ROMA

Sumud per la Palestina: insegnamenti di un corteo a Ostia

Una riflessione a cura di Ostia Antifascista sull’esperienza liberatoria del Sumud per la mobilitazione unitaria e non identitaria sulla Palestina e sui problemi del litorale romano

Volevamo fare qualcosa per la Palestina, ma è successo piuttosto il contrario. È stata la sofferenza di un popolo ad aiutare noi lidensi a uscire dagli steccati identitari. L’avevamo detto nell’assemblea del 22 settembre al Teatro del Lido: facciamo un passo indietro tuttə e uniamoci in questa lotta che va ben oltre ciascunə di noi.

La marea che il 4 ottobre aveva invaso le strade di Roma è tornata sul litorale, pronta a riappropriarsi delle strade di Ostia. La pioggia del mattino non ha fermato nessuno: la partecipazione è andata ben oltre ogni aspettativa. Come ci ha insegnato il movimento BDS – Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni – abbiamo sanzionato le vetrine del Carrefour vicino Lido Centro e del McDonald’s sul lungomare, affiggendo tazebao con scritto «Boycott».

Lo abbiamo fatto alla luce del sole per invitare tuttə a smettere di sostenere le aziende che sponsorizzano il genocidio. Poco ci interessa qualsiasi discorso sul decoro urbano o sulla compostezza di un corteo: davanti a un genocidio non si discute, si blocca tutto. Discorso analogo vale per la scelta di ristrutturare durante il corteo il murale dedicato a Vittorio Arrigoni. Restiamo umani anche evitando che i nostri muri rimangano muti dinnanzi la barbarie che avanza. 

La marea ha incontrato automobilisti solidali e lungo corso Duca di Genova la gente dai balconi salutava il corteo.

La comunità arabo-musulmana si è unita spontaneamente e alcuni hanno preso la testa della manifestazione: il microfono era aperto a tuttə, come la piazza. Sono intervenute associazioni, collettivi studenteschi, realtà informali e singolə cittadinə.

All’altezza di via delle Sirene, un grande striscione salutava il passaggio dal Teatro del Lido – e non poteva essere altrimenti. Quel teatro, occupato due volte prima di tornare a essere pubblico, ricorda a tuttə quanto siano vitali gli spazi sociali e culturali. Noi che abbiamo sempre difeso la vocazione socio-culturale dell’ex-colonia Vittorio Emanuele sappiamo quanto occupare sia un atto necessario. 

Come ancora alcuni sognano la nascita di una Casa della Cultura, riteniamo altrettanto fondamentale difendere senza ambiguità i luoghi occupati e autogestiti del nostro litorale – l’Ateneo Occupato, lo ZK Squatt e il Bilancione Occupato di Fiumicino. Quando lo Stato nega gli spazi, è giusto riprenderseli con la lotta. La costa ha bisogno di questo: partecipazione dal basso, spazi pubblici e aperti condivisi, luoghi liberi dalle dinamiche di profitto e sfruttamento da attraversare tutti e tutte insieme.

Sul lungomare abbiamo riaffermato l’importanza di una battaglia per un mare libero dal cemento e dalle speculazioni. Abbiamo espresso solidarietà alla mobilitazione contro il porto crocieristico di Fiumicino e ricordato le ferite che il porto di Ostia ha lasciato sul territorio. Davanti al capitalismo predatorio e alle mafiette balneari, la risposta resta una sola: la costa è di tuttə e noi la difendiamo.

Per tutto questo dobbiamo ringraziare la Sumud: ci ha ricordato quanto sia fondamentale smussare le differenze e lavorare sul comune. La dismissione del welfare, la precarietà, l’impoverimento dei territori sono parte della stessa economia di guerra di cui sono responsabili governi e poteri occidentali.

Alla faccia dei benaltristi da social, che ci dicono di pensare ai “nostri” problemi: ciò che accade in Palestina riguarda ogni persona o comunità oppressa; dalle detenute/i alle persone razzializate; dai lavoratori e lavoratrici sfruttatə a chi viene sfrattato dalla propria casa; da chi muore sul lavoro, nelle carceri, nei CPR, o in mare nel tentativo di oltrepassare le frontiere europee, sempre più blindate, chiuse ed ostili.

Continueremo a mobilitarci, pensando a Gaza ma agendo localmente. Perché ciò che ci unisce alla Palestina è lo stesso mare. Lo stesso destino. Lo stesso futuro. Per la Palestina. Per la fine del genocidio e del regime di apartheid. Per l’interruzione immediata di ogni rapporto commerciale e diplomatico con Israele.

Immagine di copertina di Ostia antifascista

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