POTERI

Roma, arriva lo Sceriffo Alfano

Il Messaggero di Francesco Gaetano Caltagirone ospita oggi un’intervista al ministro degli Interni Angelino Alfano che, calcato bene sulla testa il cappello da cow-boy, tira fuori il distintivo e si cala nella parte dello sceriffo.

Roma secondo Alfano sarebbe in mano a delinquenti e spacciatori, abusivi e degrado, che così lancia un piano straordinario per la Capitale in piena “emergenza sicurezza”. Torna poi sul tema cortei Angelino nel ruolo di John Wayne, ribadendo le esternazioni di alcuni giorni fa tornando a paventare il centro della città come off-limits alle manifestazioni, anche se sia ben chiaro “ognuno ha il diritto di dire la sua”. Poche parole sulle mafie che forse sarebbero una vera emergenza per Roma.

Così ci risiamo, dietro l’emergenza sicurezza ancora una volta si nasconde la gestione dell’emergenza sociale. In un unico calderone finiscono i reati connessi al conflitto sociale, la movida e l’abusivismo. Mentre la politica sembra commissariata nella Capitale, da una parte con il Salva Roma dall’altra con la gestione dell’ordine pubblico avocata a sé dal ministro Sceriffo, oggi arriva sul Corsera Antonio Polito a dar ragione al Viminale. Il commentatore di punta del Manganello della Sera attacca lancia in resta: lo Stato ha il dovere di prevenire manifestazioni violente, anche vietandole preventivamente (e la Costituzione?) e portandole fuori dal centro della Capitale, e l’articolo 5 del piano casa di Lupi, quello che attacca le occupazioni abitative, ristabilisce l’ovvio: ovvero la legalità. Da questo assunto Polito arriva ad un argomento per lui lapalissiano: a chi organizza manifestazioni per difendere pratiche illegali (come quella del 12 aprile scorso), può essere vietato di manifestare. Non fa una piega.

Così sembra che ci siamo: la gestione della crisi ad una svolta autoritaria, garantita dalla forza del nuovo corso di Matteo Renzi, dichiara guerra ai poveri e al conflitto sociale. Sostenuta dal mantra della legalità e dell’ordine si dispiega una governance feroce e che non vuole intralci, come abbiamo visto la scorsa settimana durante lo sgombero di un’occupazione abitativa alla Montagnola.

Se il potere veste i panni dei cow-boy, guai se i movimenti si chiudessero nelle riserve indiane. Ora è il momento di invadere lo spazio pubblico, di rinnovare o trovare nuove alleanze, senza rinunciare alla radicalità delle pratiche e dei contenuti. L’urgenza è l’offensiva contro i provvedimenti del governo, servono parole d’ordine semplici e nette, senza pretese di autosufficienza, a Roma come in tutto il paese. La partita che ci giochiamo contro il Jobs Act e il piano casa è troppo grande per risolverla nelle ritualità della liturgia del conflitto come mostrano le parole di Alfano, tocca rimettersi in cammino ponendo le domande giuste a noi e agli altri, a cominciare dalla manifestazione contro le privatizzazioni e le politiche d’austerità del prossimo 17 maggio che dovrà riconquistare senza paura il centro della città.