EUROPA

Al di là del quadro: rappresentazione e proteste nel Regno Unito

Per comprendere a fondo l’azione di imbrattamento – del vetro protettivo – dei Girasoli di Van Gogh da parte degli attivisti inglesi, è necessario mettere in luce il contesto storico, politico e mediatico entro cui si iscrive questo gesto

Il ritratto dello storico scozzese Robert Carlyle (riprodotto appena sotto), subì un effettivo danno da parte delle suffragette nel 1914, che da decenni lottavano nel Regno Unito con azioni dirette radicali per affermare il diritto alla partecipazione politica delle donne.

Nel 2018, la National Gallery di Londra esponeva di nuovo tale ritratto per celebrare i 100 anni dal “Representation of the People Act” del 1918 che riconosceva per la prima volta il diritto di voto alle donne. La stessa National Gallery è stata, nella giornata di venerdì 14 ottobre, teatro di un’azione che è finita sulle principali testate del mondo, media italiani compresi: il lancio di succo di pomodoro sul (vetro protettivo del) famoso quadro Girasoli di Van Gogh, da parte di due attivistə per il clima.

Nessun quotidiano ha però riportato che mentre veniva preparato il blitz di Just Stop Oil, migliaia di attivistə di Extinction Rebellion da tutto il paese si radunavano in Trafalgar Square e andavano a bloccare per ben 5 ore le strada davanti Downing Street e in Parlament Square. Aveva così inizio un fine settimana di azioni e iniziative con cui XR sta apportando forza, numeri e proposte a un lungo mese di azioni dirette e blocchi.

Le azioni principali svolte in quell’occasione da XR di fronte ai palazzi governativi sono state due: rogo delle bollette – riprendendo le azioni che già Don’t pay UK aveva “importato”, nelle piazze dell’1 ottobre, dalle piazze italiane – e una grande “assemblea cittadina” articolata in gruppi, che segnasse la differenza tra la democrazia corrotta dei palazzi e quella della gente comune in lotta.

Foto di Alberto Manconi

Come anticipato, i blocchi stradali nell’area delle istituzioni politiche non sono nuovi: Just Stop Oil ne sta facendo ogni giorno dall’1 ottobre. Essi hanno come target il governo di Liz Truss. La campagna JSO chiede il blocco delle licenze per i nuovi siti estrattivi di petrolio ed azioni concrete contro cause ed effetti della crisi climatica, ma al contempo sfida l’arroganza classista nei confronti della drammatica crisi energetica e sociale, convergendo con movimenti sindacali e sul costo della vita. Circa 400 persone sono state arrestate durante tali azioni di disturbo di diversa intensità e radicalità.

Esattamente come è successo per l’iniziativa di venerdì 14 di XR, nessun media di grande portata di nessun paese al mondo ha pensato fosse significativo raccontare queste azioni, né prima né dopo l’imbrattamento dei Girasoli di Van Gogh. Tali azioni, a ogni modo, continueranno a essere ripetute ogni giorno fino a novembre inoltrato. Persino il “The Guardian”, i cui pop-ups chiedono donazioni a sostegno del  “giornalismo climatico” e che negli scorsi anni aveva messo al centro della sua linea editoriale movimenti ecologisti come XR, sta coprendo poco le azioni odierne di JSO ed XR. Gli altri grandi media inglesi, naturalmente, fanno peggio.

Il pluralismo mediatico anglosassone, pur essendo ancora invidiabile su molti temi per i lettori italiani, aveva avuto un momento di sospensione attorno alla – evidentemente temibile – campagna Don’t Pay. Erano tutti d’accordo, lo sciopero delle bollette (a cui centomila persone avevano già virtualmente aderito a inizio agosto) sarebbe stata una catastrofe irreparabile. Negli scorsi giorni è finalmente emerso da un’inchiesta di Open Democracy che la più grande azienda che fornisce energia in UK, la E.ON, pensava che tale campagna fosse un rischio così grande da fare lobby nel partito conservatore in modo da ridurre le tasse sull’energia, mentre i costi medi per le famiglie superavano le 4000 sterline annue. Il primo annuncio del governo Truss fu il tetto del prezzo dell’energia per i prossimi 2 anni – indebitando le casse inglesi per 150 miliardi di sterline.

Dopo un primo sospiro di sollievo per la misura a debito (che ha sgonfiato la campagna Don’t Pay nella forma che aveva assunto), il successivo folle annuncio di un enorme taglio delle tasse al 2% più ricco del paese rigettato persino dall’FMI è costato al Regno Unito e alla sterlina una crisi finanziaria e monetaria che aggrava ulteriormente una situazione economica estremamente vulnerabile in un contesto sociale e politico a dir poco dinamico. Per il momento, l’esponente politico sacrificato è il Chancelor Kwasi Kwarteng (il referente dell’inchiesta di OD). Si cerca così di salvare la terza leader conservatrice in 3 anni, la premier Liz Truss che aveva affermato la sua decisione ad andare avanti nonostante l’opposizione della “coalizione anti-crescita”. Coalizione nella quale, oltre alla effettiva convergenza tra sindacati e movimenti ecologisti e contro il carovita, Truss ha annoverato persino l’attuale leadership del Labour di Keir Starmer, che si sforza da parte sua per dimostrare desiderio di crescita (green, naturalmente), nonché la propria totale estraneità alle lotte radicali che emergono con forza.

Il contesto fin qui fornito contribuisce a spiegare, con necessaria malizia ma anche con la scusa del «c’è altro di cui parlare», la poca attenzione alle azioni dei movimenti da parte delle grandi testate, anche “progressiste”. Eppure, venerdì qualcosa si è rotto. Non era il famoso quadro di Van Gogh come sembrava leggendo i media di mezzo mondo, ma – per qualche ora – il silenzio su quei movimenti radicali inglesi. Anche se i media in cerca di click e di passioni tristi non lo riportano, è infatti ovvio – e lo diventerà sempre più se queste azioni avranno seguito – che le opere d’arte sono oggi coperte da vetri ed è impossibile danneggiarle.

Quelli fin qui esposti sono dati, poi ci sono le opinioni – legittimamente divergenti sull’azione di JSO e sull’effetto che essa provoca.

In tutta onestà, a me queste azioni non hanno esaltato particolarmente di primo acchito. Sinceramente, non mi aspettavo nemmeno di trovare di nuovo tutta questa attenzione (in UK la stessa cosa è già successa varie volte negli ultimi mesi, ma pure in Italia). Tuttavia, a leggere le opinioni forcaiole, negazioniste e paternaliste, ammetto che sono cominciate a piacermi un po’ di più. Il fatto che tali opinioni, sui social media, provengano anche da ambienti di estrema sinistra (e che invece persone non politicizzate non si polarizzino per forza in tal senso), fa riflettere. Ancor di più, lo fanno le analisi «un tanto al chilo» su ciò che funziona o no sul piano simbolico e mediatico.

Sentendo frasi lapidarie sul fatto che queste azioni «fanno un favore al nemico», così come tante volte abbiamo sentito per altre azioni radicali, comincio a credere che esse fossero necessarie. Infatti, per quanto sia ovvio e giusto discutere e criticare il nesso di efficacia tra pratiche radicali e tematiche affrontate, è altrettanto ovvio che tali pratiche riguardano ingiustizie evidenti ma che non si vogliono vedere.
Tornando all’inizio e al ritratto, gli obiettivi e i discorsi delle azioni delle suffragette potevano certamente essere meglio centrati – esse attaccavano la misoginia di Carlyle. Ma la crisi climatica impone di porsi delle domande, c’è una concretezza di alcuni gesti che può andare oltre le parole quando mostra l’ipocrisia del parlare di democrazia senza le donne e di “clima” senza cambiare nulla di ciò che condanna donne, uomini, specie viventi e territori marginali?

Per quanto è evidente che avremo a che fare comunque con la crisi climatica per tutta la vita che ci resta e per le prossime generazioni, non possiamo che sperare che manchi poco per poter vedere degli spiragli di necessario cambiamento nel rapporto con pianeta e risorse. Oggi ciò sembra impossibile, così come si dichiarava impossibile il voto alle donne un secolo fa e si contestava la follia di quelle che facevano inutili e incomprensibili azioni radicali quando il ritratto fu effettivamente vandalizzato. Auspichiamo sia un presagio e proviamo a utilizzarlo, o ci scanniamo per un vetro?