PRECARIETÀ

#MaiSchiavi: giornata di mobilitazione nazionale contro Artoni

Oggi giornata di mobilitazione fuori i magazzini del gruppo Artoni, per pretendere il reintegro dei lavoratori licenziati per aver preteso i propri diritti. Blocchi a Cesena, azioni a Roma e Padova.

Adl Cobas e la Coalizione per lo sciopero sociale, hanno promosso per questa mattina una giornata di mobilitazione contro il gruppo della logistica Artoni, che nell’hub di Cesena ha proceduto con il licenziamento punitivo di 28 lavoratori responsabili esclusivamente di aver promosso blocchi, scioperi e proteste, per pretendere maggiore sicurezza sul posto di lavoro e condizioni di lavoro migliori.

A Cesena i facchini hanno bloccato per diverse ore l’ingresso dello stabilimento, mentre iniziative di denuncia e rallentamento si svolgevano in contemporanea anche a Roma e Padova. Al momento la mobilitazione ancora non ha ottenuto la riapertura del tavolo di trattativa con l’azienda e per questa ragione nei prossimi giorni continueranno le azioni di mobilitazione a livello locale e nazionale.

I facchini di Cesena si sono dovuti trovare a combattere con un doppio nemico: dall’altro il padrone committente Artoni, dall’altro il sistema delle cooperative che altro non sono che il reclutamento di manovalanza a basso costo. L’escamotage usato per cacciare i lavoratori che avevano osato ribellarsi infatti è stato proprio quello di non rinnovare l’appalto alla cooperativa e sostituirli.

Negli ultimi tra anni nel settore della logistica abbiamo assistito a un ciclo di lotte formidabile, da nord a sud i lavoratori si sono organizzati per pretendere i loro diritti, dire no allo sfruttamento e a condizioni di lavoro e salariali inaccettabili. Ora c’è chi vuole far pagare un prezzo troppo alto a chi ha lottato e si mobilitato con coraggio, in un settore dove tutele e spazi di agibilità e organizzazione per i lavoratori fino a poco tempo fa non erano neanche immmaginabili.

Padova

Roma

CONTRO ARTONI PER LO SCIOPERO SOCIALE, GENERALIZZIAMO LA LOTTA!

La Coalizione per lo sciopero sociale parteciperà alla giornata di lotta lanciata contro Artoni, azienda leader della logistica industriale italiana. Utilizzando gli strumenti legali messi a disposizione dal sistema dei subappalti e delle cooperative diffuse nella logistica, Artoni ha deciso di contribuire alla “ripresa italiana” allontanando 28 lavoratori la cui unica colpa è di essere iscritti a un sindacato come ADL Cobas e lottare per i propri diritti. Il caso di Artoni non è isolato, come il ciclo di lotte portato avanti dai lavoratori migranti insieme ad ADL Cobas e SiCobas in questi anni ha mostrato a tutti. Anche senza ricorrere al Jobs Act, i datori di lavoro possono ormai agire in modo arbitrario contro i lavoratori e le loro esperienze di organizzazione.

Ciò che accade nella logistica non può essere trattato come una questione di settore o di categoria: attraverso la logistica da anni si sta ristrutturando tutta la produzione e il comando sul lavoro. La vicenda di Artoni è legata a una serie di condizioni: la divisione tra committenti e cooperative, i cambi d’appalto e l’assenza di clausole di salvaguardia efficaci, l’insufficienza degli ammortizzatori sociali previsti e una crescente precarizzazione che coinvolge tutti. Insieme alle condizioni contrattuali, la condizione dei lavoratori migranti della logistica mostra in più il ricatto che la condizione sociale determinata dal possedere un permesso di soggiorno impone a tutti i lavoratori. Le lotte all’Artoni e in tutta la logistica hanno mostrato però come sia possibile, proprio a partire da queste condizioni e dal lavoro migrante, sperimentare nuovi percorsi di lotta e sciopero contro la frammentazione imposta dalla precarietà.

La solidarietà dall’esterno tuttavia non basta. È necessario, in più, attaccare politicamente la divisione tra lavoratori migranti e non su cui i padroni della logistica costruiscono il loro attacco. Questa divisione costituisce oggi una delle principali debolezze delle lotte contro la precarietà nel suo complesso. Per questo, nel sostenere la vertenza Artoni occorre costruire le basi per colpire le condizioni politiche e sociali che permettono a situazioni come queste di continuare a riprodursi, affinché la generalizzazione delle lotte diventi uno strumento per moltiplicare la nostra forza e non solo per sommare le esperienze esistenti. Per questo saremo insieme ai lavoratori di Artoni in diverse città di Italia per spingere Artoni ad accettare le condizioni poste al tavolo di trattativa dal sindacato che li rappresenta AdL Cobas. Saremo con loro anche per lottare per la fine del ricatto imposto dal razzismo istituzionale e dalla precarietà, rivendicando un permesso di soggiorno europeo senza condizioni.

S

aremo dalla parte dei lavoratori di Artoni in occasione della giornata di iniziative diffuse e non ci fermeremo: torneremo infatti a manifestare il 4 dicembre in una giornata di mobilitazione insieme ai lavoratori e alle lavoratrici delle vertenze in corso, contro la precarietà e le sue condizioni politiche. Nella giornata di lotta generalizzata contro Artoni e il 4 dicembre saremo in piazza pertanto per rivendicare un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, un salario minimo europeo, un reddito e un welfare europei. Da queste giornate partirà un percorso che vuole arrivare, il prossimo primo marzo, a rompere la gabbia dell’ “austerità” insieme a movimenti, sindacati, attivisti e lavoratori che si sono trovati a Poznan per il percorso dello sciopero sociale transnazionale. Queste giornate di lotta sono perciò un primo importante passo per fare dello sciopero sociale un processo che permetta alle singole vertenze di superare i loro limiti, di accumulare forza e colpire realmente chi sta imponendo una precarizzazione generalizzata dentro e fuori i luoghi di lavoro.

Coalizione per lo sciopero sociale