ITALIA

5 marzo, a Roma per disertare la guerra

Attese migliaia di persone al corteo lanciato da Rete Italiana Pace e Disarmo. Appuntamento generale alle 13.30 in piazza della Repubblica. I movimenti sociali si incontrano a piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione Termini. I pacifisti condannano l’aggressione di Putin all’Ucraina, ma dicono No all’invio di armi da parte dell’Italia. «Serve un cessate il fuoco immediato»

Domani, sabato 5 marzo, è convocata la prima manifestazione nazionale contro la guerra in Ucraina. L’appuntamento è alle 13.30 in piazza della Repubblica. L’appello è stato lanciato dalla Rete Italiana Pace e Disarmo. Di ora in ora sono cresciute le realtà che si sono organizzate per partecipare attivamente al corteo, portando propri contributi, idee e pensieri. Nel corteo confluiranno associazioni come Legambiente, Arci e Anpi, tante Ong, da Emergency a Un Ponte Per, la rete La Società della Cura e i movimenti sociali.

Per alcune ore si era ipotizzata una convergenza di tutti i sindacati confederali, poi tramontata su un nodo che era inaggirabile e che nella giornata di ieri ha destato malumori e distinguo: la presenza/assenza nella convocazione della critica esplicita all’invio di materiale bellico all’Ucraina garantito dal governo Draghi.

Tra i sindacati solo la Cgil alla fine ha criticato duramente il provvedimento: «Non è con l’invio delle armi, ma con il negoziato, la diplomazia, la cooperazione, la forza della democrazia e della non violenza che riusciremo a costruire l’Europa di pace e consentire al popolo ucraino e al popolo russo di vivere in libertà e senza oppressori», ha dichiarato il segretario nazionale Maurizio Landini. In piazza ci sarà anche la Uil, mentre la Cisl ha scelto di non partecipare alla mobilitazione in polemica con i contenuti.

Nel frattempo, la nettezza di questa posizione ha permesso di ampliare il fronte di chi sarà in piazza, a testimonianza di quel tessuto della società civile italiana ancora partecipe e viva, nonostante i due lunghi anni pandemici abbiano fiaccato relazioni e capacità operativa.

Nel documento di lancio la Rete Italiana Pace e  Disarmo ribadisce che «la Pace è possibile solo costruendola con il disarmo, la neutralità attiva, la riduzione delle spese militari, il sostegno a forme di trasformazione nonviolenta dei conflitti, il superamento delle alleanze militari, l’opposizione alla militarizzazione e soprattutto proteggendo le persone».

Le realtà sociali della città di Roma, dagli spazi sociali ai collettivi studenteschi e al movimento La Lupa, hanno convocato un appuntamento a Piazza dei Cinquecento per costruire uno spezzone comune al corteo con una parola d’ordine molto netta, “Disertare la Guerra”. Nell’appello si legge: «Saremo in piazza per condannare l’invasione russa dell’Ucraina e per esprimere solidarietà e vicinanza alla popolazione che sta pagando il prezzo della scelta criminale di Putin e del suo governo. La priorità oggi è quella di fermare la guerra, aprire corridoi umanitari e organizzare l’accoglienza di quanti sono costretti a scappare dalle loro case. […] Non possiamo però dimenticare, all’interno di questo clima di “unità nazionale”, le responsabilità gravissime che la NATO e la sua politica espansiva degli ultimi trent’anni ha avuto e continua ad avere: ricordare le responsabilità della NATO vuol dire chiedere con forza la radicale trasformazione delle relazioni tra stati basate sul modello della guerra fredda e la fine della subalternità atlantista da parte di tutti i governi europei».

La situazione in Ucraina è disperata ma la guerra può e deve essere fermata, e serve lo sforzo di tuttƏ. Far sentire la voce di chi si oppone a queste atrocità e vuole una Europa diversa che garantisca un futuro di pace sarà l’obiettivo principale domani. Uscire dal delirio nazionalistico russofobo e iperbellicista che sta imperando nei media, anche a seguito delle gravi decisioni governative è altrettanto importante.