ITALIA

Chiudere l’epoca delle leggi discriminatorie

Associazioni di giuristi e sindacati, ong e organizzazioni cattoliche, laiche e protestanti riunite nella campagna #Ioaccolgo lanciano la sfida al governo Conte bis e al Parlamento con un appello per l’abrogazione dei cosiddetti decreti sicurezza e l’annullamento degli accordi tra Italia e Libia. Tutte le ragioni illustrate in una conferenza stampa che si è tenuta oggi a Roma

Abolire, qui ed ora, le norme (tutte) discriminatorie approvate dal precedente Governo Conte e contenute nei decreti sicurezza e sicurezza bis. Rimettere in discussione, annullandoli, gli accordi sottoscritti in forma di memorandum tra l’Italia e la Libia – cioè le forniture, la formazione e le armi in cambio dei respingimenti di migranti. Questi accordi affondano le radici nell’ultimo Governo Berlusconi, ma ne sono stati prosecutori entusiasti gli ultimi due ministri dell’Interno, Marco Minniti (Partito Democratico) e Matteo Salvini (Lega). Occorre dunque cancellare tutte le norme discriminatorie perché violano i principi costituzionali e quelli affermati dalle convenzioni internazionali e stanno producendo effetti devastanti in termini di lesione dell’umanità all’interno della società italiana. È il senso dell’appello alle istituzioni governative e parlamentari che diverse organizzazioni della società civile, enti laici e religiosi, insieme a pezzi di sindacato, tutti riuniti nella campagna Io accolgo, hanno lanciato stamattina a Roma in un incontro con la stampa tenutosi all’Hotel delle Nazioni.

La reintroduzione della protezione umanitaria, l’abrogazione delle norme riguardanti la residenza per i richiedenti asilo, il ristabilimento di un sistema nazionale di accoglienza che promuova l’inclusione sociale di richiedenti asilo e titolari di protezione e l’abrogazione di quelle norme che vietano l’attracco nei porti italiani delle navi che trasportano cittadini stranieri soccorsi in mare sono i quattro punti da cui partono le oltre 40 organizzazioni promotrici di #IoAccolgo. Si va da associazioni come le cattoliche Caritas e Sant’Egidio, alla Cgil, a Ong come Oxfam e associazioni storiche come Arci. Tutte insieme reclamano «un intervento imprescindibile e urgente da parte del Governo» per abrogare le misure incriminate.

Come quella che vieta l’iscrizione anagrafica, ponendosi «in contrasto con la stessa disciplina del codice immigrazione che prevede il diritto ad acquisire la residenza per chiunque sia presente sul territorio con un titolo di soggiorno valido», spiega l’avvocato Antonello Ciervo del nodo romano di Asgi, l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione. «Sono norme con una ratio fortemente discriminatoria, che significano poi l’impossibilità di accedere alle prestazioni sanitarie e sociali», lamenta Ciervo. E ancora: «Questa discriminazione  ha effetti sul futuro, ritardando l’accesso alla cittadinanza e il diritto alle prestazioni pensionistiche».  Più in generale, conclude il legale: «parliamo di provvedimenti di legge dettati illogici, perché sono proprio le discriminazioni che producono e generano insicurezza sociale. Nel frattempo in un quadro politico che non ci rassicurava, come Asgi abbiamo sollevato lo scorso agosto diverse questioni di costituzionalità su cui il prossimo gennaio la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi».

«L’appello alle istituzioni che presentiamo oggi come #Ioaccolgo – dice Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci e coordinatore della campagna – chiede discontinuità. Chiede cioè il superamento di quelle politiche che hanno sparso veleno nella società italiana». Nella pratica legislativa più concreta, Giulia Gori, che rappresenta il programma migranti e rifugiati Mediterranean hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ritiene «urgente e necessario reintrodurre la protezione umanitaria, un provvedimento largamente valorizzato dalla nostra migliore dottrina giuridica». Continua Gori: «Anche qui l’effetto che si produce con le norme discriminatorie è capovolto. Il risultato è l’insicurezza sociale. Se pensiamo a quanti stranieri oggi si trovano in condizioni di irregolarità, senza poter trovare un impiego lavorativo regolare, proprio a causa dei decreti richiamati, ciò è ancora più evidente».

La conferenza stampa di oggi ha anche rimesso al centro il tema di un’accoglienza che valorizzi l’inserimento sociale di rifugiati e richiedenti asilo. Hassan Bassi, rappresentante del Coordinamento delle comunità di accoglienza (Cnca) ha raccontato come oggi i richiedenti asilo si trovino senza la possibilità di frequentare corsi di italiano e di orientamento lavorativo e, in tal modo, vedono «ostacolata la loro inclusione all’interno dei territori di accoglienza». Ed è proprio questa la vera insicurezza: quella che dopo il decreto Salvini ha colpito migliaia di operatori e operatrici del settore, si parla di circa 20mila persone rimaste senza lavoro e senza ammortizzatori sociali, e soprattutto tutte le persone migranti sbattute fuori dai centri in mancanza di qualsiasi alternativa.