EUROPA

Berlino verso il 14N

Qualcosa si muove nel cuore della bestia.

Il 14 novembre si svolgerà, per la prima volta nella storia dell’«Europa unita» uno sciopero generale, indetto timidamente dalla CES, ma promosso dai movimenti in Spagna, Portogallo, Grecia e Italia. Se non era già ovvio, adesso si sente proprio una raffica di vento ‒ freddo o caldo non lo so ‒ che sta assumendo le sembianze di una tempesta storicamente rilevante. In Germania siamo ancora un po’ indietro ma, nonostante tutti gli ostacoli, siamo riusciti a muoverci: stiamo provando e proveremo ad esprimere segnali di conflitto nel «cuore della bestia». La sfida delle mobilitazioni di M31 (31 marzo 2012), promosso da UmsGanze, #blockupy (Francoforte 17-19 maggio 2012) e dalla Interventionistische Linke, è quella di cominciare a lottare in Germania, ma sopratutto costruire il processo transnazionale e europeo, nel quale siamo di fatto pienamente immersi.

Il processo europeo, fatto di conoscenze e inchiesta, la crescita di fiducia nelle relazioni tra collettivi e movimenti sociali, ci dà potere, ci dà speranza, ci dà forza! Come viviamo e combattiamo di fatto la crisi in Germania, oltre alla costruzione del processo transnazionale? Ovviamente il lavoro precario ci sta rompendo le palle, così come organizzarsi la vita in generale, in modo precario. Molto visibili al livello locale, ma non solo, sono le lotte dei migrant*, che hanno promosso una imponente “Refugees march” dalla Bavaria fino a Berlino. Da settimane stanno campeggiando nel centro di Kreuzberg e anche davanti al simbolo tedesco e berlinese per eccellenza: la porta Brandenburgo. I refugees hanno portato un vento vero e proprio di ribellione a Berlino! Rivendicano la libertà di movimento contro l’obbligo di residenza. Come 20 anni fa, quando bruciavano quasi ogni giorno le case dei migranti, dappertutto, nella Germania unita, rimane ancora aperta la ferita: il problema si chiamo razzismo! Il governo e lo Stato tedesco hanno una drammatica storia sulle spalle, segnata da politiche razziste che respingono i «problemi con i migranti» verso le frontiere dell’Unione Europea. Ora, come sempre, da antifascisti diciamo: ci fa schifo la Germania razzista, ci fa schifo lo Stato che solo oggi, con i suoi servizi segreti, scopre che gli attentati e le uccisioni dei migranti, perpetrati oltre 10/15 anni fa, sono stati organizzati dalla rete nazifascista tedesca Nationalsozialistischer Untergrund (il famoso “caso NSU”).

In questo momento a Berlino si stanno consolidando, principalmente, due fronti di lotta. In primo luogo, la lotta antirazzista e antifascista, che sarà importante da sostenere sia a livello nazionale sia a livello europeo. La reazione nazifascista in Grecia (Alba Dorata) ci mostra una faccia della crisi che dobbiamo combattere con grande forza e determinazione. Fondamentale, da questo punto di vista, è mettere in comunicazione, a livello transnazionale, esperienze di lotta antirazziste e antifa. In secondo luogo, decisiva sta diventando la lotta per la casa. Da mesi esiste un campeggio, a Kottbusser Tor//Kreuzberg, degli abitanti e attivisti che nel 2011 hanno fondato il circolo “Kotti & co” (chi sono in inglese: http://kottiundco.net/english/). Il loro slogan rivendicativo è: «Alzate i salari, abbassate i affitti!». Un’iniziativa di base molto importante, perché proprio a Kreuzberg e Neuköln, a causa del violento processo di gentrification, gli affitti si stanno alzando di brutto e le autorità locali e la polizia stanno cominciando a sgomberare le case popolari. Il movimento e già riuscito a bloccare alcuni sgomberi. In questo senso possiamo dire che il movimento contro la gentrification e per il diritto alla città e all’abitare sta diventando propriamente un “attore forte” della scena antagonista. E questo non solo a Berlino, ma anche ad Hamburgo e Francoforte sul Meno. Arriva l’inverno, indubbiamente, ma prima si scende nelle piazze e nelle strade per il 14 Novembre, a sostenere il primo sciopero generale in Europa! A Francoforte, Berlino, Marburgo e in altre città si svolgeranno diversi cortei e azioni. Finalmente, sostenuti anche dal sindacato (per quanto rimanga forte, nel sindacato tedesco, la tensione corporativa e nazionalistica). Ma noi da marxisti ci ricordiamo, oggi più che mai, che gli «sfruttati non hanno patria». Da attivisti, proviamo a costituire un “punto di rottura” nella società civile tedesca, contro il dogma neo-liberale della economia sociale di mercato. Riappropriazione del pubblico e nuova redistribuzione transazionale della ricchezza, basata sulla decisione comune e non sugli interessi del capitale! Con la solidarietà nella testa, nel cuore e nelle mani, andiamo avanti e lottiamo per un’altra vita e un’altra società!