PRECARIETÀ

«Per lottare, occorre sapere»

Corso di formazione sindacale dentro e contro mercato del lavoro a cura delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario. . A Roma, otto appuntamenti per conoscere, difendersi e attaccare nella giungla del mondo del lavoro; organizzati dalle Camere del Lavoro Autonomo e Precario. Francesco Raparelli, sindacalista delle CLAP, racconta modalità e obiettivi del corso.

Perché un corso di formazione sindacale?

Perché, per lottare, occorre sapere. Negli ultimi anni il mercato del lavoro, in Europa e in Italia, è stato stravolto. Così come sono cambiati gli ammortizzatori sociali e si sono diffuse le cosiddette politiche attive. Siamo stati gettati in un mondo nuovo, una vera e propria barbarie dove le norme sostengono le imprese mentre chi lavora non ha tutele. In Italia, per esempio, il Jobs Act ha cancellato le “rigidità” imposte dalle lotte degli anni Sessanta e Settanta: la “cittadella” del lavoro garantito è stata smantellata, ora tutto il lavoro – non solo quello giovanile – è precario. E, come se ciò non bastasse, le aziende premono per neutralizzare il diritto di sciopero. Diritto, vale la pena ricordare, che un’intera generazione intermittente e “atipica” spesso non può esercitare. In questo quadro, fare sindacato è diventato sempre più difficile. Il ricatto della precarietà, la minaccia della disoccupazione, i tagli al welfare, rendono i soggetti più fragili e più soli. Orientarsi nella giungla, condividere saperi e competenze: le prime necessità di un sindacato combattivo e radicale come il nostro. Nella consapevolezza, ovviamente, che si impara veramente solo lottando.

Chi può partecipare?

Tutti coloro che sono iscritti alle Camere del Lavoro Autonomo e Precario. Il nostro principale obiettivo, infatti, è consolidare un sindacato di nuova specie, propriamente orizzontale. Ma per socializzare al meglio responsabilità, ruoli e funzioni, è in primo luogo necessario sviluppare percorsi di auto-formazione. Conoscere dunque le riforme del mercato del lavoro e del welfare; sapere come funzionano fisco e previdenza per il lavoro autonomo; avere un quadro dettagliato del diritto sindacale. Ma poi non basta. Le trasformazioni del lavoro, infatti, impongono forme organizzative inedite, in cui il conflitto classicamente sindacale incontri mutualismo di nuova generazione, pratiche comunicative dirompenti, radicamento sociale oltre i perimetri dell’azienda. Orizzontale, dunque non corporativo e non categoriale, e anche territoriale: questo è il sindacato che stiamo tentando di costruire.

Come ci si tessera a CLAP?

Presso le nostre sedi, a San Lorenzo (Esc) e al Tufello (Puzzle). O durante le tante assemblee o riunioni sindacali che animiamo a Roma e nel Lazio. E poi nelle iniziative di auto-finanziamento (cene, feste, ecc.): perché siamo un sindacato indipendente, libero di lottare perché capace di provvedere in autonomia alla propria sussistenza.

Perché un lavoratore dovrebbe sindacalizzarsi con CLAP e non, ad esempio, con Cgil, Cisl e Uil?

Perché i sindacati confederali non svolgono più la loro funzione, anzi. Per un ventennio hanno difeso il lavoro dipendente a discapito della mia generazione – precaria, povera e senza diritti. Dopo il Jobs Act e la Legge Poletti, che ha liberalizzato il contratto a tempo determinato, i confederali difendono solo una parte, assai anziana, del pubblico impiego. Per non parlare del disinteresse che nutrono nei confronti del lavoro autonomo di seconda e terza generazione, del lavoro parasubordinato, delle tante, troppe forme di lavoro pubblico e privato “esternalizzato” (a mezzo di cooperative sociali). L’ultimo sondaggio IPSOS parla chiaro: i sindacati confederali perdono, di giorno in giorno, fiducia e consensi, nei posti di lavoro e nella società. E di certo non riconquisteranno il terreno perso marginalizzando, come e dove possono, le nuove forme di sindacalismo sociale. Dovrebbero invece aprirsi ai giovani, al lavoro atipico e a quello non più garantito; ma non lo faranno. Sono convinti che solo arroccandosi possono sopravvivere alla tempesta. Per questo ci vogliono esperienze come la nostra: prototipi del sindacato che verrà. Come dicevano i Wobbly, i sindacalisti rivoluzionari americani del primo Novecento: “noi saremo tutto”. Ci vorrà tempo, indubbiamente, e tante fatiche. Ma ce la faremo.

Il programma completo del corso di formazione