EUROPA

«In Bielorussia, una rivoluzione orizzontale contro Omon e Kgb». Intervista ad Aleksander Łaniewski

Le unità speciali Omon e i servizi segreti del Kgb sono i principali agenti della repressione messa in atto da Aleksander Lukashenko contro i manifestanti bielorussi, che hanno cominciato a scendere in piazza fin dalle prime ore successive all’apertura delle urne per la giornata di elezioni presidenziali del 9 agosto. Ma come funzionano queste forze di sicurezza e qual è la loro storia?

Nella sua attività di storico, Aleksander Łaniewski si è recentemente concentrato proprio sull’apparato repressivo dello stato bielorusso, sul ruolo che giocano servizi segreti e milizie nella quotidianità della popolazione e nella costruzione dell’identità nazionale. Con lui proviamo allora a capire come queste unità di sicurezza si stanno muovendo nella rivolta in corso e come potrebbero comportarsi nell’immediato futuro.

 

Qual è la tua lettura del momento attuale? Dopo le proteste intense che si sono sviluppate immediatamente dopo le elezioni e gli scioperi, la situazione è sembrata volgere in favore di Lukashenko ma poi ancora abbiamo assistito a manifestazioni molto partecipate…

Mi pare che si stia come “rifiatando”, che si tratti di una pausa per recuperare le forze. Da parte sua, Lukashenko sta inasprendo le proprie posizioni e il suo autoritarismo e io credo che farà di tutto per spezzare la resistenza. C’è un’alta possibilità che avvenga una repressione generalizzata e molto dura. Se la rivoluzione perderà, le cose possono soltanto andare peggio. Penso che uno sciopero generale potrà salvare la Bielorussia e risparmiare molto vite. Se così non fosse, verrà sparso altro sangue.

A mio modo di vedere, stiamo assistendo a un tentativo di rivoluzione che io chiamerei “rivoluzione delle catene”: è una rivolta che si sta sviluppando in modo orizzontale, senza leader, come fossero appunto tanti anelli che si congiungono insieme. Non solo: a mo’ di protesta sono state formate in varie occasioni delle vere e proprie catene umane, come quella del 21 agosto che ha congiunto Kurapaty (il luogo in cui sono presenti fosse comuni delle purghe staliniane) alla prigione di Akrestin (dove attualmente sono detenuti numerosi manifestanti), superando i 13 chilometri di lunghezza. Infine, in maniera molto più frequente che in passato, si è iniziato a formare cordoni molto serrati durante le manifestazioni riuscendo a mettere in difficoltà le unità speciali “Omon”.

 

Questo tipo di forza di polizia è salito spesso agli onori delle cronache per la sua brutalità repressiva durante le proteste, così come i servizi segreti del Kgb… puoi spiegare meglio il ruolo di questi apparati all’interno dello stato bielorusso?

Direi che i servizi segreti rappresentano la forza di sicurezza più importante e potente. Si muovono sotto copertura e controllano in maniera occulta tutte le altre unità. D’altronde, il Kgb possedeva un ruolo eccezionale sin dall’epoca sovietica e mi viene da dire che pure i suoi metodi sono rimasti gli stessi (così come il nome!). Nessuno all’infuori di Lukashenko controlla il Kgb, mentre altri ufficiali dei servizi segreti si trovano a ricoprire ruoli chiave all’interno delle istituzioni.

Viceversa, gli Omon sono una schiera di “cani da guardia” costituita al solo fine di spezzare ogni minimo segnale di dissenso. Rispondono agli ordini dei propri comandanti e non alla legge generale della nazione. Mi spiace esprimermi in un modo irrispettoso, ma si tratta di persone semplici di provincia e scarsamente istruite, la cui unica educazione è data dall’allenamento fisico e dall’indottrinamento ideologico. Sono la “carne da cannone” di Lukashenko, pronti a eseguire ogni ordine e pagati di gran lunga di più che il resto della popolazione per compiere vere e proprie atrocità.

 

 

È dunque molto difficile che possano ritirare il loro supporto al Presidente?

Ho amici e compagni che ancora sperano che il Kgb decida di stare dalla parte del popolo e metta le manette a Lukashenko. Io non lo credo possibile. I servizi segreti, soprattutto a livello dei vertici, non sono solo leali al potere in carica, ma sotto il suo più completo controllo. Lukasehnko ha sempre enfatizzato di aver fatto in qualche modo parte del Kgb: in gioventù ha servito nella polizia di frontiera, che si trovava in connessione diretta con i servizi segreti. Non è un caso che il suo modo di governare si componga anche di bugie, manipolazioni, intimidazioni ed eliminazione degli oppositori.

In Bielorussia il Kgb non ha una propria autonomia. Tra l’altro, ha le mani sporche di sangue: se dovesse partecipare attivamente alle deposizione del dittatore, dovrebbe poi rispondere di 26 anni di azioni repressive… In tutto questo schema, gli Omon sono più che altro delle pedine. Il loro comportamento dipenderà da come decideranno di agire gli altri.

 

Oltre a una funzione repressiva, queste unità di sicurezza hanno anche avuto un ruolo nel costruire l’identità del paese…

Negli ultimi 20 anni anni, le unità speciali e le milizie hanno rappresentato un tassello importante nelle politiche riguardanti la memoria nazionale. Ci sono decine di monumenti e cartelli commemorativi dedicati a uomini delle forze armate, in loro onore sono stati prodotti libri e film, istituiti giorni di festività e musei. A Minsk c’è perfino un parrucchiere che si chiama “Checkist”! Nel perseguire questo tipo di glorificazione pubblica, il governo – a mio modo di vedere – intende instillare nei componenti delle forze dell’ordine un senso di impunità, nonché di “sacro orgoglio” per essere i “santi difensori della patria”.

È interessante notare l’opera di interpretazione storiografica che è stata compiuta: la storia dell’Nkvd, del Kgb e delle milizie attualmente attive si intreccia spesso con l’epica e la memoria della Grande Guerra Patriottica. In pratica, il regime cerca di mostrare come i servizi segreti abbiano avuto un ruolo ancora più importante dell’Armata Sovietica e dei partigiani durante il secondo conflitto mondiale, dal momento che hanno dovuto lottare sia contro dei nemici esterni che interni. In tal modo si crea il terreno per la retorica, appunto, del “nemico interno” che viene utilizzata ancora oggi contro chi è in piazza a manifestare.

 

Foto dal canale Telegram Беларусь в шоке!