ITALIA

Alessandro Leogrande, un ricordo tarantino

Se n’è andato all’improvviso Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore nato a Taranto. Aveva solo 40 anni. Il ricordo degli incontri, dei dissidi e della stima di un altro attivista della città ionica.

Non è facile trovare parole appropriate in questi momenti. Perciò voglio partire da una fotografia, estate 2011, iniziativa post ennesimo sgombero del Cloro Rosso.

Era un dibattito con Alessandro Leogrande, Cosimo Argentina e Tonino De Giorgi, il tema era volutamente generico, volevamo sfidare tre soggetti legati al mondo della cultura sul futuro della città. Anche la location non era casuale, Corso Due Mari, verso il Mar Piccolo, uno dei luoghi più suggestivi della città che fa a cazzotti continuamente con lo sfondo delle ciminiere. Quel dibattito esaltò le differenze tra noi e Alessandro, naturalmente le sue argomentazioni avevano grande dignità politica e come avevamo immaginato ci/mi mise in grande difficoltà.

A noi quella fabbrica ci sembrava, e ci sembra ancora, un tappo, una disgrazia, non subivamo nessun fascino per una classe operaia che vedevamo sempre schierata dalla parte sbagliata, arroccata sulla difesa di interessi particolari. Lo sviluppo delle pratiche di soggettivazione lo vedevamo altrove.

L’estate bollente del 2012 non fece che cristallizzare certe differenze e un tuo editoriale ci ferì. Non meritavamo certe etichette, le trovai profondamente ingiuste soprattutto perché venivano da te.

In un’intervista di qualche mese fa sulle elezioni dicesti che una parte di città, quella che aveva assaltato il palco di Landini, ti odiava.

Questo permettimi di smentirlo, non ti abbiamo mai odiato, non solo perché su alcuni temi a te e a noi molto cari ti abbiamo sempre visto e ti continueremo a vedere come un punto di riferimento, ma perché anche laddove non eravamo d’accordo, ti abbiamo sempre riconosciuto quella sensibilità e raffinatezza di pensiero che in quella maledetta città manca come il pane.

La verità è che ci sarebbe piaciuto tu fossi dalla nostra parte, la verità è che eravamo ingenui, acerbi e un tantino presuntuosi. La verità è che certe distorsioni le avevi preventivate, ma noi eravamo e siamo ancora convinti che in quelle e su quelle contraddizioni dovevamo misurarci.

La verità è che sarà il fato o chissà che, ma è maledettamente ingiusto che te ne sia andato così presto.

Buon viaggio.

 

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