ROMA

21/11: Polveri criminali. L’ex Ilva e la catastrofe ambientale globale (dibattito e proiezione)

Dalle 18.30: dibattito con Girolamo De Michele, autore del romanzo noir “Le cose innominabili”, e Stefano Maria Bianchi, regista del docufilm “A denti stretti” (coordina Gaetano De Monte – dinamopress); a seguire proiezione di “A denti stretti”

Quello che sta accadendo a Taranto ci riguarda da vicino. Attorno alla complicata partita ambientale, sanitaria, occupazionale che si sta giocando da giorni, in realtà da anni, all’ombra dell’ex Ilva, lo stabilimento siderurgico più grande in Europa non si stanno ridisegnando soltanto gli equilibri delle relazioni industriali e di potere nella terza città più grande del Meridione continentale. La vicenda drammatica della “città dei mari” ci parla anche di come nel tempo dell’emergenza climatica globale dichiarata da più parti nei mesi scorsi, Greta si sia fermata a Taranto.

Da sinistra a destra, gli attori politici e sindacali italiani sono impegnati in queste ore a rimuovere dalla discussione pubblica alcuni dati incontrovertibili, e cioè che l’Ilva è “un mostro climatico”, come l’ha definita Marco Bersani. Una fabbrica che da sola produce, secondo le statistiche della Commissione Europea, 4.700.000/tonnellate/anno di Co2 e se consideriamo anche le due centrali termoelettriche di Edison che servono al suo ciclo produttivo integrale l’Ilva rilascia 10.688.650 all’anno di anidride carbonica. Taranto è la città in Italia con maggiori emissioni. Dunque, che fare? Come immaginare di uscire dalla più grande crisi ambientale e sanitaria che l’Italia ricordi tutelando allo stesso tempo i livelli occupazionali?

Ne discutiamo giovedì 21 novembre alle 18.30 all’atelier autogestito Esc (via dei Volsci 159, Roma) insieme allo scrittore Girolamo De Michele e al giornalista Rai Stefano Maria Bianchi. Entrambi di origine tarantina ed entrambi autori di lavori recentissima uscita.

“Le cose innominabili” è il romanzo noir di Girolamo De Michele, in cui Taranto viene immaginata come un luogo in continua transizione dove su tutto aleggia lo spettro dell’intreccio tra politica, economia industriale, malavita, ma dove continuano a resistere cittadini e lavoratori che non vogliono “morire a norma di legge”. “A denti stretti” è il docu-film di Stefano Maria Bianchi, regista e giornalista, che si concentra proprio su quelle resistenze. «Un film a più voci, su una città e i suoi abitanti, realizzato con il rigore del documentario di inchiesta e la forza drammatica della presa diretta che entra senza filtri nelle vite dei protagonisti». Persone che stringono i denti, come i genitori di Giorgio di Ponzio, «morto a 15 anni per un sarcoma dei tessuti molli, l’unico cancro che la letteratura scientifica identifica fra quelli direttamente riconducibili a fattori inquinanti come la diossina».

A Taranto in tanti stringono i denti, come i genitori dei bambini delle scuole elementari e medie del quartiere Tamburi chiuse su ordinanza dell’amministrazione comunale per la loro vicinanza alle cosiddette colline ecologiche, costruite negli anni ‘70 a protezione del quartiere, con tonnellate di scorie e materiali di altoforno. Ma Taranto e l’Ilva parlano anche di noi, di quello che troviamo sulle nostre tavole, a Milano, a Roma, in tutto il Paese. Di quelle polveri criminali dai nomi impronunciabili ben occultate negli anni anche dalla sua classe dirigente locale, quel “sistema Taranto” che da circa trent’anni è un laboratorio dei crimini commessi dai colletti bianchi.

Foto di copertina di Pierfrancesco Lafratta