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USA in piazza: Donald Trump is Not My President

A poche ore dall’affermazione elettorale del miliardario statunitense, migliaia di persone si riversano in strada in cortei spontanei e selvaggi. Può essere l’inizio di un movimento?

Trump non ha neppure cominciato il suo discorso che già tutta la California nella notte in cui si scoprivano i risultati elettorali era scesa in strada: San Francisco, Los Angeles, Oakland. Lady Gaga si presenta davanti alla Trump Tower di NYC con un cartello LOVE TRUMPS HATE: L’amore distrugge l’odio, per protestare contro il neo-presidente.

Nel frattempo, il neopresidente inizia il suo discorso ringraziando molto l’avversaria Hillary Clinton che “ha combattuto così duramente” (“I mean, she fought very hard”) e invocando l’unità nazionale tra repubblicani, dem e indipendenti. Parla della sua campagna come un grande movimento (“ours was not a campaign but rather an incredible and great movement)”, composto soprattutto dai lavoratori e lavoratrici (“hard-working men and women”), quegli stessi su cui ha fatto perno nelle proposte contenute nei primi 100 giorni in carica “to Make America Great Again“.

Ma la parte migliore dell’America è già indignata e in subbuglio. Dal pomeriggio è la volta di Boston, New York e poi Chicago. Delle manifestazioni oceaniche, incontrollate, selvagge, hanno invaso le strade e si sono dirette contro le Trump Towers presenti in ogni città al grido di “eeeee….oooo…. Donald Trump has got to go!”, “Fuck Donald Trump!”, “No Trump, No KKK, No Fascists USA”, “takes our streets back!”, che in effetti vengono riprese metro dopo metro. Molto si insiste sul tema del sessismo e del razzismo: “Donald trump go away racist sexist anti-gay”. Lo stesso carattere delle manifestazioni ricorda gli anni ’60 e ’70, più che i cortei tutto sommato incolonnati sui marciapiedi del secondo millennio. La rabbia è evidente. La manifestazione di NYC sulla 5th Avenue copre quasi 20 isolati, continuerà tutta la notte sotto la Trump Tower.

A Oakland, invece, è la seconda serata consecutiva di mobilitazioni, si occupa persino l’autostrada e si continua, nonostante il corteo venga attaccato dalla polizia all’altezza della 13th. Seguono scontri e barricate.

Sono cortei che guardano oltre la campagna elettorale: la gran parte ritiene che Hillary sia stata il candidato sbagliato, pur votandola ugualmente e di certo non sono in piazza “Standing for Hillary”, ma per esprimere la loro indignazione contro Trump e contro mesi di una campagna elettorale tra le più brutte della storia americana.

In queste ore la 5th Avenue è divenuta una specie di red zone e la polizia sta costruendo delle fortificazioni per proteggere la Trump Tower, ma altri appuntamenti ci saranno nei prossimi giorni: NYC ha già lanciato la piazza e la marcia che partirà da Union Square sabato 12 alle 12 a.m. EST (18.00 italiane): Trump is NOT my President. March against Trump; solo il gruppo fb “Donald Trump is not my President” conta già decine di migliaia di adesioni. Ci auguriamo che questo movimento duri, e a lungo.

 

Foto dai cortei di Chicago e New York

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