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MONDO
Sfiduciata Boluarte, esplodono le proteste contro il regime politico peruviano
Una analisi della situiazione politica peruviana, dopo la sfiducia alla golpista DIna Boluarte e la nomina dell’ottavo presidente in nove anni: a poco più di sei mesi dalle elezioni, le proteste popolari tornano ad invadere le strade, repressione durissima e un manifestante assassinato dalla polizia
Pubblichiamo un’analisi critica della destituzione della presidenta golpista Dina Boluarte dopo la mozione di sfiducia votata all’unanimità dal Congresso peruviano. Boluarte è stata utilizzata dai gruppi di potere per volgere a favore delle élite economiche lo scenario politico dopo il golpe contro il governo di Pedro Castillo, e poi scaricata quando non serviva più agli interessi immediati dei gruppi di potere e all’estrema destra. Subito dopo, è stato nominato ad interim José Jerí, l’ottavo presidente in nove anni (di cui solamente due eletti dal voto popolare), parlamentare eletto con appena diecimila voti, sotto accusa per corruzione, arricchimento illicito e violenza sessuale (denunciato da una sua collaboratrice).
Dopo l’estallido social contro il golpe, le lotte e le proteste non si sono mai fermate: con la sfiducia a Boluarte e la nomina del nuovo presidente ad interim, il 15 ottobre scorso, migliaia di persone sono scese in piazza a protestare contro il regime peruviano. Sindacati dei trasporti, commercianti, giovani della cosiddetta generazione Z, lavoratori e lavoratrici e tante altre soggettività plebee e popolari sono scese in piazza chiedendo le dimissioni del nuovo presidente: la repressione è stata durissima, un giovane manifestante è stato assassinato, e un nuovo stato di emergenza è stato dichiarato nella capitale. Le mobilitazioni continuano. A seguito il contributo del collettivo editoriale della rivista indipendente peruviana “La LineaPe”, che ringraziamo per la gentile concessione e la collaborazione. [Nota della redazione]
Una notte senza stelle sul cielo di Lima. Di fronte al Congresso, una manifestazione di massa grida la sua allegria, appena saputo del risultato del voto all’interno del Congresso. Deputati e senatori, mossi dall’opportunismo e senza alcuna vergogna per le loro azioni di sostegno passato, hanno posto fine a uno dei capitoli più ripugnanti della storia politica peruviana.
Dina Boluarte, che ha usurpato il potere tre anni fa, è stata sfiduciata attorno alla mezzanotte con una decisione unanime del Congresso. Non era la prima volta che affrontava la mozione di sfiducia per incapacità morale. Nell’aprile del 2023, i settori neoliberisti in Parlamento l’avevano difesa di fronte a un tentativo di destituzione per la sua responsabilità nell’assassinio di cinquanta manifestanti durante le proteste del 2022-2023.
Nuovamente, nel 2024, i suoi alleati incondizionati nel Congresso le hanno evitato la destituzione a fronte delle numerose prove di corruzione, tra cui il caso dei Rolex. È stato presentato una successiva mozione di sfiducia per abbandono del suo ruolo istituzionale quando si è assentata per realizzare una chirurgia plastica. Ma nessuna di queste mozioni di sfiducia è stata nemmeno ammessa al voto.
Per oltre due anni, la maggioranza dei parlamentari ha ricattato la presidenta approfittando della sua illegittimità e dei processi penali che accumulava a suo carico. L’hanno blindata in cambio di ministeri, vantaggi, leggi e privilegi. Mantenendo questo vergognoso patto di governo, hanno deteriorato sempre di più la governabilità e lo Stato peruviano sprofondava.
Questa situazione ha prodotto enormi contraddizioni in seno allo stesso attuale regime autoritario. L’incapacità propria di una persona senza scrupoli e incapace, che si manteneva al potere ricattata dai gruppi di potere, non poteva funzionare. Mese dopo mese, la popolarità dell’usurpatrice era in caduta fino a stabilizzarsi sotto il margine di errore. Quando l’agenzia sondaggistica IPSOS rese pubblico un sondaggio in cui Boluarte appariva con uno 0% di sostegno, lo stesso direttore dell’agenzia per le Americhe ha dovuto prendere parola per spiegare questo record mondiale di impopolarità.

In tre anni di malgoverno, si sono moltiplicate le crisi, a cui Boluarte rispondeva con inefficacia e arroganza. Alla crisi economica che colpisce le famiglie peruviane (il 52% degli abitanti vive in condizioni di insicurezza alimentare secondo la FAO), ha risposto ostentando gioielli Cartier e orologi Rolex, assicurando che cittadini e cittadine del paese potevano mangiare con soli 10 soles (3 dollari). Di fronte alla crisi di insicurezza che si è propagata in tutto il territorio, prodotto dello Stato fallito e della corruzione della polizia, Boluarte ha negato ogni responsabilità statale mentre inviava decine di migliaia di poliziotti a reprimere le manifestazioni. Alla crisi di identità di un paese che manca ancora di un progetto nazionale, Boluarte ha risposto dichiarando che la regione combattiva di Puno “non è Perù”, riaprendo la grande ferita identitaria che attraversa il paese. Fino ad oggi, Boluarte è riuscita a mantenersi al potere di fronte a numerose crisi, all’intensificazione delle manifestazioni contro il regime e nonostante la sua leggendaria impopolarità, grazie ai voti della maggioranza dei rappresentanti al congresso.
Cosa è cambiato? Perché hanno sfiduciato Boluarte adesso? Perché nel mese di aprile del 2026 ci saranno le elezioni generali e per i gruppi di potere continuare a sostenere una persona così tanto odiata dai futuri elettori rappresentava una grande minaccia per le proprie aspirazioni.
Gli stessi che l’hanno mantenuta al potere mentre lei portava a compimento tutte le loro richieste avevano adesso la necessità di smarcarsi dal regime e passare come oppositori. Conquistare voti necessariamente richiedeva consegnare la testa di Boluarte.
Boluarte se ne va ma lascia una eredità nefasta e un paese ancora più devastato e in tensione. Hanno vinto i gruppi di potere che hanno sempre visto Pedro Castillo come una minaccia e per questo hanno promosso il golpe. Per accontentare i suoi complici, il regime ha approvato la legge che esonera dalle tasse gli agro esportatori, la legge che stabilisce le Zone Economiche Speciali private, leggi a favore del crimine organizzato, l’indulto ad Alberto Fujimori e l’amnistia ai militari e ai poliziotti responsabili di violazioni dei diritti umani. Dopo averla usata, l’hanno scaricata.
Con la sfiducia a Dina Boluarte, la campagna elettorale del 2026 ha avuto inizio. La destra e il fujimorismo vogliono voltare pagina rapidamente e dal Congresso hanno indicato un presidente ad interim a misura dei propri interessi che possa facilitare lo scenario elettorale a loro favore. Ma il popolo peruviano ha memoria, e non dimenticherà chi sono stati i responsabili di questo disastro. E non smetterà di reclamare giustizia contro l’usurpatrice. Così come non smetterà di cercare una rappresentazione propria che risponda ai problemi gravi e alle lacune che colpiscono la società peruviana. La crisi politica continua, e lo lotta popolare anche.
Articolo pubblicato originariamente su lalineape.com. Traduzione in italiano di Alioscia Castronovo per DINAMOpress
Immagine di copertina e nell’articolo di Connie France, proteste contro Boluarte a Lima, 2023. Archivio Dinamopress
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