ITALIA

«Chiediamo il vostro sostegno per tornare in mare». La lettera dell’armatore di Mediterranea

Una barca sotto sequestro da tre mesi, un veliero confiscato questa mattina, una multa da 65mila euro appena ricevuta, sei persone sotto processo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: è il conto che il governo italiano vuole far pagare a Mediterranea per aver salvato oltre 100 vite umane. La miglior risposta è diffondere la solidarietà e dimostrare sostegno, politico ma anche necessariamente economico

Care e cari,

la soddisfazione è enorme, quando effettui un salvataggio in mare questo si conclude con lo sbarco delle persone salvate nel Porto Sicuro più vicino. Il salvataggio è concluso.

L’imbarcazione Alex è riuscita ad entrare a Lampedusa con il suo carico di umanità e portare in salvo le 59 persone soccorse in mare. I numeri possono essere fuorvianti, non creano empatia, non hanno concretezza e vissuto. Forse per questo le persone che abbiamo soccorso in mare avevano un numero sulla propria pelle, fatto nei campi di concentramento in Libia. Penso sia facile fare paragoni storici.

Potrei allora parlare di Fatima, di cinque mesi, la foto probabilmente l’avete vista, uno sguardo che ti entra dentro e ti mette a nudo da sovrastrutture, polemiche, forzature, sequestri, denunce…. Devi solo decidere se ne valeva la pena, se valeva la pena salvare Fatima oppure lasciarla morire in mezzo al mare o peggio riconsegnarla ai campi di concentramento libici sotto le bombe.

Noi non abbiamo avuto dubbi.

Così come non abbiamo avuto dubbi quando abbiamo incontrato Alima di 2 anni in mezzo al mare il 9 maggio, lei invece aveva il sorriso, oltre agli occhi gioiosi, che salverà il mondo. Non sto scherzando, su queste cose oramai non ho più la forza di scherzare.

Potevamo assumerci la responsabilità di lasciare affogare la bambina che ha il sorriso che ci salverà? No, ci siamo assunti la responsabilità di salvare Alima con i genitori e le altre 27 persone che erano con loro.

Ovviamente l’assumersi le responsabilità ha un prezzo, lo sapevamo. Abbiamo in questo momento La nave Mare Jonio sotto sequestro probatorio a Licata a disposizione della procura di Agrigento. L’imbarcazione Alex è stata confiscata invece questa mattina, in base al decreto sicurezza Bis del Ministro Salvini.

Abbiamo tre comandanti e tre capomissione indagati, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non aver obbedito all’ordine di nave da guerra, non aver obbedito all’intimazione di non entrare nelle acque territoriali, più altre piccole cose. Abbiamo tre inchieste aperte, da parte della procura di Agrigento, a cui stiamo chiedendo di andare fino in fondo per arrivare a dei processi.

Vogliamo che in quei processi ci si assuma ognuno le proprie responsabilità, le nostre sono quelle di aver salvato vite umane dentro un terreno di diritto basato su Convenzioni Internazionali, Leggi del mare e leggi italiane, altri dovranno rispondere di aver indicato la Libia come porto sicuro verso cui avremmo dovuto andare (da questa “disobbedienza” nasce il reato contestato) e riconsegnare le persone in fuga.

In questo momento ci stanno notificando anche le sanzioni amministrative, fino a questo momento, altre sembrano in arrivo, siamo arrivati a superare i 65.000 euro di sanzioni all’armatore e al comandante della Alex.

Per questo abbiamo un problema.

Il nostro problema è che siamo testardi e ostinati, continuiamo a pensare che Mediterranea serva e che debba stare in mezzo al mare. 

Giovedì, prima di effettuare il salvataggio abbiamo trovato un relitto, segno inequivocabile di un naufragio “fantasma”, significativo del fatto che in mare si continua a morire mentre le navi della società civile sono sequestrate e ferme in porto.

Per questo abbiamo deciso di condividere questa decisione con tutti e tutte. Mediterranea non si ferma. 

Partiamo con una raccolta fondi per affrontare le spese per rimettere una imbarcazione in mare prima possibile, chiediamo ci si attivi con una campagna di raccolta fondi diffusa, ognuno si assuma le responsabilità e le condivida con altri, l’armatore, il comandante e l’equipaggio di mare continua ad assumersi la responsabilità giuridico penale di ogni azione fatta in mare, quella di essere complici nel salvare vite umane invece deve essere assolutamente condivisa e supportata da tanti e tante altre.

Siamo convinti ne valga le pena.

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