalle altre potenze europee.
Era il 1912, in piena guerra di Libia, quando furono impiegati per la prima volta rudimentali bombardamenti per civilizzare gli indigeni e furono provvidenziali gli esplosivi fabbricati dalla Bombrini Parodi-Delfino (BPD) capostipite in vari assetti azionari e denominazioni di una lunga serie di imprese (dalla Snia alla Fiat Aviazione alla Simmel Difesa e all’attuale KNDS Ammo Italy.
La BPD inizio l’attività rilevando uno zuccherificio locale e trasformandolo in fabbrica di esplosivi – purtroppo le filiere di quella dolce sostanza, come quelle dei concimi, insetticidi e detersivi sono intercambiabili secondo necessità e la BPD produsse, oltre alle munizioni e ai propellenti per missili, anche i prodotti Lauril nelle confezioni con l’innocente agnellino.
La Grande guerra fu poi una manna, cui l’azienda partecipò all’avanguardia con le bombe a mano e i calibri 155 a lunga gittata. Fascismo, Spagna, Etiopia e Seconda guerra fecero il resto.
I fasti coloniali furono rinnovati anche nel secondo dopoguerra, con le forniture di proiettili e cariche esplosive BPDF e Simmel sia a Gheddafi che per i raid americani sulla Libia del 2011 (chi si rivede, la Libia), ma già prima con le cariche di lancio delle armi chimiche del buon Saddam contro Iraniani e Curdi e, sempre imparzialmente, con munizionamento e bombe a grappolo a Bush jr. contro il cattivo Saddam nel 2003.
Colleferro fu una cittadina nata successivamente, come residenza degli operai e fu istituita come comune solo nel 1935 – esempio abbastanza singolare di Company town a scoppio ritardato, l’unica credo al mondo che nella toponomastica locale annovera una via degli Esplosivi e una via della Polveriera. E che il 29 gennaio 1938 registrò subito un terrificante incidente nel reparto tritolo della BPD con decine di morti e centinaia di feriti. Un’altra data significativa entrata nella memoria cittadina fu la minoritaria ma eroica occupazione della BPD per una settimana, nel marzo 1950, contro le insopportabili condizioni salariali e disciplinari della fabbrica, che contava allora ben 6.000 dipendenti, più della metà dei quali donne-
Ma danni ben maggiori hanno subito la popolazione, le terre coltivabile e il bestiame dall’inquinamento del suolo e dei corsi d’acquea per le discariche della produzione bellica e per la ricaduta di diossina che hanno contaminato l’intera area, malgrado i tentativi di bonifica conseguenti alle accese manifestazioni di inizio millennio.
Le più recenti proteste sono state scatenate proprio dal tentativo di convertire in parte una delle fabbriche destinate allo smaltimento, la ex-Winchester del citato gruppo KNDS nei pressi di Anagni, in una struttura di preparazione di nitrogelatina destinata a cariche propellenti per proiettili di medio e grosso calibro della fabbrica principale sita a Colleferro – nel quadro di Rearm Eu e specificamente del programma Act in Support of Ammunition Productionm dotato di 500 milioni di euro per garantire l’aumento a lungo termine della produzione di munizioni a beneficio dell’Ucraina e degli Stati membri dell’Ue.
Foto di Wikepedia Commons
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