MONDO

Argentina, poliziotte si rifiutano di reprimere marce femministe: «In piazza solo per dire Ni Una Menos»

«Non è un crimine manifestare per la sicurezza e lo sradicamento della violenza contro noi donne» dichiarano in un comunicato.

Le donne delle forze di sicurezza si sono organizzate in una rete nazionale e chiedono di non essere inviate ai cortei delle donne: «Non è un reato manifestare per la nostra sicurezza», hanno affermato in una nota.

Sono guidate dall’ufficiale principale di Santa Cruz, Gabriela Macías. Hanno annunciato che la rete che costruiranno sarà volta a «»fermare abusi e violazioni contro di noi all’interno delle istituzioni».

Il documento sarà consegnato al Ministero della Sicurezza della Nazione [corrispettivo del Ministero degli Interni italiano – ndt] e, contestualmente, chiederanno di non essere inviate ai cortei femministi poiché «non è un reato manifestare per la sicurezza e lo sradicamento della violenza contro noi donne. Riteniamo che non debba essere inviata né la polizia maschile né quella femminile, perché chiedere la cessazione della violenza non è un reato e la nostra presenza non è necessaria. E se saremo presenti, sarà per alzare il cartello Non Una Di Meno meno, accompagnando, mai reprimendo», si afferma nel comunicato.

Nella lettera, affermano di essere «totalmente contrarie alla repressione delle organizzazioni femministe» e avvertono che «di fronte a qualsiasi episodio di violenza saremo sempre dalla parte delle donne che sono state represse e chiediamo che denuncino gli abusi di potere».

«Non tutte siamo poliziotte per vocazione, alcune lo sono per caso, altre per la povertà, altre perché siamo entrate come psicologhe professioniste e sociologhe, e tutte insieme stiamo dando vita a questa rete», continua.

«Siamo lavoratrici. Il nostro compito non è quello di reprimere ma di formarci e promuovere, in quanto donne, una maggiore prospettiva di genere nelle forze di sicurezza», conclude.

Articolo originale in spagnolo pubblicato da viapais

Traduzione di Michele Fazioli per DINAMOpress

Il comunicato completo

In rappresentanza delle donne poliziotto che lavorano in rete per fermare gli abusi e le violazioni contro noi donne all’interno delle istituzioni. Vogliamo chiarire due punti che saranno parte del documento che presenteremo al Ministero della Sicurezza della Nazione.

In seguito al dibattito aperto tra il movimento femminista e la situazione delle donne poliziotto proponiamo, in linea di principio, di non essere inviate a marce di donne «perché non è un reato manifestare per la sicurezza e l’eradicazione della violenza contro noi donne».

Crediamo che non debbano essere inviati né poliziotti uomini né poliziotte donne perché chiedere la cessazione della violenza, ripetiamo, «non è reato» e la nostra presenza non è richiesta e, se ci saremo, sarà per sollevare il cartello Ni Una Menos. Accompagnando, mai reprimendo.

Siamo assolutamente contrarie alla repressione delle Organizzazioni di Donne Femministe e di fronte a qualsiasi episodio di violenza saremo sempre dalla parte delle donne che sono state represse e chiediamo che denuncino gli abusi di potere.

Non tutte siamo poliziotte per vocazione, alcune lo sono per caso, altre per povertà, altre perché siamo entrare come psicologhe professioniste e, tutte insieme, stiamo dando vita a questa rete.

Siamo lavoratrici, il nostro compito non è quello di reprimere, ma di formarci e promuovere, in quanto donne, una maggiore. prospettiva di genere nelle forze di sicurezza. Non siamo sole, abbiamo elevato le nostre richieste a istanza nazionale nel contesto che ci riguarda… Presenteremo un documento..

Qui di seguito una delle richieste per noi più importanti.

Grazie mille.

E molto presto, se non ci fermano prima, faremo conoscere i risultati della nostra commissione

#ElNoesnoTambien per la donna poliziotto

#BastadeEtiquetasPsiquiatricas

#EsLicenciaporViolenciadeGenero

#ProtocoloNacionalya!!

Nessuno ha il diritto di toccarci, abusarci o farci violenza perché «no significa no» anche per la donna poliziotto

Traduzione di Michele Fazioli per DINAMOpress