EUROPA

Barb Bordoni / Llaika

Atene: teatri occupati contro il governo Mitsotakis

Nella capitale greca rivolte contro il governo Mitzotakis in supporto agli studenti delle accademie che da due mesi occupano I teatri chiedendo dignità allo studio e tutela dei diritti

Il 5 febbraio ad Atene un coordinamento di studenti e lavoratori dell’arte ha occupato il Teatro Rex e il Teatro Nazionale della Grecia, seguitə dallə studenti dell’accademia di arte drammatica delle città di Salonicco e Patrasso. Il 24 Febbraio alle proteste si è unito il comparto della danza, occupando il Teatro Municipale Olympia. In Grecia il mondo dello spettacolo dal vivo è messo alle strette da più di dieci anni, prima a causa della crisi nazionale del debito poi con le restrizioni del Covid-19 che hanno lasciato i teatri chiusi e senza sussidi. A dicembre 2022, il nuovo Premier Kyriakos Mitzotakis ha lanciato l’ennesimo attacco alla cultura approvando la delibera 85/2022 che prevede il declassamento dei titoli di studio delle accademie di arte, teatro, danza e musica al pari di diplomi di scuola superiore, con una conseguente svalutazione delle posizioni lavorative, un taglio netto a stipendi e contributi e l’impossibilità di accedere alle specialistiche universitarie. Lə studentə hanno subito iniziato a occupare prima le piazze e poi i teatri, supportatə dalla classe lavoratrice, per chiedere l’immediata abrogazione della delibera, il riconoscimento del diritto allo studio e più fondi per le accademie, con la garanzia che restino pubbliche e accessibili, e una riforma scolastica che riporti l’educazione artistica nelle scuole statali medie e superiori.

La prima proposta di negoziato giunta dal Governo ha inasprito le azioni di protesta: l’8 febbraio quarantadue insegnanti della NTG Drama School Association si sono licenziate in tronco aderendo alla contestazione, mentre il direttore del Teatro Nazionale e il suo team hanno pubblicato sul sito istituzionale del Teatro e sui social una lettera di supporto alle occupazioni studentesche dei teatri, in cui dichiarano che ‘le soluzioni proposte dallo Stato sono insufficienti e non servono a rimediare al declassamento dell’istruzione artistica superiore. La maggioranza dei media manipola e insabbia le notizie, sminuendo le azioni di protesta per sedare l’opinione pubblica.

Nelle ultime settimane il clima di tensione si sta facendo davvero ostile, a seguito del disastroso incidente ferroviario avvenuto a Tempe il 28 febbraio in cui hanno perso la vita 57 persone fra cui molti giovani e bambin*, al quale il Premier Mitzotakis ha risposto con un lutto nazionale di tre giorni e l’arresto del capostazione, minimizzando l’evidente corresponsabilità dello stato che negli ultimi anni, in seguito al fallimento delle compagnie nazionali dei trasporti, ne ha incentivato la privatizzazione  con manovre da 3 miliardi di euro che hanno coinvolto attori economici internazionali fra cui l’Italia (nel 2017 Trenitalia ha rilevato Hellenic Train), favorendo l’abbandono dei servizi e il decadimento delle infrastrutture che di fatto hanno causato una tragedia evitabile.

Ogni giorno centinaia di persone stanno scendendo in strada prendendo parte a organizzazioni spontanee di cortei, scioperi di massa e sit-in per chiedere le dimissioni del governo e pressare su riforme strutturali di cultura, sanità e trasporti. Ovviamente non mancano gli scontri fra polizia e manifestanti, con orde di agenti in tenuta anti-sommossa schierate in massa in strada per disperdere la folla e sedare le rivolte, come è accaduto l’8 marzo appena trascorso.

Suonano sempre più vere le parole della presidente del SEA (Association of Greek Archaeologists) Despina Koutsouba: «L’unica cosa buona che il governo Mitsotakis ha fatto dal 2019 ad oggi è stata unire tutto il mondo della cultura e portarlo nelle strade».

Nel frattempo, nei Teatri ‘liberati’ di Atene sta rifiorendo la democrazia cittadina, attraverso assemblee di coordinamento, sharing practices, concerti, spettacoli nei quali ognunə è chiamatə a partecipare attivamente e orizzontalmente alla costruzione di comunità.

Ieri, al Teatro Rex lə studenti occupanti di K. S. O. T. Chiller, REX, Scuola Nazionale di teatro Eirini Pappa e Teatro Olympia hanno messo in scena il secondo atto di Un dramma rivoluzionario senza titolo e senza fine, durante il quale lo spazio teatrale è servito da palcoscenico per aprire un dibattito pubblico sul presente ed il futuro del paese culla della cultura occidentale. Oggi un concerto organizzato sempre fuori dal Teatro Rex ha radunato centinaia di persone a cantare insieme lo slogan di rivolta “10 100 1000 occupazioni contro l’organizzazione marcia del mondo” nel mezzo di Panepistimiou, una delle principali e più trafficate strade del centro, occupando lo spazio pubblico e costringendo il traffico a una deviazione forzata durata qiattro ore. Domani, operai e attivistə scaleranno l’Acropoli per calare degli striscioni con la scritta «οι ζωές μας μετράνε : le nostre vite contano».

Ogni giorno aumenta la rabbia collettiva, si intersecano le lotte e si moltiplicano le azioni dirette: lə manifestanti non hanno intenzione di fare un passo indietro di fronte all’oppressione governativa.

All’interno del Teatro Rex occupato lə studenti dormono, cucinano, giocano a ping pong e quotidianamente si incontrano per prendere decisioni collettive, coordinarsi, comunicare con le altre occupazioni, organizzare le azioni di protesta. Le amache appese fra gli spalti vuoti, i sacchi a pelo e gli effetti personali sparsi raccontano di come la coabitazione degli ultimi due mesi abbia trasformato quello spazio neutrale e borghese in un habitat: una fucina di pensiero politico trasformativo sul presente, dove si fa esperienza di comunità autonome e si liberano orizzonti.

Fuori dal teatro, sulla facciata principale sventolano due grandi manifesti: SII REALISTICO / CHIEDI L’IMPOSSIBILE.

Tutte le immagini di Barb Bordoni / Llaika