ROMA

Casa Internazionale delle Donne, l’indifferenza del Comune di Roma

Perché Virginia Raggi non vuole che le vengano consegnati dalla Casa internazionale i 900 mila euro che il Parlamento ha stanziato per far vivere uno dei simboli dell’autonomia e dell’autodeterminazione? Cosa si nasconde dietro i silenzi e le ostilità del Comune di Roma?

Per l’affitto della Casa Internazionale delle donne di Roma il Comune pretende 90mila euro l’anno. Per quella di Milano ce ne vogliono 50mila.

 

E la pandemia non ha modificato le pretese da parte delle istituzioni, tanto che la Casa di Milano ha da poco lanciato un appello per chiedere solidarietà e cambio delle regole e quella di Roma da anni ha aperto un braccio di ferro con la sindaca Raggi.

 

Nel frattempo, però, c’è stata una svolta decisamente rilevante: lo scorso ottobre, all’interno della finanziaria, il Parlamento ha approvato un emendamento all’articolo 24 nel quale si dice che «al fine di potenziare le politiche in materia di pari opportunità e di riconoscere il valore sociale e culturale del sostegno alle donne, anche alla luce dell’accresciuto ruolo svolto a favore delle donne durante l’epidemia da Covid-19, è finanziata, nella misura di 900.000 euro per l’anno 2020, l’associazione Consorzio Casa internazionale delle donne di Roma, per integrare gli importi destinati all’estinzione del debito pregresso del Consorzio nei confronti di Roma Capitale».

Non basta, nella stessa legge si impone alle amministrazioni di concedere «collettivo di beni immobili appartenenti al patrimonio pubblico in comodato d’uso gratuito alle associazioni che gestiscono luoghi fisici di incontro, relazione e libera costruzione della cittadinanza, fruibili per tutte le donne e in cui si svolgano attività di promozione di attività socio-aggregative, autoimprenditoriali per l’autonomia in uscita dalla violenza e culturali dedicate alle questioni di genere e di erogazione di servizi gratuiti alla comunità di riferimento».

 

Immagine dalla pagina Facebook di Casa Internazionale delle Donne

 

Tutto questo succedeva in ottobre. Pochi giorni fa alla Casa Internazionale delle donne di Roma (e non al Comune) è arrivato l’assegno di 900mila euro che le donne devono consegnare.

 

Ma inutilmente da dicembre le responsabili della Casa avevano chiesto alla sindaca un incontro per dare seguito a quanto stabilito dal parlamento, cioè il ripristino della convenzione ormai scaduta (e mai voluta rinnovare da Virginia Raggi) e il comodato d’uso gratuito.

Nessuna risposta. Salvo qualche giorno fa la comunicazione dall’ufficio patrimonio di versare i 900mila euro. Punto e basta.

«Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche», scriveva Jean-Paul Sartre e la conseguenza all’indifferenza del Comune si è tradotta in una lettera aperta che la Casa internazionale delle donne di Roma ha rivolto a tutte le cittadine e a tutti i cittadini di Roma per denunciare il comportamento cinico e, a questo punto, illegale della sindaca che non vuole ottemperare a quanto stabilito da una legge del Parlamento.

 

In più una conferenza stampa di domani, giovedì 11 marzo, alle ore 12 in Campidoglio svelerà i retroscena dell’atteggiamento neghittoso di Virginia Raggi e risponderà ad alcune ovvie domande.

 

La prima delle quali è: «Perché la sindaca ci vuole inquiline morose e occupanti senza titolo invece di contribuire a sostenere un progetto che il parlamento ha riconosciuto di valore politico e sociale?».

 

Immagine di copertina da commons.wikimedia.org