TERRITORI

Lecce, le sfide di Terra Rossa

Il 12 marzo scorso è nato a Lecce un nuovo spazio sociale: il Terra Rossa. La pratica dell’occupazione, assente dal capoluogo salentino per oltre 20 anni, era stata sdoganata due anni prima dall’esperienza, molto diversa, del Binario68. Il centro sociale di via Birago sgomberato alcuni mesi fa e rioccupato il giorno successivo in un altro edificio, la Villa Matta Occupata.

Ma è tutta la Puglia a vivere un’ondata di occupazioni: da febbraio 2014 a marzo 2016 sono cinque gli spazi tornati a nuova vita. Oltre a quelli già citati del capoluogo salentino, troviamo il CSOA Scurìa (occupato a Foggia il 17 maggio 2014), la Ex-Caserma Liberata (occupata a Bari il 1 febbraio dello stesso anno) e lo spazio di mutuo soccorso Bread and Roses (nato meno di una settimana fa, sempre a Bari).

Il Terra Rossa ha restituito alla città di Lecce un ex asilo nido, un edificio pubblico rimasto chiuso per oltre due anni e diventato presto meta di spaccio di droga e prostituzione. Anche per questo, gli abitanti del quartiere hanno reagito con grande entusiasmo all’azione degli attivisti, dimostrando da subito e in forma pubblica appoggio e solidarietà. Perfino i media locali, generalmente schierati su posizioni conservatrici, non hanno potuto negare la validità della proposta avanzata dal centro sociale, che si candida a essere uno spazio di welfare autogestito e di produzione culturale critica e indipendente.

Sono tanti, e in rapido aumento, i progetti intorno a cui sta lavorando l’eterogeneo collettivo di occupazione. Una ludoteca popolare ha già restituito ai bambini l’uso di alcuni spazi, grazie alle donazioni solidali di numerosi cittadini. Ed è già fitto il programma di lezioni dell’Università Popolare Asylum, che sarà in funzione tra aprile e giugno 2016, con la partecipazione di numerosi docenti dell’Università del Salento. Nel frattempo, fervono i preparativi per organizzare corsi di lingua, sportelli di assistenza legale, laboratori artistici e molto altro. Inoltre, sono già partite le iniziative culturali che, promettono gli attivisti, riempiranno lo spazio e saranno una grande risorsa per la città. Infine, collettivi studenteschi, comitati ambientalisti e piccole associazioni hanno già chiesto di potersi riunire e di aprire delle sedi all’interno dello spazio.

Insomma, il Terra Rossa sembra una grande occasione per tutti, soprattutto in un Sud desertificato dalla carenza istituzionale di luoghi di formazione, produzione culturale e partecipazione. Eppure, non tutti la vedono così. Il Sindaco di Lecce, Paolo Perrone (Forza Italia), ha immediatamente intimato agli attivisti di lasciare il posto, chiedendo alle forze dell’ordine di sgomberarlo con la forza. Le motivazioni? Le solite: meglio luoghi abbandonati legalmente, che spazi restituiti alla città attraverso una pratica formalmente illegale, ma profondamente legittima, come l’occupazione. Curiosità: da un lato, il Sindaco ha annunciato di aver improvvisamente trovato i fondi per riaprire l’asilo (una coincidenza quasi miracolosa!); dall’altro, ha usato contro gli occupanti l’associazione Salento Attivo, guidata (altra coincidenza!) dall’assessore al bilancio Attilio Monosi. Salento Attivo si è premurata di “stigmatizzare” l’occupazione, che lederebbe addirittura i principi basilari della democrazia e andrebbe a scapito di “chi si muove nel pieno rispetto delle regole” comprendendo le difficoltà delle istituzioni a reperire fondi per garantire spazi associativi. Il comunicato non rende noto secondo quale idea di democrazia sarebbe più conveniente abbandonare uno spazio al consumo di eroina piuttosto che riconoscere e sostenere un laboratorio politico-culturale. Altrettanto oscuro rimane il riferimento ai costi pubblici, utilizzato contro chi non solo non chiede un centesimo all’amministrazione, ma sta sgravando la stessa dai costi di manutenzione e guardiania della struttura.

Il Terra Rossa ha lanciato una sfida alla città: diventare laboratorio politico di innovazione, coagulare le tante energie presenti nel capoluogo salentino e nella provincia, trasformarsi in una palestra di autogestione e conflitto. E non solo. Come tantissimi altri spazi occupati e autogestiti in tutta Italia, ha lanciato anche una sfida alle istituzioni: riconoscere la pratica dell’autogestione, garantire spazi di aggregazione, non ostacolare l’autorecupero di edifici abbandonati. A Roma, questo tema sta assumendo una rilevanza pubblica sempre più ampia, che si scontra con una città commissariata in cui la politica è assente. A Napoli, l’amministrazione comunale ha fatto scelte radicali, che hanno trovato un vasto consenso popolare, decidendo di tutelare queste esperienze, sia nella pratica che attraverso lo strumento giuridico della delibera sugli usi civici. Il sindaco di Lecce sarà in grado di raccogliere la sfida o preferirà rintanarsi in un comodo provincialismo, a tutela del degrado e dell’abbandono?

Nelle foto del CSOA Terra Rossa, la struttura prima e dopo l’occupazione.

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