Un libro-inchiesta sulla narrazione tossica ed embedded del caso #duemarò

Recensione del libro di Matteo Miavaldi in uscita oggi.

Esce oggi, 17 aprile, nelle librerie “I due marò: tutto quello che non vi hanno detto” di Matteo Miavaldi, ed. Alegre. Il libro verrà presentato oggi alle ore 15 alla facoltà di Lettere della Sapienza.

Tutto ha inizio il 15 febbraio 2012, quando dalla Enrica Lexie, petroliera privata protetta dalla Marina militare italiana, partono i colpi che uccideranno i due pescatori indiani Ajesh Binki (25 anni) e Valentine Jelastine (45). Da quel momento in Italia assistiamo ad una narrazione dei fatti sistematicamente distorta, ambigua, fuorviante: “con ricostruzioni inventate, notizie nascoste e non verificate, doppie versioni costruite dalla Farnesina e dalla stampa compiacente”, rispetto alla quale ricopre un ruolo decisivo la destra più estrema, la cui azione viene sapientemente e potentemente smascherata in questo libro. Questa narrazione tossica, come l’hanno ribattezzata i Wu Ming, trasforma il caso in una farsa politica, diplomatica e umana, in cui i due marò, in attesa di processo per omicidio in India, diventano qui dei veri e propri eroi nazionali, i “nostri soldati” da riportare a casa, mentre le vere vittime, i pescatori indiani uccisi, scompaiono dalle cronache.

A leggere l’appassionante libro-inchiesta di Matteo Miavaldi, giovane giornalista e caporedattore di china-files per l’India, viene da chiedersi come mai a nessuno, tra i giornalisti che a decine e decine hanno seguito il caso, sia venuto in mente di fare anche solo lontanamente un lavoro simile: credo proprio che questo dettagliato lavoro di analisi sarebbe stato il compito minimo per qualunque giornalista si fosse approcciato al caso dei due marò. Immergendosi nella lettura di questo libro ci si avventura passo dopo passo in un tour della disinformazione, dell’omissione ambigua e della costruzione falsata, a volte dell’invenzione, di fatti e di parole: la narrazione del caso dei due marò in Italia non risulta essere altro che una mistificazione continua della realtà.

L’inchiesta raccolta in questo libro si è articolata in maniera collettiva da quando nel gennaio 2013 il blog Giap pubblica un lungo articolo di Matteo Miavaldi (che aveva già iniziato da mesi il lavoro d’inchiesta su china-files.com) dal titolo I due marò: quello che i media (e i politici) italiani non vi hanno detto» e successivamente un secondo “I due marò: la Corte Suprema indiana e le fregnacce di casa(pound) nostra” (http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=11332). Dalla comunità di lettori di Giap ha inizio una ricerca in comune che si è sviluppata anche sul Fatto Quotidiano e in rete, coinvolgendo giornalisti freelance e arrivando a smascherare il finto ingegnere ascoltato dal governo in qualità di esperto (esponente di Casapound sprovvisto dei titoli necessari alla sua qualifica di ingegnere!) ed indagando inoltre attorno alle responsabilità del ministro La Russa rispetto all’impiego di soldati italiani come contractors a bordo di navi private. Pagina dopo pagina, nel libro vengono smentiti con puntualità il Giornale, Libero e Panorama ma anche il Sole 24ore, fino al Corriere della Sera e Repubblica (e la narrazione mainstream televisiva) mentre vengono ricostruiti i fili delle menzogne e delle mezze-verità, il ruolo dei neofascisti mascherati da giornalisti, degli incapaci esperti di diritto internazionale e dei falsi ingegneri che affollano il nostro mundus horribilis delle istituzioni e dell’informazione che questa inchiesta restituisce denudato.

Mi sembra importante però sottolineare come “I due marò: tutto quello che non vi hanno detto” sia anche un libro che si lascia leggere velocemente, avidamente, che incuriosisce e ti inchioda alle sue pagine come fosse un romanzo, un noir dei nostri tempi o un giallo internazionale. Agilmente ricostruisce i fatti e con precisione indica i responsabili delle falsità dette e delle verità taciute, alternando serrata inchiesta a ironici rimandi ai clichè della storia: “italiani brava gente”, “spezzeremo le reni alla Grecia” e così via, sono i titoli dei paragrafi che ricostruiscono i fatti smascherando il rimosso razzista e colonialista di un’Italia provinciale. Mettendo in luce un’informazione asservita e incapace anche solo di riportare fedelmente qual è il dibattito che in India si svolge attorno al caso, impossibilitata dunque a leggere con una lente globale dei fatti che la miopia asservita dei nostri media impedisce di ricostruire con dovizia di particolari, atto doveroso anche solo perché “avvenuti in un paese che – piaccia o meno nelle redazioni italiane – costituisce uno dei nuovi motori dell’economia mondiale” (Simone Pieranni, prefazione).

Pur lasciandosi leggere come un romanzo, non lo è per niente: siamo davanti ad una meticolosa ed equilibrata inchiesta che non si permette il lusso di tralasciare nemmeno un dato, un numero, una parola o una sottigliezza (il calibro dei proiettili ritrovati, le perizie tecniche, la questione delle acque territoriali e molto altro, ma per saperne di più leggetevi il libro!). Non manca mai un riferimento costante alle fonti nella critica spietata della “verità” che i media italiani hanno sostenuto. Una “verità”, quella che governo e media ci hanno propinato per oltre un anno, che da questo libro ne esce completamente svuotata, decostruita pezzo per pezzo, smantellata nella sua architettura instabile, debole, tenuta assieme da provincialismo razzista e da un bieco nazionalismo di stampo fascista. Come ha scritto Valerio Renzi su questo sito, abbiamo assistito in Italia ad “un rigurgito d’impotenza postcoloniale” che ha scatenato le peggiori disinformazioni, quasi come se ci trovassimo davanti ad “un delitto di lesa maestà da parte di un paese incivile, come se bastasse essere italiani per essere trattati con tutti gli onori e ritenuti di principio innocenti.” Una retorica profondamente razzista dal vecchio sapore coloniale che continua a guardare ad un mondo “altro” – in questo caso all’India – come fosse una terra “selvaggia, barbara, periferica”, senza volersi rendere conto (anche di fronte alla realtà) che quelle categorie andrebbero sepolte per sempre e che proprio quel mondo è oggi molto più centrale della nostra vecchia Europa rispetto ai processi economici e politici globali.

Il tifo per i marò (ma pro o contro cosa, ci si chiede nella prefazione del libro, se innanzitutto non si conoscono i fatti?) è diventato oggi quasi uno sport nazionale, a cui si prestano politici (non solo di destra) e giornali, pronti a chinarsi ai peggiori richiami della becera retorica nazionalista e fascista seminando menzogne in cambio di voti o di un qualche misero seguito. Credo che il merito principale di questo libro, uscito puntualmente dopo le dimissioni del ministro Terzi (in vista di una sua probabile e vociferata candidatura ne La Destra di Storace) sia proprio quello di sviluppare degli anticorpi di fronte ad una informazione tossica, coscienti che smascherare le quasi verità ci aiuta a conoscere meglio, e dunque ad essere, collettivamente, capaci di comprendere (e trasformare) meglio la realtà.

Scheda del libro
Presentazione del libro su China-Files.com