PRECARIETÀ

Lo Sciopero Sociale è di nuovo in cammino!

Dall’assemblea della Coalizione per lo sciopero sociale, per il salario minimo europeo, il reddito di base, il welfare universale. Il testo conclusivo dell’assemblea, una prospettiva di organizzazione sociale e conflitto verso il prossimo autunno. Leggi qui l’appello di convocazione.

L’assemblea della “Coalizione dello Sciopero sociale” della scorsa domenica si è svolta in un clima di sospensione. Sospesa l’Europa neoliberale, in attesa dei risultati del referendum greco. La vittoria del “No”, epocale, ancora non chiarisce gli esiti del braccio di ferro tra il governo Tsipras e i creditori, e il destino dell’Europa rimane incerto. Con sicurezza possiamo dire che una breccia democratica si è aperta nella «gabbia d’acciaio» della tecnocrazia finanziaria, continentale e globale.

È all’interno di questo clima – nella consapevolezza che viviamo tempi di smottamenti radicali – che si è dipanata l’assemblea. Momento di passaggio utile per riprendere i fili del percorso avviato con lo Strike Meeting del settembre 2014, che ha definito una discontinuità potente con lo Sciopero sociale del 14 novembre e che, a partire dall’inedito esperimento autunnale, ha provato ad articolare nuovi dispositivi di sindacalizzazione diffusa. Senza nascondersi lacune ed elementi di blocco, la discussione si è concentrata sul desiderio di dare consistenza organizzativa alla coalizione messa in campo. Convinti che nessuno, in questa fase, è autosufficiente, e che la pluralità di coalizioni in campo nella scena italiana ed Europea non può che esser accolta, e attraversata, come fenomeno ricco e stimolante.

Sulla scorta del confronto, durato più di quattro ore, indichiamo alcuni sentieri di lavoro e anticipiamo fin da subito che ci rivedremo a settembre, per completare e implementare il dibattito avviato e per articolare più nel dettaglio campagne e agenda autunnale. Procedendo con ordine, seppur schematicamente.

1. L’assemblea ha riconosciuto nella straordinaria forza della mobilitazione della Scuola, la prima che seriamente sia riuscita a mettere in questione l’egemonia renziana, un paradigma del “fare coalizione”. Lavoro dipendente e precari, sindacati di base e sindacati confederali, studenti e movimento d’opinione: una combinazione delicata, di certo carica di contraddizioni e di attriti, ha dispiegato un conflitto potente che, considerato l’autoritarismo della governo, potrebbe riemergere a partire da settembre, con la riapertura dell’anno scolastico. Alla mobilitazione della Scuola sarà fondamentale agganciare la ripresa dei conflitti nelle Università, soprattutto a partire dalla rinnovata sperimentazione organizzativa dei ricercatori non strutturati, e consapevoli che alla “Buona Scuola” potrebbe seguire, fin dall’autunno, la “Buona Università”. Intanto, da subito, il sostegno pieno alla mobilitazione della Scuola del 7 luglio è passaggio fondamentale per rilanciare verso settembre e consolidare le relazioni fin qui sviluppate.

2. Un doppio processo ci ha spinti a riflettere sul 17 di ottobre prossimo. Giornata mondiale contro la povertà, il 17 ottobre è stato già indicato dalla campagna “Miseria ladra” come momento di mobilitazione per il reddito minimo garantito. La Coordination Blockupy, che si è svolta presso lo Sherwood Festival lo scorso sabato, ha rilanciato con forza 3 giorni di mobilitazione, dal 15 al 17 ottobre, contro il vertice UE di Bruxelles, indicando nel 17 occasione di convergenza transnazionale contro le politiche di austerity. Per questi due motivi, riteniamo il 17 ottobre un passaggio importante per l’autunno. Di più: proponiamo di avviare un “cantiere” capace di combinare al meglio uno spettro ampio di forze – nel senso della coalizione tra movimenti sociali, associazionismo radicale, sindacalismo conflittuale – e di definire profilo e pretese della mobilitazione. Nel mettere al centro la tematica del reddito, infatti, non possiamo lasciare in ombra il nodo del salario minimo europeo e dell’estensione universale del welfare. Pretese decisive che impongono un problema altrettanto decisivo: quello delle risorse. Con uno sguardo alla Grecia, il tema del debito e della sua rottura/ristrutturazione dal basso, contro holding bancarie e fondi di investimento, è tema imprescindibile.

3. Va da sé che le campagne e il paziente lavoro organizzativo, oltre le scadenze, sono elementi essenziali, e non corollari, della nostra convergenza. “Garantiamoci un futuro” e il conflitto sulle politiche attive che riguardano Neet e disoccupati; “Coalizione 27 febbraio” e il processo di sindacalizzazione di autonomi, parasubordinati e ricercatori non strutturati sui nodi della previdenza e degli ammortizzatori sociali; permesso minimo di soggiorno europeo di due anni, per rompere il ricatto che i confini della cittadinanza impongono al lavoro migrante: queste sono le campagne avviate negli scorsi mesi e che devono essere consolidate sul piano nazionale. Così come è necessario implementare e condividere strumenti, pratiche di lotta, dispositivi di nuova sindacalizzazione adeguati alle diverse sperimentazioni locali. Altrettanto, in riferimento all’agenda autunnale, è fondamentale articolare territorialmente la campagna sul reddito di base. Campagne che devono e possono essere l’ossatura sulla quale far crescere, nell’autunno e oltre, la scommessa della Sciopero sociale. Con l’ambizione di estenderlo sul piano europeo. L’appuntamento di Poznań, da questo punto di vista, è un’occasione importante, per rafforzare la traiettoria transnazionale e per allargare le relazioni oltre i perimetri soggettivi fin qui incontrati.

Note di lavoro dunque, da approfondire e da sviluppare a settembre, dopo la pausa estiva, in un nuovo appuntamento assembleare. Indicazioni utili, però, per cominciare ad avviare verifiche organizzative e progettuali, tanto sul piano nazionale quanto su quello europeo.

Abbiamo percorso una strada importante, ma siamo solo all’inizio. Avanti!